lunedì 13 marzo 2017

Il mite Pisapia che spiazza l'uomo solo al comando

Uno spazio è stato dedicato sui giornali di ieri, grondanti Renzi, anche a un uomo che pare il suo esatto opposto. Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, avvocato, sta girando l'Italia con una proposta per l'intero Centro-Sinistra: così di buon senso, così ovvia, che stenta ad essere ascoltata da coloro che preferiscono le urla e le litigate buone per i Social e le tv.
Il Corriere della Sera, sempre ieri, ha pubblicato una cronaca chiara dell'incontro di Pisapia con il pubblico a Roma, a firma di Virginia Piccolillo. Ve la propongo per farvi un'idea più ampia (sempre se ne avete voglia))). 

«Una proposta vale molto di più di un urlo sguaiato». Debutta sul palco di un teatro Brancaccio pieno ben oltre i 1.500 posti d’ordinanza. Evidenzia con garbo tutte le contraddizioni aperte a sinistra dall’era Renzi. Ma assicura: «Si può ancora pensare che le differenze siano una ricchezza. Valorizziamo ciò che ci unisce e discutiamo per trovare un punto di incontro. Con un linguaggio tranquillo. Che bisogno c’è di gridarci dietro traditori?». Eccolo Giuliano Pisapia. Penalista, scrittore, difensore dei diritti civili, ex deputato di Rifondazione comunista, e sindaco di Milano. 
Aveva detto che avrebbe smesso con la politica. Ma non ce l’ha fatta. «Volevo andare in India, invece ho fatto un viaggio in Italia e ho trovato associazioni che si impegnano, giovani che tentano di risolvere le cose». E così lancia un movimento nuovo. Non «scendo in campo», garantisce. Ma in quel campo «aperto» si mette «a disposizione» per nuove prove tecniche di centrosinistra. Lo chiama proprio così, «Campo progressista», ma, assicura, non è un partito. È una «casa comune», dove far reincontrare tutti. Da Nicola Zingaretti a Laura Boldrini, presenti assieme a Roberto Speranza, Vittorio Prodi, Maurizio Landini, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. E Matteo Renzi? È freddina la platea quando Pisapia lo evoca, dicendo che si può riuscire a dialogare «riconoscendo errori e cose belle del passato». Ma lui va avanti, convinto che «solo se si marcia uniti si vince. Divisi si regala il Paese alla destra e al populismo». 



Nessuna polemica con il Lingotto

L’applauso esplode, rumoroso, invece, quando Pisapia sottolinea che «serve una netta e forte discontinuità con gli ultimi anni». E, precisando di non voler far polemica nel giorno del Lingotto, rincara: «Se ci si è accorti di avere sbagliato occorre una svolta». «Il confronto aiuta a cercare soluzioni - manda a dire a Renzi - ma dobbiamo sapere da subito se vogliamo costruire un nuovo centrosinistra o appoggiarsi ancora alla destra e a Verdini». Il suo non sarà un ennesimo partitino. Non si presenterà alle elezioni, assicura. Ma fare da «lievito» al centrosinistra. Un aggregatore. Un movimento che viene dal basso, dall’associazionismo, dal volontariato, dall’ecologismo. E ha un unico confine: i valori. Quindi «no» alla «persona sola al comando». «No» ai «nominati in Parlamento: sono i cittadini che devono scegliere chi li rappresenta». «Sì» invece alla all’impegno per leggi sullo «ius soli», sul «fine vita», sull’introduzione del reato di tortura. Sui voucher, dice, «c’è stato un abuso vergognoso, ma se non si trova un accordo serve un decreto, altrimenti la parola va data ai cittadini». La mano è tesa. E dal Lingotto Maurizio Martina, che corre in ticket con Renzi, non chiude la porta: «Siamo interessati a un centrosinistra aperto». 

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