sabato 25 novembre 2017

Buon compleanno a un Crescentinese, mio papà

Direte che potevo anche svegliarmi prima, è quasi mezzanotte. Ma ho voluto godermi in solitudine il compleanno di mio papà, che il 6 gennaio saranno 44 anni che non c'è più, e  però il 25 novembre avrebbe compiuto 100 anni.
Ho pensato a lui quest'anno tutte le volte che sui giornali locali ho visto foto di arzille centenarie celebrare davanti a fiori e torte. Le donne sono più forti, resistono più a lungo. Vero ragazzi? 
Ma Aldo Venegoni, visto adesso,  mi sembra il testimonial ideale di Amare Crescentino. Eppure non era un crescentinese, ma lo diventò. Fu una persona attiva nella comunità. 
Lui era di Busto Arsizio, provincia di Varese. E finita la guerra e i 7 anni di servizio militare che si era digerito, era finito qui da noi per amore della mia mamma Tina, che era la sua madrina di guerra: si scrivevano lettere probabilmente d'amore che io ho cercato dappertutto ma mai ritrovato.

Erano tempi magri, quasi come oggi ma senza supermercati. Per fortuna, i miei nonni ai Gianoli avevano l'orto. 

Si sposarono il 3 marzo 1946 e andarono a vivere nel condominio Lanza, davanti al Municipio: quello dove sono poi nata io, quello che poi ho cercato ogni giorno per 5 anni di far restaurare ridipingere ma invano, e che resta una schifezza a tutti gli effetti nell'indifferenza generale verso una piazza che fa ora letteralmente piangere. 

I coniugi Venegoni presero in seguito in affitto dalle Ferrovie il bar della Stazione, che era rimasto chiuso fin da quando il suo gestore, Edoardo Castiglione, era stato fucilato con gli altri Martiri l'8 settembre. 

Non erano ricchi, i miei, ma come tutti all'epoca avevano una gran voglia di fare, di costruire, lavorare,  lasciarsi alle spalle le macerie della guerra. E nella sua nuova famiglia il Venegoni si crescentinizzò, imparò il dialetto locale, fece amicizia con tutti quelli che andavano a prendere il treno, fece una vita da cani perché si alzava sempre alle 4 per aprire il bar con il primo treno, e non poté mai prendersi un giorno di vacanza, nei 18 anni che passammo lì, perché il bar doveva restare aperto.

Mi fece studiare, e la seconda parte della sua vita attiva fu dedicata a un'azienda tessile, in contatto e collaborazione all'inizio con i suoi parenti di Busto Arsizio che lavoravano nel ramo. Un gran lavoratore, un caratteraccio che ho ereditato in pieno. Una fine a 56 anni repentina, che mi lascia ancora con il magone e debbo smettere di scrivere. 
Caro Venegoni, che roccia che sei stato. E che bravo crescentinese. Sono fiera di te. Grazie e buon compleanno. 


2 commenti:

preddy ha detto...

Che bel ricordo del papà, scritto tutto di un fiato, chissà se dove sono ora possono vederci, di certo ci guidano. Il mio sono ormai 28 anni che non c'è piu'...

Marinella ha detto...

Caro Preddy! Dolori che non passano mai... scriva anche lei che fa bene. "Di certo ci guidano".