domenica 27 settembre 2015

Il Vescovo di Vercelli fa il punto sull'accoglienza profughi

A leggere le parole dell'Arcivescovo di Vercelli Monsignor Arnolfo, la nostra Provincia è ben diversa da quel che appare nelle turbolente esternazioni della Giunta di Crescentino, del Consigliere Mosca, di molti interventi bellicosi sui due blog locali. 
Qui un bilancio della situazione attuale. 



Da "La Stampa" edizione Vercelli

ROBERTO MAGGIO
VERCELLI


«La provincia di Vercelli, sull’emergenza immigrazione, ha risposto bene. Ci sono state diverse associazioni, nuclei familiari e cittadini, che si sono messi a disposizione dei profughi. Ora si tratta di coordinare tutto, perciò ho chiesto la collaborazione della Caritas. Ci stiamo muovendo». L’arcivescovo di Vercelli monsignor Marco Arnolfo promuove la «sua» Provincia sul tema dell’acco- glienza dei profughi: lui stesso ha dato il buon esempio, attraverso diocesi e Caritas, mettendo a disposizione per 20-25 migranti una parte dell’ex convento delle Clarisse in via Feliciano di Gattinara.
Mobilitazione
Padre Arnolfo approva però i tanti esempi di solidarietà emersi in questi giorni di nuovi arrivi. Sono 88 i nuovi migranti arrivati con l’ultima tranche: «Come l’ex sindaco di Caresana Sergio Cavaglia- no, che ha messo a disposizione cascina Scarampa per cinquanta migranti», spiega l’arcivescovo; e poi la cooperativa onlus Il Ciclamino di Tronzano, che recentemente ha accolto una decina di persone nei locali di Isma di Cigliano. Tanto per citare gli ultimi esempi. 
Uno «smistamento» coordinato dalla Prefettura di Vercelli, che ha il delicato compito di trovare una sistemazione provvisoria per le quote di migranti che le vengono assegnate dalla Regione. Attualmente nei tanti centri di accoglienza sparsi in provincia (tra gli altri a Palazzolo, Albano, Vercelli, Saluggia, Gattinara e tra poco la Valsesia) vengono ospitati tra i 200 e i 300 migranti, anche se il conteggio è approssimativo.
Il nuovo centro
Proprio grazie alla disponibilità di diocesi e Caritas di Vercelli, diretta da don Osvaldo Carlino, una ventina di migranti troverà un luogo di riparo nella parte dell’ex convento delle Clarisse occupata, fino a poco tempo fa, da un centro di recupero per tossicodipen- denti. 
Un centro d’accoglienza nel cuore della città, che va ad aggiungersi alla comunità di Don Luigi all’Aravecchia e all’asilo Arcobaleno di via Monte Bianco: «Stiamo finendo di mettere in ordine i locali, sa- ranno pronti a breve - continua monsignor Arnolfo -. Con- temporaneamente stiamo studiando progetti di integrazione per i profughi, perché non puoi lasciarli tutto il giorno senza un’occupazione. Stiamo vagliando l’ipotesi di corsi di lingua e di inserirli nelle associazioni di volontariato locali, in modo che siano anche coperti dal punto di vista assicurativo. Magari impiegandoli in lavori socialmente utili». 

giovedì 24 settembre 2015

La riforma sanitaria, io e il mio incidente...

Scusate il ritardo...
Volevo festeggiare il vostra compagnia il quarto anniversario del mio incidente. Il 24 settembre 2011 sono stata investita in auto da una gentile signorina che andava come se fosse stata ad Indianapolis, e che non mi ha vista malgrado fossi vestita di rosso dalla testa ai piedi. 5 fratture, 2 operazioni, una settimana di ospedale. Una settimana dopo, in quei lieti giorni in cui mi si accusava di assenteismo fuori - e dentro, che è più grave - dalla maggioranza, ero in Municipio. Chiunque mi avesse vista ricorderà che a parte il paccone del tutore che custodiva spalla braccio etc, avevo anche una stampella. Già, perché non riuscivo a camminare, e all'ospedale di Chivasso dov'ero ricoverata non ce l'avevano fatta a capire il perché. Ma io ero molto impegnata, e con la stampella sono andata avanti senza fermarmi. 
Mi è venuto in mente perché ieri una persona che conosco, a Torino, è caduta. Al pronto soccorso del Mauriziano, poiché non riusciva a camminare, le hanno fatto una TAC. E le hanno trovato il femore incrinato: poco danno, venti giorni a letto, e amen. 
Invece io non camminavo da subito, all'Ospedale di Chivasso. Ma  a me la Tac non l'hanno fatta, ci mancherebbe. Anzi non mi hanno fatto nemmeno la risonanza magnetica, che sarebbe stata indispensabile per scoprire le due lesioni al bacino. Mi hanno fatto due volte i raggi, e non hanno trovato niente. E hanno lasciato perdere. Io non mi sono accanita a chiedere ulteriori esami, è vero. Ero ancora abbastanza sotto choc, poi ci ha pensato una mia amica medica, a prescrivermi la risonanza non appena sono stata dimessa e sono riuscita a tornare a Torino: e lì si sono scoperte le due lesioni, non curate, sulle quali ho camminato come potevo, che mi procurano ancora adesso dei mal di schiena mica male, e qualche blocchettino, con dovere di cure e ginnastica specifica.
Ma chi ha dato ha dato ha dato, come cantava quello là. Non sono qui per lamentarmi né denunciare nessuno, ormai è andata così e ri-amen. 
Però questo mio episodio personale mi è venuto in mente in questi momenti di revisione delle spese sanitarie. A Chivasso se la facevano già da soli la spending review, se non mi han fatto la risonanza magnetica sarà stato per risparmio, immagino. Invece la signora di cui scrivevo, grazie alla TAC, si può curare come si deve. 
A noi poveri ragazzi di provincia, capita invece anche di doverci ricordare degli incidenti che abbiamo subito un po' più del necessario, grazie ai "souvenir" che accade possano rimanere. Adesso, pensavo, cosa sarà di tutti noi con la proposta ai medici di prescrivere solo gli esami indispensabili, applicando un sacco di restrizioni? La classe medica è in rivolta, ma i pazienti o chi lo è stato sono inquieti assai. Inquieta pure io, con il senno di poi. 

domenica 20 settembre 2015

Mi si è cancellato un post

Cara la mia gente, le baruffe chiozzotte di Greppi e Mosca si sono cancellate per una stupidaggine che ho fatto io, buttando via un pezzo del post che avevo cominciato sul computer e continuato sull'ipad. Mi spiace, ora non lo posso neanche ricostruire perché non ho tempo.
A presto spero (ma non prima di domani sera ahi ahi) 
Marinella 

giovedì 17 settembre 2015

Il cucchiaino di Mosca e il romantico Arlotta




Con questo blog cerco, in tempi bui, di mantenere alto il nome del Pensiero, di far riflettere ed offrire punti di vista che rischiano di passare per minoritari e un po' stupidi, magari, nell'imperare di ragionamenti che hanno come orizzonte la cancellata del muro di casa. Cosa certo più facile e gradevole che non fare i conti con la bruta realtà quotidiana: la quale, invece, ci impone (se vogliamo sopravvivere) di non essere ignorata.
Leggo sul blog di Mauro Novo, e resto sbalordita dal Consigliere Mosca. Essendosi tenuto in tasca il suo euro contro il becero invasore del carrello, ora è passato alla sponsorizzazione delle magnifiche idee della Regione Lombardia, capitanata da Maroni: la quale ha deciso di penalizzare gli albergatori che offrono (per un pugno di dollari) ospitalità ai rifugiati. 

Un'idea che nel grande flusso della Storia - nel magma di fughe che tracimano sulle prime pagine di tutto il mondo, che mettono in discussione ogni confine europeo e mobilitano eserciti - è come cercare di svuotare il mare con un cucchiaino. 
Un degno sponsor per una degna causa.

Di fronte a simili stature politiche, appare quasi un romantico l'Assessore Arlotta. Con le sue ideologie precise, con i suoi appelli appassionati,  parla dell'Africa Sub Sahariana - dove ci sono focolai di guerriglia in ogni paese - come di un'area senza "gravi" conflitti, come a dire che gli ospiti al Monte non hanno dunque titolo ad alcuna protezione: non so perché finora così poche notizie siano filtrate, ma se la Prefettura ha predisposto per loro un simile trattamento, è segno che c'è stata una domanda di asilo, e che essi vengono dunque assistiti in attesa di una decisione. 

Bisognerebbe almeno avere l'onestà intellettuale di spiegare questi iter, invece di lasciare fumo e mistero intorno ad ogni cosa, aumentando la confusione. 

Ma poi, la tesi del romantico Arlotta sembra che le "invasioni barbariche" siano una mia colpa. I miei atteggiamenti "aperti" le avrebbero favorite. Ma vi rendete conto? 
E' così comodo, si trova il mostro già preparato in confezione omaggio, e ognuno può tornare ad ammirare il proprio muro di casa.

Si sa, le donne buttano via i quattrini. E' rassicurante, tutto ciò. 
Così ora - dice lui - il Comune non può aiutare 70 famiglie sfrattate dall'ATC per morosità, perché io ho dissipato danaro. 
Dice Arlotta che il ChicoBum costava 30 mila euro, mentre ne abbiamo spesi 15 mila perché non abbiamo pagato - in seguito alle inadempienze dell'organizzatore - la seconda tranche della somma. I 25 mila euro di cui parla per "cementare" i container dei Rom, sono un puro azzardo strategico. I 40 mila euro l'anno per le case Bianco erano invece qualcosa in più: ma si possono sparare cifre a vanvera,  solo per amor di caccia alla strega? 

E finge, Arlotta, ancora una volta di ignorare che gli sfratti per morosità dell'ATC e di altri enti simili italiani sono centinaia di migliaia: un problema pesantissimo, con il quale la politica sarà obbligata a fare i conti in tempi rapidi. 
Non solo a Crescentino, che non è un'isola, e non ha muri se non quelli che vengono eretti dalla paura, dall'ignoranza e da chi le cavalca. 





lunedì 14 settembre 2015

Umberto Eco, il "lei" e il "tu"



Molti ricorderanno l'annosa questione del "lei" e del "tu" che l'anno scorso finì fin dentro "La vita in diretta". Ho letto con molto gusto quest'analisi di Umberto Eco su La Repubblica, ripresa qui da Dagospia.com
Anche se non vi interessa quest'argomento in sé, ne consiglio la lettura, perché documenta anche l'estrema confusione storica e l'ignoranza che domina il nostro tempo.
(poi, di suo, D'Agostino ci aggiunge anche la panza di Eco)


BON TON BY ECO – ‘’DA DANTE A MANZONI, PER SECOLI ABBIAMO USATO IL “LEI” E IL “VOI”. OGGI NON PIÙ: VAI CON IL “TU” - IN CITTÀ IL COMMESSO TI DA DEL LEI SE HAI I CAPELLI BIANCHI, E POSSIBILMENTE LA CRAVATTA UNA FINTA FAMILIARITÀ CHE RISCHIA DI TRASFORMARSI IN INSULTO’’

Durante una trasmissione di Giletti, L’Arena, a Matteo Salvini che le si era rivolto con un “permette signorina?”, Pina Picierno rispondeva: “Signorina lo dica a sua sorella!”[...]. Il problema del Tu generalizzato non ha a che fare con la grammatica ma con la perdita generazionale di ogni memoria storica…

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Umberto Eco per “la Repubblica”

umberto ecoUMBERTO ECO
La lingua italiana ha sempre usato il Tu, il Lei (al plurale Loro) e il Voi. Voi sapete che la lingua inglese (reso arcaico il poetico e biblico Thou) usa solo il You. Però contrariamente a quel che si pensa lo You serve come equivalente del Tu o del Voi a seconda che si chiami qualcuno con il nome proprio, per cui “You John” equivale a “Tu, John” (e si dice che gli interlocutori sono in “first name terms”), oppure il You è seguito da Mister o Madame o titolo equivalente, per cui “You Mister Smith” significa “Lei, signor Smith”.

Il francese non ha Lei bensì solo il Tu e Vous, ma usa il Tu meno di noi, i francesi “vouvoyent” più che non “tutoyent”, e anche persone che sono in rapporti di gran confidenza (persino amanti) possono usare il Vous. L’italiano (e mi attengo alla Grammatica italiana di Luca Serianni, Utet) distingue tra i pronomi personali i pronomi allocutivi reverenziali o di cortesia, che sono Ella o Lei o Voi.

tullio pericoli umberto ecoTULLIO PERICOLI UMBERTO ECO 
Ma la storia di questi pronomi è molto complessa. Nella Roma antica si usava solo il Tu, ma in epoca imperiale appare un Vos che permane per tutto il Medioevo (per esempio quando ci si rivolge a un abate) e nella Divina Commedia appare il Voi quando si vuole esprimere grande rispetto (“Siete voi, qui, ser Brunetto?”). Il Lei si diffonderà solo nel Rinascimento nell’uso cancelleresco e sotto influenza spagnola.

Nelle nostre campagne si usava il Voi tra coniugi (“Vui, Pautass”, diceva la moglie al marito) e l’alternanza tra Tu, Lei e Voi è singolare nei Promessi sposi. Si danno del Voi Agnese e Perpetua, Renzo e Lucia, Il Cardinale e l’Innominato, ma in casi di gran rispetto come tra Conte Zio e Padre Provinciale si usa il Lei.

Umberto Eco autografa il suo libroUMBERTO ECO AUTOGRAFA IL SUO LIBRO 
Il Tu viene usato tra Renzo e Bortolo o Tonio, vecchi amici. Agnese da del Tu a Lucia che risponde alla mamma con il Voi. Don Abbondio da del Voi ad Agnese che risponde per rispetto con il Lei. Il dialogo tra Fra Cristoforo e don Rodrigo inizia col Lei, ma quando il frate s’indigna passa al Voi (“la vostra protezione…”) e per contraccolpo Rodrigo passa al Tu, per disprezzo (“come parli, frate?”).

Una volta per rispetto, anche in un’aula universitaria o in una conferenza, si usava il plurale Loro (“come Loro m’insegnano…”) ormai desueto e sostituito dal Voi. Usato solo ormai in senso ironico è l’arcaico Lorsignori. Ormai dire ”come lorsignori m’insegnano” equivale a suggerire che gli interlocutori siano una massa d’imbecilli.

SALVINI DITO MEDIOSALVINI DITO MEDIO
Il regime fascista aveva giudicato il Lei capitalista e plutocratico e aveva imposto il Voi. Il Voi veniva usato nell’esercito, e sembrava più virile e guerresco, ma corrispondeva allo You inglese e al Vous francese, e dunque era pronome tipico dei nemici, mentre il Lei era di origine spagnolesca e dunque franchista.

Forse il legislatore fascista poco sapeva di altre lingue e si era arrivati a sostituire il titolo di una rivista femminile, Lei, con Annabella , senza accorgersi che il Lei di quel titolo non era pronome personale di cortesia bensì l’indicazione che la rivista era dedicata alle donne, a lei e non a lui.

Bambini e ragazzi si davano del Tu, anche all’università, sino a quando non entravano nel mondo del lavoro. A quel punto Lei a tutti, salvo ai colleghi stretti (ma mio padre ha passato quarant’anni nella stessa azienda e tra colleghi si sono sempre dati del Lei). Per un neolaureato, fresco fresco di toga virile, dare del Lei agli altri era un modo non solo di ottenere il Lei in risposta, ma possibilmente anche il Dottor.
matteo salviniMATTEO SALVINI

salvini al mare sulla spiaggia del papeete beach 3SALVINI AL MARE SULLA SPIAGGIA DEL PAPEETE BEACH 3
Da tempo invece, a un giovanotto sui quarant’anni che entra in un negozio, il commesso o la commessa della stessa età apparente, cominciano a dare del Tu. In città il commesso ti da evidentemente del Lei se hai i capelli bianchi, e possibilmente la cravatta, ma in campagna è peggio: più inclini ad assumere costumi televisivi senza saperli mediare con una tradizione precedente, in un emporio mi sono visto (io allora quasi ottantenne e con barba bianca) trattato col Tu da una sedicenne col piercing al naso (che non aveva probabilmente mai conosciuto altro pronome personale), la quale è entrata gradatamente in crisi solo quando io ho interagito con espressioni quali “gentile signorina, come Ella mi dice...” Deve aver creduto che provenissi da Elisa di Rivombrosa , tanto mondo reale e mondo virtuale si erano fusi ai suoi occhi, e ha terminato il rapporto con un “buona giornata” invece di “ciao”, come dicono gli albanesi [...].

Umberto EcoUMBERTO ECO 
Tra parentesi, per ragioni forse di politically correct femminista tra i giovani sono scomparse le signorine. Non si sente più dire con tono piccato “prego, signora, non signorina” e nemmeno “scusi, signorina”. A una giovane si dice “ehi tu!” Durante una trasmissione di Giletti, L’Arena, a Matteo Salvini che le si era rivolto con un “permette signorina?”, Pina Picierno rispondeva: “Signorina lo dica a sua sorella!”[...]. Il problema del Tu generalizzato non ha a che fare con la grammatica ma con la perdita generazionale di ogni memoria storica e i due problemi sono strettamente legati [...]. Vi parlo ora di un fatto che è stato ripreso da Youtube, subito visitato da 800.000 persone, mentre la notizia tracimava su vari quotidiani.
UMBERTO ECO A CAPALBIOUMBERTO ECO A CAPALBIO 

La faccenda riguardava L’Eredità, la trasmissione di quiz condotta da Carlo Conti, in cui vengono invitati concorrenti certamente scelti in base alla bella presenza, alla naturale simpatia o ad alcune caratteristiche curiose, ma anche selezionandoli in base a certe competenze nozionistiche, per evitare di mettere in scena individui che se ne stiano pensosamente a bocca aperta di fronte alla sfida se Garibaldi fosse un ciclista, un esploratore, un condottiero o l’inventore dell’acqua calda.

UMBERTO ECO A CAPALBIOUMBERTO ECO A CAPALBIO 
Ora, in una serata televisiva Conti aveva proposto a quattro concorrenti il quesito “quando era stato nominato cancelliere Hitler” lasciando la scelta tra 1933, 1948, 1964 e 1979. Dovevano rispondere tale Ilaria, giovanissima e belloccia, Matteo, aitante con cranio rasato e catenina al collo, età presumibile sui trent’anni, Tiziana, giovane donna avvenente, anch’essa apparentemente sulla trentina, e una quarta concorrente di cui mi è sfuggito il nome, occhiali e aria da prima della classe. 

UMBERTO ECO A CAPALBIOUMBERTO ECO A CAPALBIO 
Siccome dovrebbe essere noto che Hitler muore alla fine della seconda guerra mondiale, la risposta (anche per chi non conosceva per filo e per segno la storia dell’ascesa di Hitler al potere) non poteva essere che 1933, visto che altre date erano troppo tarde. Invece Ilaria risponde 1948, Matteo 1964, Tiziana azzarda 1979, e solo la quarta concorrente è costretta a scegliere il 1933 (ostentando incertezza, non si capisce se per ironia o per stupore).

pina piciernoPINA PICIERNO
A un quiz successivo viene domandato quando Mussolini riceva Ezra Pound, e la scelta è tra 1933, 1948, 1964, 1979. Nessuno (nemmeno un membro di CasaPound) è obbligato a sapere chi fosse Ezra Pound e io non sapevo in che anno Mussolini l’avesse incontrato, ma era ovvio che — il cadavere di Mussolini essendo stato appeso a Piazzale Loreto nel 1945 — la sola data possibile era 1933 (anche se mi ero stupito per la tempestività con cui il dittatore si teneva al corrente degli sviluppi della poesia anglosassone).
scanzi e piciernoythhrSCANZI E PICIERNOYTHHR

UMBERTO ECO A CAPALBIOUMBERTO ECO A CAPALBIO 
Stupore: la bella Ilaria, richiedendo indulgenza con un tenero sorriso, azzardava 1964. Ovvio sbigottimento di Conti e — a dire la verità — di tanti che reagiscono alla notizia di Youtube, ma il problema rimane, ed è che per quei quattro soggetti tra i venti e trent’anni — che non è illecito considerare rappresentativi di una categoria — le quattro date proposte, tutte evidentemente anteriori a quelle della loro nascita, si appiattivano per loro in una sorta di generico passato, e forse sarebbero caduti nella trappola anche se tra le soluzioni ci fosse stato il 1492. Sempre all’ Eredità una concorrente doveva stabilire se una certa persona era attrice o cantante, e aveva risposto sempre bene, ma si era arenata (e sbagliata) su Gina Lollobrigida e Monica Vitti. Troppo remote, come Lida Borelli e Francesca Bertini [...].
UMBERTO ECO IN GIRLFRIEND IN A COMAUMBERTO ECO IN GIRLFRIEND IN A COMA 

Vi chiederete perché lego il problema dell’invadenza del Tu alla memoria e cioè alla conoscenza culturale in generale. Mi spiego. Ho sperimentato con studenti stranieri, anche bravissimi, in visita all’Italia con l’Erasmus, che dopo avere avuto una conversazione nel mio ufficio, nel corso della quale mi chiamavano Professore, poi si accomiatavano dicendo Ciao.
UMBERTO ECO ALL'ULTIMA PANZA DI CAPALBIOUMBERTO ECO ALL'ULTIMA PANZA DI CAPALBIO

Mi è parso giusto spiegargli che da noi si dice Ciao agli amici a cui si da del Tu, ma a coloro a cui si da del Lei si dice Buongiorno, Arrivederci e cose del genere. Ne erano rimasti stupiti perché ormai all’estero si dice Ciao così come si dice Cincin ai brindisi. Se è difficile spiegare certe cose a uno studente Erasmus immaginate cosa accade con un extra-comunitario.

UMBERTO ECOUMBERTO ECO 
Essi usano il Tu con tutti, anche quando se la cavano abbastanza con l’italiano senza usare i verbi all’infinito. Nessuno si prende cura degli extracomunitari appena arrivati per insegnare loro a usare correttamente il Tu e il Lei, anche se usando indistintamente il Tu essi si qualificano subito come linguisticamente e culturalmente limitati, impongono a noi di trattarli egualmente con il Tu (difficile dire Ella a un nero che tenta di venderti un parapioggia) evocando il ricordo del terribile “zi badrone”. Ecco come pertanto i pronomi d’allocuzione hanno a che fare con l’apprendimento e la memoria culturale.


mercoledì 9 settembre 2015

Ma le foto dei bimbi commuovono veramente?

Nell'epoca delle immagini, ricordando il povero Aylan, una dotta disamina che guarda indietro fino alla guerra del Vietnam, ripresa da Dagospia.com, per chi ha ancora voglia di leggere, guardare, e soprattutto capire.
MV

UNO SCATTO PUÒ CAMBIARE LA STORIA? – LA FOTO DI AYLAN SULLA BATTIGIA SARÀ SUFFICIENTE PER CAMBIARE LE POLITCHE SUI MIGRANTI? O RIMARREMO TUTTI CON LA BOCCA APERTA SENZA FARE NIENTE, COME SUCCESSE DAVANTI ALLO SCATTO DELLA BAMBINA USTIONATA DAL NAPALM DURANTE LA GUERRA IN VIETNAM?

Dallo scoppio della crisi dei migranti, nessuna immagine è riuscita a smuovere la coscienza delle persone più di quella del bimbo siriano trovato morto su una spiaggia della Turchia. Disteso sulla sabbia con la sua magliettina rossa e i pantaloncini neri, Aylan Kurdi è… - 

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aylan kurdiAYLAN KURDI
Nicolaus Mills per http://www.thedailybeast.com

Dallo scoppio della crisi dei migranti, nessuna immagine è riuscita a smuovere la coscienza delle persone più di quella del bimbo siriano trovato morto su una spiaggia della Turchia. Disteso sulla sabbia con la sua magliettina rossa e i pantaloncini neri, Aylan Kurdi è un ricordo orribile di ciò che accade quando i migranti provenienti dal Medio Oriente e dall'Africa non ottengono l'aiuto di cui hanno bisogno.

napalm girlNAPALM GIRL
E mentre le polemiche sulla morte di Aylan continuano, dobbiamo essere consapevoli dello scarso potere che può avere un’immagine nell’influenzare le politiche dei governi. A questo proposito può essere interessante confrontare la foto di Aylan con quella che il fotografo della AP Huynh Cong "Nick" Ut scattò l’8 giugno 1972 a una bambina di 9 anni, Kim Phuc, durante un attacco con il napalm a un villaggio vietnamita.

nick utNICK UT
Nello scatto, apparso all’epoca su Newsweek e vincitore di un premio Pullitzer, Phuc sembra chiedere aiuto a qualcuno – a chiunque - ma gli unici adulti in grado di poterla aiutare erano i soldati americani, che però sembrano indifferenti a lei e agli altri bambini terrorizzati. La fotografia rappresentò un messaggio fortissimo contro la guerra, ma non fu prima del 29 Marzo 1973 che le ultime truppe americane lasciarono il Vietnam, e solo il 29 aprile del 1975 l'ambasciatore Graham Martin abbandonò il paese, per cui è difficile valutare l’impatto che lo scatto di Ut ebbe sulle vicende.

kim puch con nick ut 1KIM PUCH CON NICK UT 1
In quell’occasione l’unico ad avere aiutato Kim Puch fu Ut stesso, che si rifiutò di rimanere un osservatore passivo della scena che aveva appena fotografato: la raccolse e immediatamente si diresse al più vicino ospedale. I dottori gli dissero che la bambina era spacciata, ma lui insistette perché la curassero e alla fine ebbe ragione. Phuc sopravvisse il suo calvario, e oggi è un’ambasciatrice delle Nazioni Unite, vive in Ontario, Canada, con il marito e due figli. Sempre ottimista, il 3 settembre ha detto al quotidiano canadese Global News che crede che l'immagine di Aylan possa cambiare il corso della crisi dei migranti in Europa.

aylan kurdi sulla spiaggia diAYLAN KURDI SULLA SPIAGGIA DI 
L'ottimismo di Phuc la dice lunga sulla sua fede nelle politche di assistenza ai migranti. Ma la triste verità è che nel 1972 Ut riuscì a salvare Phuc perché fece quello che nessun governo o agenzia internazionale avevano fatto: nel momento in cui la vita di una bambina stava per essere spezzata, ha agito in base a quello che il suo cuore gli ha detto invece di pesare ai pro e ai contro della situazione in chiave politica.
nick ut e la strada di napalm girlNICK UT E LA STRADA DI NAPALM GIRLkim puch e il fotografo nick utKIM PUCH E IL FOTOGRAFO NICK UTnick ut 1NICK UT 1kim puch con nick utKIM PUCH CON NICK UTnick ut con kim puch vietnam 1972NICK UT CON KIM PUCH VIETNAM 1972kim puch a toronto nel 1997KIM PUCH A TORONTO NEL 1997

martedì 8 settembre 2015

Questo blog di propaganda personale e i profughi


Giovanni C. ha detto...
Scusi una domanda: lei quante case ha?
Sarebbe disponibile a mettere almeno un profugo in una stanza di una delle sue case? Quella che usa meno.
Siccome questo blog di propaganda personale pubblica solo quello che vuole lei, spero che accetti di rispondermi
La mamma dei tartufi è sempre incinta. Il gentile Giovanni C non ha mai messo il naso una volta su questo blog, chissà quale richiamo irresistibile lo porta fin qui.
Dico che non ha mai messo il naso, perché come sapete voi frequentatori questo non è un blog di propaganda personale perché non c'è nulla da propagandare. In effetti ho appena avuto un sms privato che mi accusava della stessa nefandezza, e mi viene un sospettino.
Allora caro Giovanni C., ai privati (come io sono) non è stato per ora chiesto di ospitare profughi. Nei giorni scorsi, al contrario, il Papa lo ha chiesto alle parrocchie di tutta Italia. Io, fino a prova contraria, non sono un prete.
Se mi verrà chiesto, farò la mia parte nel modo che riterrò più opportuno. 
Qui si dibatte da mesi (è il caso di dirlo) sulla necessità di un atteggiamento meno diffidente nei confronti delle persone che soffrono e scappano dalle guerre e sono state portate dalla sorte a Crescentino.
Non confidando in una apertura dell'Amministrazione su questi temi, mi auguro che presto si tengano incontri con gli ospiti involontari, per capire i loro problemi e le loro aspirazioni, e si parli - per esempio nella sede del PD - di tali tematiche, per capire di più e disegnare un futuro umano per le persone che sono arrivate.
Amen. 

domenica 6 settembre 2015

Qualcuno dica a Don Edoardo...



Qualcuno dica a Don Edoardo che durante l'Angelus di oggi Papa Francesco ha invitato le parrocchie ad accogliere i profughi. 
"In prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi". 
Poi ha rivelato che anche le due parrocchie del Vaticano  accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi, incominciando dalla mia diocesi di Roma”.
“Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede, ad essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta".
Manco avesse messo il naso fin qui, a quello che si annoia per l'euro chiesto per il carrello, Francesco ha aggiunto alcuni pensieri che ci dovrebbero risuonare familiari:
“Spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali. Persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa; questo non è Dio, è il nostro peccato”.

sabato 5 settembre 2015

Le pensioni dei sindacalisti italiani sotto la lente della società

Il discorso delle pensioni dei sindacalisti è schizzato nella top ten dei più interessanti dopo che si è scoperto che l'ex leader del sindacato cattolico Cisl Raffaele Bonanno l'anno scorso si è dimesso perché era stato rivelato un documento interno secondo il quale a ridosso della pensione gli era stato aumentato in modo vertiginoso lo stipendio, poi riversato sull'assegno previdenziale; ma anche il mio coscritto Antonino Sorgi, presidente dell'Inas Cisl, è arrivato a 256 mila euro lordi di pensione, e a molti altri ancora racchiusi in un prezioso elenco è andata altrettanto bene. Tutto questo si è saputo grazie al dossier di Fausto Scandola, un iscritto Cisl in pensione, che ha cercato e reso noti tutti questi dati con santa pazienza: ed è stato dopo 50 anni di militanza espulso dal sindacato proprio per le sue rivelazioni. Mica bello no? 
La Cisl non ci fa una gran figura. Anche perché il tema generale è diventato oggetto di interesse, e oggi il Corriere della Sera ha fatto una accurata disamina del tema, che Dagospia (che riproduco qui sotto con il mitico copia-e-incolla) ha prontamente ripreso. 
Fare il sindacalista non è sempre un gran mestiere, soprattutto con i tempi grami che corrono. Ma in tutti i settori (non vi dico nel giornalismo, gente... ) c'è stato chi è stato bravo a cavalcare il proprio incarico, e chi invece si è speso e si spende onestamente per i colleghi, ricavandone più che rose rosse dei calci nel sedere. A costoro (ci sono, ci sono) va il nostro più grande rispetto. 
Comunque, se avete voglia leggete e buona domenica a tutti... 

A COSA SERVONO I SINDACATI? AD ARRICCHIRE I SINDACALISTI? - UNO STUDIO DELL’INPS CERTIFICA CHE LE PENSIONI DEI SINDACALISTI, A PARITÀ DI ALTRE CONDIZIONI, SONO PIÙ ALTE DI QUELLE DEI LAVORATORI DIPENDENTI, SOPRATTUTTO NEL SETTORE PUBBLICO

Secondo la Cgil “non vi è nessuna condizione di privilegio per chi svolge attività sindacale” ed è bene “ricordare che i lavoratori distaccati rinunciano a sviluppi di carriera e ad altre forme di retribuzione legate all' effettiva presenza in servizio”, come ad esempio i buoni pasto…

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Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”

SINDACATI IN PIAZZA A ROMA CONTRO LA RIFORMA FORNERO jpegSINDACATI IN PIAZZA A ROMA CONTRO LA RIFORMA FORNERO JPEG
Si sapeva da tempo ma adesso c' è il bollino ufficiale. Le pensioni dei sindacalisti, a parità di altre condizioni, sono mediamente più alte di quelle dei lavoratori dipendenti. Il verdetto arriva dall' Inps, l' Istituto nazionale di previdenza che con il nuovo presidente Tito Boeri ha iniziato da qualche settimana a fare i conti in tasca ai pensionati di tutta Italia, professione per professione.

Perché i sindacalisti hanno in media un assegno più alto? Il rapporto pubblicato ieri dall' Inps ricorda un decreto del 1996, promosso dall' allora ministro del Lavoro Tiziano Treu, che fino a pochi mesi fa è stato commissario proprio dell' Inps.
SINDACATISINDACATI 

Dice quella norma che i sindacalisti possono di fatto cumulare due pensioni. Se sono in aspettativa senza stipendio oppure in distacco sindacale, hanno diritto nel periodo di assenza dal lavoro a vedersi versare sia i contributi del sindacato sia quelli dell' azienda di provenienza, i cosiddetti contributi figurativi che possono essere pagati da chi momentaneamente non lavora ma non vuole che questo pesi sulla sua pensione futura.

Corteo sindacatiCORTEO SINDACATI
Una specie di doppio binario, insomma. Se poi i sindacalisti provengono non da un' impresa privata ma da un ufficio pubblico, i loro contributi vengono calcolati secondo regole più generose, quelle in vigore fino al 1993 che prevedono il conteggio della pensione sulla base dell' ultimo stipendio. Un vantaggio, cancellato nel 2012, che spiega la vecchia pratica degli aumenti negli ultimi mesi di lavoro, simile alla cosiddetta promozione alla vigilia un tempo diffusa tra i militari.
BACIO LANDINI CAMUSSOBACIO LANDINI CAMUSSO

Eliminando solo quest' ultimo vantaggio, l' Inps conclude che «da alcune simulazioni fatte si avrebbe una riduzione media» dell' assegno previdenziale «intorno al 27%, con punte anche del 66%». Quanti sono i sindacalisti che hanno approfittato di questi meccanismi, del tutto legittimi ma forse non altrettanto opportuni, specie dopo anni in cui abbiamo visto blocchi degli aumenti legati all' inflazione, contributi di solidarietà vari e altre forme di contenimento della spesa?

sacconi poletti jobs act in senatoSACCONI POLETTI JOBS ACT IN SENATO
In tutto sono stati 17.319, secondo i numeri forniti poche settimane fa al Parlamento dal ministro del Welfare, Giuliano Poletti. Il ministro ha anche osservato, però, che quelle pensioni più ricche non pesano sulla collettività. «L' incremento dell' importo delle pensioni - ha detto alla Camera - corrisponde a un effettivo versamento di contributi. E quindi non è rilavabile uno specifico onere a carico del sistema previdenziale». Ma nel suo studio l' Inps dice una cosa diversa. In alcuni casi i cosiddetti contributi figurativi sono a «carico della gestione previdenziale di appartenenza», cioè della stessa Inps, e quindi «della collettività dei lavoratori contribuenti».

IOLE CISNETTO E RAFFAELE BONANNIIOLE CISNETTO E RAFFAELE BONANNI 
I sindacati respingono tutte le accuse. Secondo la Cgil «non vi è nessuna condizione di privilegio per chi svolge attività sindacale» ed è bene «ricordare che i lavoratori distaccati rinunciano a sviluppi di carriera e ad altre forme di retribuzione legate all' effettiva presenza in servizio», come ad esempio i buoni pasto. La Uil, con il segretario confederale Domenico Proietti, parla di «notizie imprecise» e di «fatto grave» perché l' Inps «esprime una valutazione così generica e sommaria da far sospettare che l' intento sia quello di ingenerare discredito e non di fare chiarezza».

ANGELETTI BONANNI CAMUSSOANGELETTI BONANNI CAMUSSO 
Le tabelle dell' Inps sono uscite il giorno dopo che Pier Paolo Baretta, ex sindacalista oggi sottosegretario all' Economia, aveva criticato il presidente dell' Inps per aver giudicato troppo costosa una sua proposta di modifica alle regole sulle pensioni, non dei sindacalisti ma di tutti, la famosa flessibilità in uscita di cui si parla in questi giorni. La stessa critica era arrivata da un altro ex sindacalista passato alla politica, Cesare Damiano. Forse è un caso. Forse no.

mercoledì 2 settembre 2015

Quindicimila islandesi offrono una sistemazione ai profughi.

Il Governo di Rejkiavik, la capitale dell'Islanda, è rimasto senza parole tutto intero dopo che, in seguito a un sondaggio, si è scoperto che 15 mila abitanti dell'isola incantata dei geyser e di Bjork sono disponibili a offrire una sistemazione ai profughi dall'Africa e dal Medio Oriente. Il 4 per cento della popolazione