sabato 1 aprile 2017

Congresso PD, lite Renzi-Orlando. D'Alema: Renzi perderà le politiche


Non sono tutte rose e fiori sui partiti, e non è che nel PD vada diversamente. I dati su voti e partecipazione degli iscritti vengono contestati, il Guardasigilli dice "Stop alle anomalie" e si ritira da qualche convention.
No buono.
Così ci racconta la vicenda amara di questi giorni Giovanna Casadio su "La Repubblica" di oggi. 
Come finirà?


«Di questo passo dovremo chiedere una ulteriore verifica dell' anagrafe degli iscritti del Pd». Attacca Andrea Martella, coordinatore della mozione del ministro Guardasigilli Andrea Orlando al congresso dem. «La commissione del congresso ha già certificato il tesseramento».
Replicano dal Nazareno, sede del Pd. Ma è uno scontro a colpi di cifre tra Orlando e il segretario uscente Renzi. Mentre arrivano ricorsi: giovedì ce n' erano un' altra decina sul tavolo della commissione per il congresso.


Orlando quindi ha deciso di sfilarsi dai congressi nei circoli di Crotone, Cassino nel frusinate, Barletta in Puglia, Pompei, Scampia, Castellammare di Stabia, San Carlo all' Arena, Quarto nel napoletano e nel circolo romano "Ambiente e salute". Non ci vede chiaro il ministro. Dice: «Il rispetto delle regole è inderogabile».

E sta valutando se dare forfait anche a Reggio Calabria. Mentre i suoi supporter denunciano caso per caso: «A Cassino registriamo un tesseramento con numeri ingiustificati che ha avuto come conseguenza le dimissioni del commissario di circolo. A Castellammare, Pompei e Quarto non esistono le condizioni minime per tenere i congressi, così come nei quartieri di Scampia e San Carlo, quest' ultimo finito sotto i riflettori per un tesseramento più che anomalo...».

Mancano 48 ore e 4 mila circoli alla chiusura domani sera del primo atto del congresso dem, quello che si tiene tra gli iscritti al partito e che dovrebbe servire a "scremare" i candidati che si sfideranno alle primarie del 30 aprile. Non più di tre e che abbiano raggiunto almeno il 5% . Questa volta gli sfidanti del Pd sono solo tre. Però Michele Emiliano, il governatore della Puglia, arranca nei circoli al 3,70 per cento. Dato accolto con ironia dall' outsider Emiliano: «Abbiamo voluto creare un po' di pathos, lo scopo è questo. Ma la soglia del 5% dovrebbe già essere stata superata». I dati divergono. Orlando pubblica quelli di 1.400 circoli sui 6.324 e conteggia: Renzi al 64,6%; Orlando al 30,4% e Emiliano al 5%. 

Renzi ne fornisce di diversi su 2000 circoli: l' ex segretario sarebbe stabilmente in testa con il 69,18%; Orlando al 27% e Emiliano al 3,7%. Passano poche ore e dal quartier generale di Emiliano sono diffusi altri numeri: su 55 mila 428 voti validi tra gli iscritti (che sono 420 mila) Emiliano ha già il 5,6% (Orlando il 26,9% e Renzi il 67,5).Francesco Boccia parla di «valanga che arriverà dal Sud nelle prossime ore». Ed è scontro anche sull' affluenza: sfiora il 60% per Renzi, solo un iscritto su due (il 54%) per Orlando vota. Numeri bassi, anzi irrilevanti per Massimo D' Alema, uscito dal Pd e ora tra i leader di Mdp. Che stronca: «Sono numeri davvero modesti, alla fine se andranno a votare in 200 mila sarà un grande risultato».

Danno la misura, per D'Alema, di quello che sta accadendo, cioé di un Pd diventato solo PdR, partito renziano. Ma soprattutto lasciano «prevedere una sconfitta perché il Pd tende a perdere una quota crescente del suo elettorato tradizionale e non ne conquista di nuovo, in particolare tra i giovani dove è più clamoroso il fallimento del renzismo». Spiega il lìder Massimo che non ha quindi nessun rimpianto per avere lasciato i Dem: «L' unico vero trauma della mia vita è stato quando non sono più stato iscritto al Pci».



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