giovedì 5 gennaio 2017

Profughi e rivolta di Cona, che cosa dice il Presidente dell'Anci

Come dice Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 4 gennaio, dopo la rivolta dei migranti alloggiati a Cona seguita alla morte di una povera ragazza del gruppo: "Certo che si sono messi dalla parte del torto... hanno scatenato disordini e cinto d'assedio un gruppo di operatori. Punto. Difficile tenere i nervi saldi, però, a vivere così, in tendoni malamente riscaldati, col gelo... ammucchiati l'uno sull'altro come bestie. In 1340 dove dovrebbero stare al massimo in duecento...". La polemica è anche contro le cooperative che li gestiscono, e ci guadagnano. Ma sullo stesso Corriere della Sera del 4 gennaio, parla il presidente Anci Antonio Decaro, sindaco di Bari, che ha un piano. 
 Leggete, se volete, quello che dice.

«Non si verificheranno più rivolte, come è accaduto a Cona, se i Comuni aderiranno all'accordo che l'Anci ha firmato con il Viminale. È inconcepibile che in un paese di tremila abitanti, siano sistemati tutti assieme 1.400 migranti, di etnie diverse, abitudini diverse. Questa non è accoglienza, è evidente che vanno in crisi i servizi, di trasporto, sociali, sanitari». Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, che è anche presidente dell'Anci, l'associazione comuni italiani, crede molto nell'accordo Sprar (Sistema protezione per richiedenti asilo e rifugiati), e si dice convinto che pian piano la maggior parte del Comuni dirà di sì.
Sindaco, come funzionerà? 
«Ogni Comune, su base volontaria, se aderisce, non potrà essere obbligato ad accogliere un numero superiore a 2,5 rifugiati per mille abitanti. A Cona ce ne sarebbero stati solo 8, per esempio».
Quanto riceveranno, in contributi, i Comuni che aderiranno? 
«Sono 35 euro al giorno per migrante. Ma il punto è che i prefetti non potranno prendere una caserma, per fare un esempio, e metterci dentro migliaia di persone. I prefetti, e i sindaci, sceglieranno strutture ricettive, appartamenti, piccoli alloggi. Questa è la clausola di salvaguardia dell'accordo».
Ma se è su base volontaria, molti Comuni potranno continuare a rifiutare i migranti, come già accade oggi: su 8.000 Comuni italiani, solo 2.800 li accolgono. 
«Io credo invece che, con adeguate campagne di sensibilizzazione, che stiamo già predisponendo, tutti capiranno di poter fare la propria parte senza creare problemi alla popolazione, riducendo l'impatto sul territorio e realizzando una vera integrazione. Niente più cooperative sociali, come a Cona, staccate dal contesto. Ma ci vorranno almeno due anni». 




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