lunedì 24 luglio 2017

... E Bersani pare sia davvero arrabbiato

Continuiamo con il caso Pisapia-Boschi. Questo articolo che ho preso da La Stampa web ricorda il terzo  principio della dinamica: "Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria".
(secondo me il collega ha un po' caricato troppo, non resta che attendere... Certo la sinistra adora dividersi, e con questo bisogna fare i conti).

di Andrea Carugati
«Basta ambiguità, la nostra gente ha bisogno di messaggi chiari e precisi. Se arrivano quelli Pisapia può abbracciare chi vuole...». Pier Luigi Bersani, dalla Sicilia, risponde con parole ruvide a Giuliano Pisapia. L’intervista di ieri del leader di Campo progressista, altrettanto ruvida con i compagni di strada di Mdp («Il Pd non è il mio nemico, non rifaccio la Sinistra arcobaleno»), rischia di far naufragare il già tumultuoso fidanzamento celebrato il primo luglio a Santi Apostoli tra i fuoriusciti dal Pd e l’ex sindaco di Milano. Un fidanzamento costellato più da sospetti reciproci che da slanci o empatia.  

Domani è in agenda, dopo meno di una settimana dal precedente, un nuovo incontro chiarificatore tra Pisapia e il coordinatore di Mdp Roberto Speranza. Un redde rationem, che potrebbe sancire la separazione prima ancora del matrimonio. «Per fidanzarsi bisogna volerlo in due», spiega un bersaniano. «Lavoro per l’unità, ma non escludo la rottura», confida Ciccio Ferrara, deputato molto vicino a Pisapia. Gad Lerner, primo consigliere, in un bar dietro Montecitorio la mette giù così: «Io e Giuliano pensiamo che la scissione del Pd sia stata un grave errore. Io sono ancora iscritto al Pd...». 

Non ci sono solo le foto di Pisapia abbracciato a Maria Elena Boschi, o le incomprensioni tra il giro dell’ex sindaco e i quadri di Mdp a dividere le due truppe: «Il punto è politico, manca una analisi condivisa degli anni del renzismo», spiega Arturo Scotto. Speranza non smette per un istante i panni del pontiere: «Dobbiamo andare avanti, una nuova forza popolare e di sinistra non è un’impresa facile. È un obiettivo più grande dei destini di ognuno di noi».  

Stavolta non basterà uno stringato e burocratico comunicato congiunto di qualche riga. «Prima della pausa estiva ci devono essere i fatti», spiega Speranza. E cioè il manifesto programmatico «con dieci punti in netta discontinuità con le politiche di Renzi», una squadra e un appuntamento in autunno «dove dare la parola al nostro popolo». A cui far scegliere nome, simbolo, gruppo dirigente. «Dal basso», insistono Speranza e Scotto. «Queste cose non le possiamo decidere in tre in una stanza».  

Anche nell’entourage dell’ex sindaco c’è chi lavora per ricucire. Marco Furfaro, ex pupillo di Vendola e ora di Pisapia, mostra a tutti sul cellulare le parole del leader: «Giuliano ha detto che non andrà col Pd e che le alleanze si decideranno dopo le elezioni. Come D’Alema». L’esegesi non si ferma. «Giuliano parla di competizione col Pd, e siamo d’accordo», gli fa eco Speranza.  

Il nodo politico è tutto qui: Pisapia non dà l’impressione di voler guidare una forza alternativa al Pd. Si vede ancora come federatore di un nuovo centrosinistra. «Un nuovo Prodi», sussurra qualcuno dei suoi. Bersani inquadra il problema: «Con il Pd noi saremo pronti a discutere solo a una condizione: una radicale discontinuità con le politiche sul lavoro e sul fisco. Deve essere chiaro questo. E non a me che ce l’ho già chiaro. Non a Pisapia, ha ma a tutta la nostra gente che ha bisogno di un messaggio preciso, perché si può fraintendere pure un abbraccio o un saluto». «Noi siamo di centrosinistra», ribadisce l’ex segretario dem. «Se il Pd ci sta a fare una cosa di centrosinistra discutiamo di contenuti. Altrimenti ognuno va dove lo porta il cuore». 

Domani dunque l’ultima occasione per ricucire. Ma entrambe le parti già lavorano a un Piano B. Dentro Mdp si pensa a chi potrebbe essere il leader in caso di rottura con l’ex sindaco. Il nome che circola con più insistenza è quello di Bersani. Proprio lui che ha fortemente voluto l’asse con Campo progressista. E che vede come una follia il replay di una sinistra del 3%. E forse è proprio questa la critica che ha fatto più arrabbiare Bersani. «Fino ad ora l’unico che ha militato in un partitino è stato Giuliano, ed era Rifondazione», punge una fonte di Mpd. Quanto a Pisapia, dice Bersani, «o si va a messa o si sta a casa». In caso di rottura, l’ex sindaco potrebbe tornare al lavoro di avvocato. Ma i suoi non ci stanno: «Non si può tornare indietro». In serata Pisapia è arrivato a Montecitorio, per una riunione con Ciccio Ferrara, Furfaro e gli altri fedelissimi. A chi lo ha incrociato e gli ha chiesto dei rapporti con Mdp ha risposto: «Eh, mi tirano per la giacchetta, vediamo...». 

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