martedì 11 ottobre 2016

Il dilemma del sì e del no e il prof. Rodotà

Assisto costernata in questi giorni alla lotta fratricida all'interno del Pd.  Oggi Bersani ha detto "non mi mandano via neanche con l'esercito", ricorrendo a una di quelle sue frasi che poi fanno storia e costume. 
Tutto questo ha radici lontane. Renzi non si è mai calcolato la allora Maggioranza che l'ha portato al potere, è stato sempre poco urbano e anche alquanto cafone, se debbo dirla tutta. Trovare uno che si comporti così non è facile, e adesso dopo aver corso da solo pretenderebbe di essere seguito da un reggimento di muli silenti. 
Capisco le tentazioni e le decisioni dell'attuale Minoranza, che aveva altri disegni, indicava altre prospettive che non sono state tenute in considerazione alcuna. Ma per me anche l'aspetto umano è importante: mi ricordo di un signore con un ruolo assai significativo che io gli avevo attribuito, il quale è entrato per mesi e forse anni in Comune senza neanche mai passare a salutare: il disagio che causava tale mancanza di educazione, il segnale che lanciava, mi torna in mente in questi giorni. 
Ma quel che conta si sa è ora scegliere una via per come votare al Referendum: un sì o un no che dia una spinta al Paese, e non un calcio nel sedere che è una cosa diversa. 
Dunque pure io come tutti (???) mi sto informando. 
I Giuristi sono quelli che ne sanno di più. E l'articolo di Stefano Rodotà apparso qualche giorno fa su Repubblica mi ha molto fatta riflettere.  
Ve ne riporto alcuni stralci, se può servire alla vostra formazione di un'idea.
"E' sempre più evidente che la lunga, e per molti versi violenta, campagna elettorale, tutt'altro che conclusa, ha già determinato profonde divisioni proprio sul terreno costituzionale, dove la logica dovrebbe essere piuttosto quella del reciproco riconoscimento di principi comuni. E gli interventi continui, e assai spesso aggressivi, del Presidente del Consiglio certo non contribuiscono a crearne le condizioni. Il rischio è che, quale che sia l'esito del referendum, una parte significativa dei cittadini possa non riconoscersi nel risultato del voto.
Bisogna ricordare che ai tempi dell'Assemblea Costituente la preoccupazione era stata proprio quella di non dividersi, tanto che fu possibile un accordo sui temi fondamentali malgrado la guerra fredda e l'estromissione dal Governo di comunisti e socialisti". 
Questo un concetto è stato ribadito con forza anche dal prof. Zagrebelsky, nelle scorse settimane.
Prosegue Rodotà:
"Le modifiche all'Italicum, più ventilate che tradotte in impegni effettivamente vincolanti e alle quali si era riferita la minoranza del PD, condizionando ad esse il suo consenso, non potrebbero comunque avere l'effetto di rendere accettabile la riforma".
Segue una stroncatura a tutto tondo:
"E' persino imbarazzante, per la pochezza dei contenuti e del linguaggio, leggere il testo al quale è stato consegnato il compito impegnativo di riscrivere ben 43 articoli della Costituzione. L'intenzione dichiarata è quella di semplificare le dinamiche costituzionali, in particolare il procedimento legislativo. Ma per liberarsi del deprecato bicameralismo paritario si è approdati invece a un bicameralismo che generosamente potrebbe essere definito pasticciato. Neppure gli studiosi più esperti sono riusciti a dare una lettura univoca del numero e delle nuove e diverse procedure di approvazioni delle leggi".
Mi chiedo: si può votare una roba così?
Seguendo quanto aveva già detto il prof. Zagrebelsky, Rodotà si dilunga sul nuovo Senato, la cui composizione "sembra essere stata concepita per renderne quanto mai arduo, e per certi versi impossibile, il funzionamento. Il compito affidato ai nuovi senatori, infatti, è assai difficile da conciliare con il loro primario compito istituzionale. Si tratta, infatti, di consiglieri regionali e di sindaci. 
E proprio il ruolo assunto in particolare dai sindaci nell'ultimo periodo, divenuti determinanti per il rapporto tra cittadini e istituzioni, rende INACCETTABILE O QUANTOMENO IMPOSSIBILE una loro presenza attiva e informata come senatori. Non potendo svolgere una vera e incisiva funzione istituzionale, i nuovi senatori frequenteranno Palazzo Madama come una sorta di dopolavoro?".
Facciamoci anche noi queste domande, per un voto consapevole, comunque la pensiamo.
E ciao.
marinella

1 commento:

Guile vs blanka ha detto...

Quando si vuole dare spazio a tutti i costi al cambiamento e ai giovani yuppies poi ci si ritrova Renzi.
Che il cambiamento l'ha portato di certo, riportandoci però indietro di 40 anni.