mercoledì 30 novembre 2016

Cari ragazzi della Chapecoense, salutateci il Torino


Troppo facile alleggerire il dibbbatttito con notizie appunto leggere. Questa della squadra brasiliana che ha fatto la fine del Grande Torino è davvero tristissima. Salutiamo gli atleti e tutti i passeggeri dell'aereo con un bel pezzo di Massimo Gramellini, vecchio cuore granata, comparso nella sua rubrica "Buongiorno" sulla Stampa del 30 novembre 2016. 
E buon dicembre a tutti. 


Avevi un nome che si incespica in bocca, Chapecoense, ed eri la squadra di calcio di una città brasiliana, Chapecó, che pochi fuori dal Brasile saprebbero indicare sulla carta geografica. Avevi quarant’anni e, dopo essere sprofondata in serie D, avevi rischiato addirittura di fallire. Invece all’improvviso avevi scoperto la tua forza. E un giorno di fine novembre eri salita sull’aereo che ti avrebbe portato in Colombia a giocare la finale della Copa Sudamericana, l’equivalente della nostra Europa League. A bordo li avevi convocati tutti: giocatori, tecnici, giornalisti. Si erano scattati le foto prima del decollo. Sorrisi, abbracci, dita a V. E poi. 

Non si capisce il senso, Chapecoense. Noi figli e nipoti del Grande Torino lo cerchiamo da una vita. Come chiunque abbia sofferto per una perdita innaturale e dunque assurda. Ma quando la perdita riguarda una squadra intera - un sogno collettivo di gioventù - quell’assurdità viene moltiplicata per mille e mille cuori, tramandandosi da una generazione all’altra. Perché? Perché cancellarti a un passo dalla finale e dalla vita adulta? Chi è quel cinico bastardo che ha giocato con i tuoi sentimenti, decidendo che dovesse andare così? Quali disegni misteriosi persegue? O bisogna arrendersi all’idea insopportabile che non esista disegno alcuno? Guardo le foto dei tuoi ragazzi al decollo, i loro sorrisi, le loro dita a V, e mi dico senza troppa convinzione: l’unico senso possibile è che il destino di certe avventure umane sia di morire giovani per non morire mai. Rimanendo giovani per sempre nel ricordo di chi le ha amate.  

lunedì 28 novembre 2016

Non chiudere le scuole quando c'è rischio alluvione...

La condanna in primo grado a Marta Vincenzi ex sindaca di Genova, a 5 anni e due mesi, per l'alluvione del 2011 nel capoluogo ligure, mi fa pensare che non è mai una grande idea non chiudere le scuole quando i fiumi si gonfiano fino al limite e le previsioni non sono rosee.

Soprattutto, non bisogna vantarsi di non averle chiuse, le scuole. 
Bisogna sempre ringraziare la fortuna (argini o non argini) e il Sant'Iddio. 
Amen

mercoledì 23 novembre 2016

Evviva!!! Lavori a palazzo Jona, finisce la decadenza in Piazza Vische


Vi rompo sempre così tanto le scatole con il Centro Storico che perde i pezzi... e ogni tanto qualcuno se ne ricorda. E mi arriva una bella notizia.
Il palazzo avito già della famiglia Jona a mio parere è il più bello di Crescentino. Non da oggi perde i pezzi, le gelosie sdentate, i mattoni e pezzi di stucco che volano, finestre senza vetri al secondo piano, che sono l'inizio della fine per la piccioneria, l'umidità e il degrado (come si vede in Piazza Caretto: sindaco, sindaco...)
Bene, mi ha chiamata il dott. Leo Alati e mi ha annunciato che c'è un accordo fra i tre proprietari (lui è uno dei tre) per una ristrutturazione che dovrebbe cominciare la prossima primavera. 
L'architetto Carpegna, che si occuperà dei lavori (e che mi deve sempre la cupola del gazebo nei giardini Levi Montalcini) mi ha spiegato che si tratta di una ristrutturazione semplice: per prima cosa sarà rifatto il tetto, poi ci sarà una ripulita generale alla facciata e naturalmente il rifacimento degli infissi che sono diventati una vera schifezza. 
Tutto questo per ora sulla carta, naturalmente. Perché il progetto dovrà passare in Comune, vedersela con l'ing Mascara e diventare un fiore all'occhiello dell'Amministrazione, se mai fosse sensibile al tema.
Già il palazzo giallo della Biverbanca, con i suoi occhioni spalancati vuoti sul nulla, dice che queste non sono priorità. Lo dice in verità anche l'ex scuola guida Vigé, che è stata sventrata completamente ma giace lì come uno scheletro e non succede più niente da tempo, hanno perfino tolto la gru. E' di proprietà del Sindaco, casualmente, e mi è stato persino detto che c'è un problema di violazione di regolamenti e per questo i lavori sono stati bloccati. Ci sarebbero addirittura risvolti penali. Spero che qualcuno si faccio vivo su questo blog a smentire con decisione, ne sarei veramente felice: perché come dicono a Roma, se una casa del Sindaco finisce sotto tiro, annamo bene. 
Sono comunque molto felice di aver molto battuto sul tasto del Palazzo Jona, e grazie a Leo Alati che asfissiato da me su questo problema quando facevo il sindaco, si è ricordato di avvertirmi che il piccolo miracolo in controtendenza sta per avvenire. 
Bravi, ragazzi! 

domenica 20 novembre 2016

Il Sindaco con il collo storto non può guardare al presente e al futuro

Quello che vedete qui sotto è un post del Sindaco Fabrizio Greppi sulla pagina Facebook di "Sei di Crescentino se". Mi è stato segnalato questa mattina da alcuni amici sotto i portici (sempre più disastrati). 
 
E' curioso che dopo quasi tre anni di regno senza oppositori e senza cultura né opere - a parte le ronde arlottiane - il nostro sindaco non sia riuscito a radunare gli abitanti del palazzo (ora più compositi perché si sono aggiunti i rifugiati) o non abbia deciso di farsi trovare una sera nel cortile, con un vigile e un'assistente sociale, per vedere come si possa coinvolgerli e risolvere il problema.  
Certo se si sta con la testa rivolta all'indietro riesce difficile mettere a posto le questioni presenti, e preparare il futuro. Capisco il suo disagio nel dover trattare con persone non benestanti, ma ho detto mille volte che senza un mediatore culturale, una figura terza e non vista come nemica da quella gente, diventa difficile rendere i comportamenti accettabili. Nel frattempo sarà anche meglio che qualcuno si dia da fare per offrire una ragione di vita e il modo di passare la giornata ai nuovi ospiti, prima che diventino nemici pure loro. 
Si consoli Greppi, nel mio mandato abbiamo speso ben di più, impiegato più lavoro e fatica, a riparare le strade anche del centro, oltre che delle frazioni, che avevano buche micidiali e che per dieci anni dieci del suo primo mandato non erano state nemmeno sfiorate da un'aggiustatina. 
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Ecco parte dell'eredità venegoniana. ....I costi che tutti noi stiamo sopportando da 5 anni e non so per quanto ancora ve li faremo sapere a breve. Cmq questo ammasso di spazzatura, che Aimeri non avrebbe rimosso,grazie al vicesindaco Speranza è stata portata all' ente risi per poi successivamente cercare di differerenziarla . Naturalmente tutto a spese della collettività. Per completezza d'informazione in 5 anni nessuno di coloro che furono messi li hai mai pagato la tassa rifiuti. E neanche l'affitto.

sabato 19 novembre 2016

Fiato alle trombe, il 2 dicembre riapre il Vikingo, con Altafini (proprio lui!)

C'è un pezzo di Crescentino e anche dei dintorni, che da luglio ha perso, con l'improvvisa e prematura scomparsa del povero Caio Massa, un punto di riferimento per serate semplici e simpatiche, senza fronzoli, profumi e balocchi. 
Niente di speciale, solo umanità. Al Vikingo sul viale Nove Martiri, si sa, si mangiava un boccone alla buona (la pizza prelibata era sovrana) e poi si stava lì a chiacchierare di tutto e di niente con gli altri avventori e un bicchiere di vino buono, e magari si tirava tardi con quattro risate o parlando anche di politica. 
Non ricordo nemmeno più i tempi senza Vikingo, non mi ricordo dove andavo a parare prima, e data la mia anagrafe, questo la dice lunga sulla longevità del locale.
L'addio a Caio ha fatto scendere il buio sul Vikingo, e sembra - non solo a me - che manchi un pezzo di città, ma anche di Livorno, Saluggia o Palazzolo, che portavano gente desiderosa di uscire fuori dalle mura del proprio Paese.
Ora una notizia bellissima (per me). Il Vikingo è stato rilevato da Giuliano Tomasoni, detto Giulio (e detto anche Altafini dalla passione antica per il Milan, che così ci capiamo meglio). 
Un autentico personaggio di Crescentino, Altafini. Estroverso, ironico, pungente, che ha passato decenni come socio (o aiutante, non lo so) di Caio, Grazia e Gabriele, prima di occuparsi di macchinette per il caffè.
Per la biografia completa di Giulio ci vorrebbero alcuni romanzi, più gialli che rosa. Ma (per ora) ve li risparmio. Poi vedremo. Questo è comunque un nuovo capitolo sorprendente, e per quanto mi riguarda una gran bella notizia, per lui e per noi che eravamo orfani, di quel locale 
Dunque il Vikingo riapre le porte venerdì 2 dicembre. Giulio annuncia subito che non ci sarà festa di inaugurazione: "Si viene e si mangia". Il pizzaiolo c'è, ci saranno altre conferme e anche sorprese, ma non ho idea di quali siano. 
Per adesso fiato alle trombe, viva il Vikingo. 



domenica 13 novembre 2016

Trump è presidente Usa, ma per la nostra piscina sono soddisfazioni vere

Il mondo è cambiato in pochi giorni, Trump irrompe non solo nella vita degli americani, e niente sarà più come prima. L'impoverimento della classe media, i diseredati in crescita fanno crescere il populismo, e gli storici ci dicono che una situazione simile negli Anni 20 del Novecento portò dritto filato ai regimi autoritari, al fascismo e al nazismo.
L'imprescindibile ex sindaco di Venezia e filosofo Massimo Cacciari, ha spiegato che questa deriva in Italia è stata fermata dal Movimento 5 Stelle, e tocca ringraziare Grillo, anche se vuole far pagare l'Imu ai Musei Vaticani che sono proprietà appunto del Vaticano. Un gaffologo. 
In preda a questi pensieri per il mio punto di vista non allegri, sfogliavo stasera La Stampa nelle pagine vercellesi, e mi sono rischiarata a un titolo: "I pendolari del nuoto scelgono Crescentino", con un articolo firmato da Laura Di Caro che tutti qui conosciamo.   
L'inizio: "E' diventato un punto di riferimento per il mondo del nuoto di tutto il Vercellese e oltre... ogni settimana sono oltre 2 mila le persone che frequentano l'impianto". Scrive Di Caro che oltre l'80 per cento vengono da fuori, da Vercelli e dagli altri Comuni della Provincia e del Torinese.
L'articolo vuole in fondo stigmatizzare la scandalosa assenza di una piscina coperta a Vercelli, ma loda "l'indubbia buona gestione delle attività e della struttura".
Vabbé. Musica per le mie orecchie. Fu dunque una decisione saggia la costruzione di quegli impianti sportivi, nel mio primo mandato dei Novanta, grazie a un fido del Ministero dello Sport e alla spinta del vicesindaco Franco Daniele, detto Lupo de' Lupis. E che fortuna trovare per la piscina un gestore come la società di Biella che è molto professionale. Ne avessimo di simili per il palasport...
Il Comune non ci guadagna niente, ma fa il suo mestiere: dà un servizio,  ai cittadini ma anche all'indotto, alla comunità del commercio, perché creando un giro di persone che vengono in città, esso se ne può avvantaggiare (almeno in una città normale e che non cada a pezzi per incuria dei privati). 
Mi viene in mente che alla mia prima fuga dal Comune, dopo il primo mandato, il mio successore non si espresse in modo favorevole nei confronti della struttura sportiva, e la lasciò anzi lì senza completarla, tanto che abbiamo finito per farlo noi, con parcheggi e quant'altro, al mio ritorno dopo 10 anni. 
Ora è veramente un formidabile pezzo di città, frequentatissimo in vari sport, da Crescentinesi e non. Una delle poche cose belle della nostra città, conosciute anche nei dintorni, di cui andare fieri. Alla faccia dei gufi. 


sabato 5 novembre 2016

I grillini che chiudono tutto (e Greppi, e Salvatore, e la Mossi&Ghisolfi))

Con il passare del tempo, stiamo imparando in che cosa consista la  tecnica grillina dell'amministrare. Prima cosa (Torino) disfare quel che si può delle amministrazioni precedenti: via la Fondazione Cultura (la Cultura attualmente dà da mangiare ai torinesi, per quanto ancora non si sa), via il Festival Jazz ("che costa caro", ma portava tanto lavoro), via via via. In questo senso, colgo una valenza grillina anche nel nostro Greppi, che quando può dice esplicitamente di voler cancellare tutto ciò che è stato fatto sotto la mia Amministrazione (per fortuna non farà i buchi nelle strade che abbiamo passato il tempo a riparare).

A Roma, la Raggi ha già detto molti no: alle Olimpiadi, alla Nuvola dell'Eur costata cifre assurde, e ora ha messo in liquidazione "Roma Metropolitana", la società che si occupa appunto della Metro e che ne ha combinate di ogni. Tutto giusto, in teoria. Ma ieri una paginata di Repubblica, raccontando questi no, titolava: "Non fare per non rubare/ Il vicolo cieco anti corrotti".
Ci siamo capiti.
Dovere di un amministratore è progettare non solo per riparare dai danni le città, non solo fare manutenzione ordinaria come ognuno farebbe a casa propria (meno che a Crescentino, questo è certo purtroppo) ma guardare avanti per favorire attività e sviluppo nell'ambito di quel che si può nel proprio territorio.
Il lungo preambolo è utile perché penso a Salvatore che in settembre ha detto che  la vecchia Giunta "si era svenduta la città per qualche milione". 
A parte i posti di lavoro (che ci sono stati e ci sono), senza i lavori che i soldi di mitigazione della Mossi&Ghisolfi hanno consentito per la Città, Crescentino sarebbe ancora più Aleppo di quel che è oggi. Nessuna Amministrazione, soprattutto in un territorio depresso come il nostro, avrebbe rinunciato a quell'opportunità, e lo dico io che all'inizio ero contraria, proprio per i problemi della puzza (e ho fatto mettere filtri di ogni tipo, che sono serviti finché è durato quel progetto lì).
Certo poi quel progetto, che nel contesto iniziale sembrava avveniristico, ha preso un'altra piega dopo il  drammatico suicidio di Guido Ghisolfi, che di tutta l'iniziativa era il padre padrone, forse anche non in pieno accordo con il resto della sua famiglia. 
Certo le aziende, in ogni città, se di quel tipo, vanno seguite e incalzate, vanno tenuti d'occhio i valori delle emissioni. E' un dovere di ogni Comune, questo: ma d'altra parte senza M&G a Crescentino ci sarebbe stato il nulla, come il presente drammatico ci insegna. 

mercoledì 2 novembre 2016

Fortunati nella sfortuna

Crescentino non ha splendide chiese romaniche come (aveva) Norcia, né seconde case di appassionati villeggianti che riempiono le casse dei comuni.
Non ha un piccolo commercio vivace che grazie al turismo non smette di girare.
Crescentino non ha  dato i natali ai nonni o ai bisnonni o ai genitori di celebri volti dello spettacolo e della politica che vivono a Roma, e che hanno mantenuto e curato le loro proprietà in loco.

Non ha un Centro Storico ben tenuto, con le vecchie case sempre ridipinte di fresco nei colori della tradizione di ciascuno, di quelle che formano il sogno di una cartolina (ormai da mandare per whatsapp) 
Crescentino non ha una specialità gastronomica che ha fatto il giro del mondo, come succede ad Amatrice. 
Non ha niente di tutto questo. 
Ma nella sua modestia ha una virtù involontaria e preziosa: è a bassissimo rischio di terremoti.