mercoledì 25 gennaio 2017

Nucleare: "Saluggia non idonea", tutto via (ma chissà quando)


Dopo la disamina amara pubblicata da La Stampa nelle scorse settimane, stamattina sempre sul quotidiano torinese, pagine di Vercelli, è comparso questo articolo di Giuseppe Orrù che sembra segnare una nuova strada verso la chiusura e poi lo smantellamento del sito di stoccaggio nucleare di Saluggia, seppure in tempi biblici: qui si parla di dopo il 2032. Ad annunciarlo è lo stesso direttore dello stabilimento Sogin, che ipotizza il trasferimento in un deposito unico, peraltro ancora da individuare e costruire (particolare non trascurabile). 
Speriamo. Almeno per i nostri pronipoti, perché per i nipoti mi sembra dura. 


SALUGGIA
Lo smantellamento del nucleare in Italia apre una nuova sfida a Saluggia con un impianto unico nel suo genere, «un prototipo», per dirla con Michele Gili, direttore dello stabilimento Sogin: il Cemex. Dopo la realizzazione delle fondamenta con le celle sotterranee, ieri è iniziata la gettata del solaio al piano campagna, su cui sorgerà un edificio alto 18 metri che trasformerà i rifiuti liquidi radioattivi in rifiuti solidi. Un passaggio fondamentale prima del loro trasferimento al Deposito nazionale unico. 

Per terminare la costruzione e i collaudi del Cemex servirà un paio d’anni. L’impianto sorgerà vicino al nuovo parco serbatoi dei rifiuti liquidi, da dove una breve condotta li trasferirà al Cemex per il trattamento. Il meccanismo sarà simile a quello di una betoniera: i liquidi radioattivi saranno mischiati col cemento in un contenitore con girante interno. Come il calcestruzzo, si solidificherà e finirà in bidoni simili a quelli petroliferi per essere stoccati nel vicino deposito temporaneo D3 in attesa del trasferimento al Deposito unico. Per l’individuazione del sito si aspetta che i vari ministeri autorizzino Sogin a pubblicare la carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito. Tra cui sicuramente non ci sarà Saluggia vista la vicinanza di corsi d’acqua.  

L’impianto Cemex, che si estenderà su una superficie di 2.500 metri quadri, permetterà di cementare e condizionare i circa 260 metri cubi di rifiuti radioattivi liquidi di Saluggia. Per completare la cementificazione serviranno tre anni di lavoro dell’impianto, da cui usciranno 900 fusti ad alta attività per circa 600 metri cubi di volume, destinati al D3, che misura 9 mila metri cubi.  

 La sproporzione tra contenuto e contenitore è dovuta alle necessità di ispezionare i fusti in qualsiasi momento e quindi di lasciare dei passaggi. Per ogni metro cubo di rifiuti liquidi sarà utilizzato un metro cubo di cemento. «I programmi attuali - dice Gili - prevedono il raggiungimento della fase di brown field fra 2028 e 2032, un intervallo che risponde all’alea legata alla natura prototipale di molte operazioni». Vale a dire che le attività del sito saranno terminate e a Saluggia resteranno solo i rifiuti condizionati e stoccati, pronti al trasferimento. 

«Raggiunta questa fase i rifiuti radioattivi, già condizionati e stoccati nei depositi temporanei - dice Gili -, sono pronti per essere trasferiti al Deposito nazionale; a Saluggia ci sarà solo un’attività logistica. Con la disponibilità del Deposito nazionale i rifiuti radioattivi saranno allontanati e il sito raggiungerà lo stato di green field, una condizione priva di vincoli di natura radiologica che ne consentirà il riutilizzo». Significa che tutti gli impianti realizzati, compreso il Cemex, saranno già stati abbattuti. 

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