venerdì 22 settembre 2017

Auguro tempo a Crescentino

Per i motivi più strani si può entrare in contatto con una poesia. Oggi per caso ho incontrato "Ti auguro tempo" di Elli Michler, e l'ho trovata un sano antidoto ai nostri tempi, al letargo esistenziale di Crescentino che avanza con l'autunno che comincia oggi 22 settembre, alle 22,02. Una dolce scossa, un augurio e un'attenzione sul verso "se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa".


Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.
Elli Michler

lunedì 18 settembre 2017

Evvai con le strisce in Strada Torino

Finisce il pericolo in strada Torino, stanno rifacendo le strisce e la pista ciclabile tornerà a vivere, 
Era una situazione veramente pericolosa.
(ma guardate che non è merito mio, il mio blog non lo legge nessuno come dice Greppi, e figurarsi se qualcuno mi vuole fare un favore)))

Letargo

Di domenica mattina 17 settembre ho visto i primi segni di letargo autunnale...

giovedì 14 settembre 2017

L'orchestra della Sinistra prova gli accordi, ma ancora non ci siamo...

Prosegue la saga dell'ex sindaco Pisapia e degli ex esponenti del PD (e non solo) alla ricerca di un accordo all'interno della Sinistra oltre il PD, in vista delle prossime elezioni
Come si sa, c'è stato un incontro di 4 ore fra Pisapia, Bersani, D'Alema, Tabacci & C. che non si è concluso malissimo (ma nemmeno benissimo)
Qui la cronaca di Repubblica, per la penna di Giovanna Casadio.

«Sono contento delle assonanze, certo restano dissonanze ». L' orchestra della sinistra ancora non suona come dovrebbe. Giuliano Pisapia, lasciando prima degli altri la riunione con Mdp («Scusatemi, ho il treno per il dibattito con Delrio a FestaReggio ») saluta con l' invito: andiamo avanti insieme, però di strada per trovare l' accordo ce n' è tanta da fare.

E il tempo stringe, perché le elezioni politiche sono dietro l' angolo e la lista della sinistra deve essere pronta presto: vanno scelti in fretta simbolo, programma, se coinvolgere anche Fratoianni, Civati e Tomaso Montanari e Anna Falcone, come comportarsi con il governo sulla manovra economica. Ma soprattutto va sgombrato il campo dai malintesi sulla leadership. «Non ci sto al fuoco amico». Esordisce Pisapia, ieri. Il leader di Campo progressista che ha lanciato il progetto del nuovo centrosinistra, è stato bersaglio di bordate da parte di Mdp fino allo strappo sulle regionali in Sicilia. 

«Caro Giuliano, la leadership si esercita», gli fa da controcanto Arturo Scotto. «Si esercita? Ma se non mi avete neppure consultato sulla scelta del candidato governatore siciliano!».Controbatte Pisapia. A confermare la leadership di Pisapia è Pierluigi Bersani: «Nessuno vuole metterti in discussione». In conclave la sinistra di Mdp e Campo progressista ci resta quattro ore. È il giorno del chiarimento: ripete Roberto Speranza. Riunione affollata (in 18) e ciascuno vuole dire la sua. Ci sono i vecchi leoni ( Bersani , Massimo D' Alema, Guglielmo Epifani per Mdp, Bruno Tabacci con Campo Progressista), i neofiti, gli uomini-macchina come Ciccio Ferrara per Pisapia e Nico Stumpo e Massimo Paolucci per Mdp, gli esperti di legge elettorale Franco Monaco (accanto all' ex sindaco di Milano) e Alfredo D' Attorre, bersaniano, Francesco Laforgia, Cecilia Guerra e Massimiliano Smeriglio. Ogni dubbio è sollevato.

Scoppiano scintille sul governo, dalla manovra economica alla politica sui migranti. D' Alema critica il ministro Minniti sulla Libia. «Ha fatto come Berlusconi con Gheddafi». «Beh, Massimo sono tutti uomini tuoi», osserva Franco Monaco dopo la riunione e fa i nomi di Matteo Orfini, presidente del Pd, di Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi, consiglieri renziani, di Gianni Cuperlo. «Cuperlo è un intellettuale. Alcuni hanno non il pelo ma una "amazzonia" sullo stomaco », è la freddura di D' Alema.

Ma il leader Massimo pone una questione politica: «Non ci deve essere nessuno alla nostra sinistra, dobbiamo essere inclusivi il più possibile». A parte Rifondazione, dobbiamo stare tutti insieme: è la proposta. Ma Campo progressista nicchia: un caravanserraglio non porta lontano. E poi c' è il rapporto con il Pd. La nuova sinistra si pone come alternativa al Pd di Renzi ma alle regionali del 2018 il centrosinistra deve marciare unito: insiste Pisapia.

Che la spunta sulla strada da seguire per correggere la manovra: «Per favore, niente demagogia, ma proposte da presentare...», avverte l' ex sindaco di Milano. «Mdp è nata come vestale del governo Gentiloni, sarebbe il colmo farlo cadere adesso»: attacca Tabacci. Bersani assicura senso di responsabilità («Se ci fosse la Troika alle porte, daremmo la fiducia tecnica »), ma punta a modifiche profonde della manovra. Quindi la soluzione sono incontri settimanali di Mdp-Campo progressista per proposte da presentare a Gentiloni. Tutta aperte sono le questioni Assemblea costituente e candidature. Speranza assicura che nessuno vuole prevaricare a colpi di iscritti. Tabacci: «Io non ho iscritti ma "740", ovvero sostenitori, come si pesano?». Pisapia allontana i sospetti di essere disposto a un listone con il Pd, ma canale aperto con Andrea Orlando, Enrico Letta e soprattutto con Romano Prodi.




lunedì 11 settembre 2017

E' tutta una questione di strisce (anche delle piste ciclabili)

Che belle strisce rosse e fresche e visibilissime, nel loro rosso trionfante, ci sono al semaforo di Lamporo.
Ma non si era detto, per l'attraversamento pedonale di viale Madonna nella pericolosissima curva della circonvallazione, che le strisce rosse non si possono fare? E come mai a Lamporo invece si può? Non è che in quel Comune ci sia ai vertici qualcuno sprovveduto, lui sa... e opera anche qui, in vesti diverse e attinenti.
ahi ahi ahi ahi.
Sarà la famosa allergia per il rosso, ben evidenziata anche nel repertorio orchestrale alla dipartita dalla piazza della Stazione dopo l'omaggio ai Nove Martiri, dove si è sentita una musichetta inconcludente piuttosto che Bella Ciao, un must per l'occasione. Ma che puzza di sinistra, no?

Intanto che siamo sulle strisce, rilevo che la non-più-pista-ciclabile di strada Torino è ancora lì che aspetta la sua striscia. Ma quella dev'essere gialla: eddaje, no? Mica c'è paura pure del giallo,  adesso?
(mettiamola in burla va, che è meglio).

domenica 10 settembre 2017

... e Bersani nega il "fuoco amico": vedrò presto Pisapia

Farsi un'idea personale di quanto accade nel mondo magmatico del Centro-Sinistra non è mai stato così utile. In verità, dovremmo informarci di più su tutto, mentre la Rete ci invita alla superficialità.
Ecco qui dunque anche quel che dice Bersani sulle vicende in corso, e soprattutto dopo l'intervista di Pisapia. 
Sempre dal Corriere della Sera, un estratto dal pezzo firmato Enrico Calano

No, non lo accusate di fuoco amico: Pier Luigi Bersani il giorno dopo le parole spazientite di Pisapia, sulla sinistra dei distinguo e dei conflitti fine a se stessi, a Torino per inaugurare la sede regionale e provinciale di MDP-Articolo 1 alla Vanchiglia, a una platea abbondantemente sopra gli anta dice: "Sul fuoco amico Pisapia non pensava a noi, noi siamo solo amici. Ci vedremo la prossima settimana: a unirci sono le cose concrete,  sul fatto che sia vergognoso non cambiare la legge elettorale e che non fare lo ius soli è una pazzia. Alle elezioni vogliamo andare non solo con Pisapia ma anche con lui: una sinistra di governo, uno schieramento unito di ispirazione ulivista".
Magari non sa che D'Alema dell'intervista di Pisapia ha colto il passaggio nel quale egli non s'impegna a una sua candidatura alle politiche: "Mi stupisco che non si chieda a D'Alema se candiderà Pisapia", si dice abbia commentato.
Un altro MDP,  Enrico Rossi, dice che il dibattito "Pisapia sì, Pisapia no" ha già stancato militanti e potenziali elettori.
L'unico a voler unire resta Bersani, che nel comizio improvvisato nel cortile, fra i panni stesi, assicura che gli MDP non sono "gli scissionisti e rancorosi che fanno vincere le destre" ma piuttosto quelli "che stanno cercando di portare l'acqua con le orecchie al centrosinistra".
Si dice pronto a parlare con Renzi, ma sulle sue sconfitte e le ricette economiche va a testa bassa: "Si è illuso di intercettare i voti della destra senza sapere che quando è in difficoltà ti abbraccia come si fa sul ring, si riposa e poi ti stende con un pugno".

Renzi su MDP: deriva rifondarola, colpa loro se si perde la Sicilia


E' importante che ciascuno conosca il suono di tutte le campane, e dopo la lunga intervista di ieri a Giuliano Pisapia, oggi sul Corriere della Sera (come sugli altri giornali) è stata pubblicata la cronaca di una chiacchierata di Renzi con i giornalisti a Taormina, a cura di Felice Cavallaro). 




La campagna siciliana di Matteo Renzi comincia dalla perla dove ha portato i grandi del G7. Operazione vincente. Come spera risulti il 5 novembre la candidatura di Fabrizio Micari, il rettore dell’università di Palermo arrivato anche lui a Taormina dieci minuti prima del segretario Pd nella hall di un albergo dove tanti giovani hanno fatto da cornice per la prima uscita del candidato di centrosinistra e per la prima foto di gruppo subito contrapposta a quella di Nello Musumeci, «circondato da esponenti dei vecchi governi Cuffaro e Lombardo». Ma la due giorni sicula di Renzi non sembra sintonizzarsi solo sugli avversari naturali, Musumeci e i grillini di Giancarlo Cancelleri. Perché la questione che più brucia sembra il «fuoco amico», quello esploso dalle trincee per la verità non molto amiche di D’Alema e Bersani, di Claudio Fava e anche di Giuliano Pisapia. Evita riferimenti espliciti il segretario. Dribbla la questione parlando in sala della «competenza» di Micari, ma tuona quando si chiude in una stanza col rettore-candidato ed altri amici: «Con questa loro deriva rifondarola, se Micari vince risulteranno irrilevanti, se si perde saranno responsabili».
Sicilia-laboratorio
Forse si riferiva soprattutto ai satelliti anti Pd della sinistra anche quando metteva in guardia la platea: «Sbaglia chi utilizza la Sicilia per partite personali». E ancora: «La Sicilia non è una cavia e le elezioni regionali non sono uno stress-test». I suoi avversari diranno che, nel timore di perdere, Renzi cerca di sottrarre il voto del 5 novembre dal «tavolo nazionale». Ma insiste sull’idea di stracciare come una vecchia foto consunta l’immagine della Sicilia-laboratorio. Pronto alla ricostruzione di quanto è accaduto finora con una stoccata a Pisapia: «Non voglio parlare di singole persone, ma D’Alema, Pisapia, altri faranno la loro battaglia nazionale. E io non voglio nemmeno parlarne perché questo è quello che loro vorrebbero».
«Ognuno ha fatto le sue scelte»
E nel chiuso di quella stanza riecheggia la genesi della candidatura del rettore: «Espressione di un’area civica, individuata da Leoluca Orlando che ne ha parlato a Roma con i big della sinistra, presente Pisapia. E da quella riunione tutti uscirono consenzienti. A cominciare dai dirigenti del Pd che fecero un passo indietro. A cominciare da me, che convinsi l’amico Davide Faraone a rinunciare. Poi ognuno ha fatto le sue scelte...». Ovvio il richiamo alla presenza in coalizione di Angelino Alfano che stamane sarà in conferenza stampa a Palermo con Micari. E Renzi anche su questo respinge le critiche che arrivano non solo da Fava ma anche da Pisapia: «Durante quelle riunion, si era parlato del “modello Palermo”. Così si arriva a Micari. E tutti erano d’accordo, condividendo la strategia di Orlando. Ma a Palermo nel centrosinistra di Orlando c’è Alfano. Lo scoprono ora?».

venerdì 8 settembre 2017

Pisapia: "La Sinistra è unita fuori dal ceto politico, dentro è tutto complicato"

Un giorno ri-leggeremo questa intervista a Giuliano Pisapia, e ci ricorderemo di quante verità amare abbia fatto intuire, con il suo fraseggio piano ma deciso.
In questo momento a mio parere l'ex sindaco di Milano è quello che ha una visione più chiara, perché non contaminata da odi rabbie e desiderio di vendette, del futuro del Centro-Sinistra.
Non so in realtà se questo futuro esista, perché dopo le ultime in Sicilia del ducetto Renzi, e tenendo conto dei sondaggi che danno in testa i 5 Stelle, del centro-sinistra tutto minuscolo non resterà che polvere.
Pisapia ha una dote rara: è pronto a stare fuori dai giochi, non è assatanato di potere. Lavora per l'Italia. Ce ne sono pochi, così.
Sarò catastrofica, ma Bersani e D'Alema sono troppo rancorosi per non commettere errori.
La situazione è veramente ingarbugliata.
Aldo Cazzullo del Corriere della Sera nel colloquio con Pisapia sa essere chiaro. Certo, per l'ottimismo c'è poco spazio...

Aldo Cazzullo per "Il Corriere Della Sera"

Giuliano Pisapia, lei sette mesi fa annunciava al Corriere la sua discesa in campo.
Ha cambiato idea? Sarà o no il leader della forza che dovrà pur nascere alla sinistra del Pd?
«Oggi è ancora più necessario un soggetto politico di centrosinistra, o sinistracentro, capace di assumere responsabilità di governo e rispondere ai bisogni del Paese, dal lavoro alla povertà. Di fare il leader non avevo nessuna intenzione. Me l' ha chiesto in particolare Articolo 1 ai suoi più alti livelli. Non ho alcun interesse personale, non cerco ruoli o poltrone».

Cos' è cambiato, allora?

«Più che cambiate, diciamo che molte cose si sono aggravate. I 5 Stelle dimostrano di avere difficoltà a individuare una classe dirigente, e ogni giorno cambiano idea su quasi tutto. Il centrodestra si rintana su posizioni sempre più estremiste e conservatrici. C' è ancora più bisogno di un progetto responsabile, ampio e aperto di centrosinistra in grado di diventare maggioranza. Non è il momento di accontentarsi di fare testimonianza. Ma deve essere chiaro a tutti che possiamo vincere solo se supereremo le divisioni fra noi. Io sono e resto in campo per questo, per fare di tutto affinché una sintesi si trovi e il centrosinistra vinca. Ma non ho nessun problema a fare un passo indietro o anche di più. La mia professione, che si occupa di diritto e di diritti, continua ad appassionarmi. Mentre proprio non mi appassiona la politica urlata, l' insulto degli avversari e, ancor meno, il "fuoco amico"».

Ci sono davvero le condizioni per far nascere Insieme, l' alleanza che doveva unire le anime della sinistra che non si riconoscono nel renzismo?

«Le condizioni ci sono nella società, nel sindacato, nell' immensa prateria del volontariato laico e cattolico, nel mondo dell' ambientalismo e del civismo, tra le persone che non hanno tessere di partito. Poi, certo, quando la parola "insieme" diventa operazione di ceto politico, le cose si complicano. Vorrei farle vedere la mia agenda delle prossime settimane: mi invitano a confrontarmi nelle feste dei partiti, delle associazioni, la Caritas e Sant' Egidio. Le assicuro che non sono affatto solo a pensarla così. E voglio essere chiaro: il nuovo soggetto politico alle elezioni non farà parte di un "listone". Per quanto mi riguarda, è offensivo ritenere che Campo progressista possa accogliere un' eventuale richiesta di avere "nelle liste Pd alcuni posti più o meno blindati", come ha detto chi vuole far polemiche strumentali».

C' è però l' ostacolo della Sicilia. Renzi e Alfano hanno candidato Micari. Bersani vuole Fava. Come se ne esce?

«Fin dalla sua nascita Campo progressista ha fatto una scelta precisa: non partecipare direttamente a elezioni comunali e regionali, ma appoggiare candidati civici o espressione di una coalizione di centrosinistra. Ho letto in queste settimane vere e proprie "fake news" su mie prese di posizione che non ci sono mai state. Mi sono limitato ad ascoltare alcuni sindaci siciliani. E tutti mi hanno confermato che una divisione del centrosinistra rischia fortemente di portare a una sonora sconfitta. Ecco perché nei giorni scorsi Campo progressista ha rivolto un appello a Micari e Fava: vedetevi, parlatevi.
Un ultimo, disperato tentativo. Solo ora Alternativa popolare, che era profondamente divisa, si è schierata con Micari, il quale avrebbe anche indicato un rappresentante di quel partito come suo vicepresidente. Una "coalizione" non civica, né tanto meno di centrosinistra, come era stato prospettato. Si poteva fare di più per evitare una situazione che probabilmente, ma spero di no, porterà in Sicilia alla vittoria delle destre o dei 5 stelle».

Quale dovrebbe essere secondo lei la legge elettorale?

«Il Mattarellum potrebbe garantire governabilità e rappresentanza, oltre al diritto dei cittadini a scegliere il proprio rappresentante».

Ma non ci sono i numeri in Parlamento.

«Personalmente avrei tentato: ci sono state aperture anche da parte di chi era contrario. Credo che ormai sia tardi per una nuova legge elettorale: andremo alle elezioni con il Consultellum, di fatto proporzionale. Dopo il voto ci potranno essere solo alleanze del tutto diverse, se non opposte, da quelle su cui i partiti si sono impegnati in campagna elettorale. Rispetto ai programmi su cui si è chiesto il voto ci saranno compromessi ignobili, al ribasso. Un vero e proprio tradimento degli elettori».

È impossibile quindi una coalizione di centrosinistra, che vada da lei ad Alfano?

«Gli elettori chiedono chiarezza. Un accordo politico tra chi ha visioni profondamente diverse, se non opposte, porta alla palude. Questa maggioranza di governo è stata una necessità, ma guardare avanti significa costruire un progetto coerente. Il Pd non è autosufficiente; per questo ho sempre ritenuto che dovesse guardare a sinistra e non a destra. Purtroppo sta avvenendo il contrario».

Con Bersani come va? E con D' Alema? Ogni tanto la punzecchia, le ricorda il suo passato in Rifondazione comunista.

«Abbiamo un obiettivo comune: creare le condizioni perché il centrosinistra possa governare il Paese. Non basta dire cose di sinistra, bisogna essere capaci di farle. E per farle bisogna essere in maggioranza. Questa è la sfida, quindi usciamo dal personalismo e dal politicismo. Per quanto riguarda il mio passato di deputato indipendente in Rifondazione, ricordo che dopo aver votato la fiducia a Prodi mi sono astenuto sulla fiducia a D' Alema. Poi c' è stata la guerra in Kosovo e io, dopo aver votato contro, sono andato a dare il mio aiuto in un campo profughi». 

Ma D' Alema in Parlamento lo candiderete?

«Per le candidature - tutte - andranno individuati insieme criteri che tengano conto del radicamento sui territori. E la giusta miscela tra la novità e le esperienze. Per questa ragione ho chiesto che a valutare le candidature siano anche dei garanti che non andranno in Parlamento».

Gentiloni è un buon presidente del Consiglio? La manovra che si profila la convince?

«Gentiloni interpreta la leadership in modo molto sobrio e solido. È considerato un interlocutore affidabile dai partner europei e mondiali. Ma la manovra non è, e non può essere, un aut aut a scatola chiusa. Si può trovare lo spazio per punti dirimenti: nuova occupazione e nuovi investimenti, lotta alle diseguaglianze, mondo della scuola. È importante che si faccia di tutto, ma davvero di tutto, per approvare alcune leggi, tra cui lo ius soli temperato e il biotestamento. Perché se vinceranno le destre non saranno mai approvate».

E Minniti? Idranti nel centro di Roma, e la Brigata 48 in Libia contro i migranti: questa stretta sta portando a una violazione dei diritti umani?
«Non dimentichiamo che l' Italia ha salvato decine di migliaia di migranti nel Mediterraneo. È vero che sono diminuiti gli sbarchi, ma non possiamo ignorare le migliaia di profughi che sono nei campi libici in condizioni disumane, sottoposti a torture e violenze. La tutela dei diritti umani deve essere la nostra priorità. Dobbiamo creare le condizioni per un controllo sovranazionale sui campi profughi in Libia.
Non è facile, ma non possiamo tacere».

Laura Boldrini è diventata una sorta di capro espiatorio nazionale, sui social infuria una campagna contro di lei.
Frequento poco la rete, capisco sia utile ma è anche un luogo pericoloso, che deresponsabilizza le persone e le fa sentire libere di scrivere qualunque infamia. A Laura, che è stata vittima di una vera e propria barbarie, sono molto vicino. Condivido non solo la sua campagna per rendere la rete un luogo di confronto civile, ma anche il suo impegno per il rispetto dei diritti umani. La sua battaglia è la mia».

Da milanese che effetto le fa il ritorno di Berlusconi? Fuoco fatuo o resurrezione?

«È la dimostrazione della debolezza del centrodestra e contemporaneamente della sua forza. Per mantenere in vita il suo partito, Berlusconi è costretto a fare scelte che in più occasioni ha dimostrato di non condividere. Eppure, ricordando un protagonista di Carosello, intorno a Ercolino sempre in piedi il centrodestra, pur di vincere, riesce a essere unito».
Invece su di lei il Foglio titola: "Pisapia subisce ancora".
«Preferisco subisca una persona sola che tante. Perché quello che stiamo cercando di fare non riguarda solo il futuro della sinistra ma anche, e soprattutto, il futuro del nostro splendido Paese».

Riabbraccerebbe la Boschi?

«Certo».

lunedì 4 settembre 2017

D'Alema, imperdibile: "Gentiloni meglio di Renzi, ma ci voleva poco"

Massimo D'Alema - ora uno dei leader di MDP - ha una delle personalità più toste e solide della scena politica italiana, oggetto spesso di ironie almeno tanto violente quanto quelle che lui sfodera. Questa imperdibile intervista di pochi giorni fa al giornalista de La Stampa Andrea Carugati lo conferma. 



Pisapia è ancora il suo leader dopo lo strappo in Sicilia? Massimo D' Alema interrompe per un istante i selfie e le strette di mano con i compagni seduti al ristorante della prima festa di Mdp a Buti, sulle colline vicino a Pisa. «Io sono rimasto alla piazza del primo luglio, a quello che ci siamo detti lì. Poi sono andato in vacanza e non ho più seguito...».

Il sorriso è beffardo ma l' intenzione di lasciare aperto un filo con l' ex sindaco di Milano traspare in modo chiaro: «La Sicilia? Io non ho ancora sentito dichiarazioni di Pisapia su questa vicenda. Ho letto una nota di Campo progressista a favore di un' alleanza civica e di centrosinistra che non comprende Alfano. Questo è quello che sosteniamo come Mdp».
Bersani poche ore prima, dalla Versilia, aveva espresso fiducia verso Pisapia: «Noi vogliamo fare il centrosinistra, Alfano è un' altra cosa. Io e Pisapia la pensiamo allo stesso modo». Nei prossimi giorni con il leader di Campo progressista si incontreranno per tentare di ricucire. 

«Mi fa piacere che si vedano - osserva D' Alema senza nascondere una certa freddezza -, ad oggi non vedo una rottura del percorso comune tra noi e Pisapia». E non sottoscrive la dichiarazione molto dura di Claudio Fava, candidato per le sinistre in Sicilia, che ha definito ieri sul Fatto l' ex sindaco di Milano un leader «evaporato». Sul ministro degli Esteri invece il giudizio è tranchant: «In Sicilia lui e Renzi hanno stretto un accordo di potere per garantire ad Ap una ventina di senatori. Mi chiedo come qualcuno potesse pensare che noi avallassimo questo fatto».

Cercate di far perdere il Pd in Sicilia? 
«La responsabilità - risponde - è di Renzi, che si doveva fare gli affari suoi. In Sicilia ci sarebbe stata un' alleanza di centrosinistra e Alfano sarebbe andato per la sua strada. Lui ha scelto il Pd quando Lega e Fratelli d' Italia hanno messo il veto su Ap. È uno scarto del centrodestra».

«Meno male - aggiunge - che i nostri compagni siciliani si sono tirati fuori da questo pasticcio. Erano consapevoli che i nostri elettori non li avrebbero mai seguiti. Se avessimo sostenuto Renzi e Alfano ci saremmo uniti a una compagnia destinata al fallimento. Non siamo usciti dal Pd per metterci a pasticciare per fare accordi con loro. In Sicilia, come alle prossime politiche, serve una voce autonoma della sinistra che esprima i nostri valori».

Voi siete solo antirenziani? 
«Risponderò citando l' ineffabile avvocato Pisapia, che non è accusabile di essere rancoroso come me. Lui ha detto che serve una "netta discontinuità" di contenuti e leadership per un nuovo centrosinistra e ha escluso alleanze con Alfano. Io mi definisco un seguace di Pisapia. In Sicilia stiamo facendo questo, speriamo che lo faccia anche lui...».

L' ex premier è molto duro anche con Gentiloni: 
«Certo, governa un pochino meglio di Renzi. ma davvero ci voleva poco». 

Bordate anche verso il suo ex fedelissimo Marco Minniti sul tema migranti: 

«È un tecnico della sicurezza, questa purtroppo è invece una grande questione politica. Prima l' Italia aveva come priorità quella di salvare vite umane, ora è evitare che gli immigrati arrivino da noi. Queste persone ora o muoiono nel deserto o finiscono nei campi di concentramento in Libia, dove non sono garantiti i minimi diritti umani». 
Prima di avallare questo «blocco navale», conclude D' Alema, «Minniti si sarebbe dovuto accertare che fosse l' Onu e non le milizie libiche a gestire i campi».

domenica 3 settembre 2017

La pista ciclabile da brividi di strada Torino

Hanno fatto dei lavori, scavato. 
La linea gialla che delimita la pista ciclabile in Strada Torino, dal distributore Esso al Campo Sportivo, non c'è più.
Non mi occuperei di lavori pubblici, li lascerei volentieri al geom. Preti, se non fosse che oggi pomeriggio c'era una famigliola in bici, e il papà con il seggiolino e il bambino, ha detto con voce angosciata alla moglie: "Per carità, mettiti davanti a me stiamo in fila e speriamo di arrivare vivi fino a casa".
Mi ha fatto impressione, aveva ragione.
Le macchine sfrecciavano senza freni e giudizio, come fanno dovunque, a pochi centimetri da loro. Niente ricordava che lì c'è una pista ciclabile.
Sono certa che avete anche altro da fare, lì al secondo piano, ma per favore tirate quella riga gialla su Strada Torino.