lunedì 31 agosto 2015

Marilyn e Brigitte, un po' di sana leggerezza

La leggerezza fa bene al cuore e alla mente. Un po' di sana, sapiente leggerezza viene negli ultimi anni dalle mostre che non a caso hanno avuto grandissimo successo a Crescentino. Tre collezionisti del nostro Paesello - Enzo Monateri, Pino Pezza, Giovanni Bandirali - sono tornati a riunire le forze all'interno dell'Associazione culturale CMT dopo la mostra su Marilyn, ripetendo quello stesso esperimento ma aggiungendo copiosa documentazione su Brigitte Bardot.
E' per qualcuno l'immaginario di gioventù, per altri magari una visione di storia del costume dei Cinquanta e Sessanta, tanto vituperati ma sognati da chi fu così fortunato da viverci, o da chi ne ha sentito tanto parlare e si è pure documentato.
La crisi dell'edilizia ha finito per favorire queste manifestazioni, insieme a quella storica sulla Grande Guerra, dell'anno scorso, anche quella bellissima. 
L'amato ex cinema Moderno doveva diventare un condominio (ma che strano no? Già era stato un supermercato, strano pure quello))) e invece è ancora lì, così pronto che sembra fatto apposta per le mostre. 
Chissà quanto durerà.
Comunque, se volesse qualcuno organizzare altre mostre, vi ricordo che c'è un gioiellino settecentesco, un teatrino, nel cuore del Comune, che è la casa di tutti noi. Giace inutilizzato perché ha il brutto torto di esser stato ristrutturato da me, ma mi consola che ogni tanto qualcuno mi fermi e mi dica "Che peccato". Naturalmente, a bassissima voce, così sento solo io.
Anche il Teatrino Civico è organizzato per ospitare mostre. Si ricordino i "mostratori".
(sigh)

sabato 29 agosto 2015

... E noi facciamo i conti sugli 8 profughi della Frazione Monte (

Io non so più come cantarvela, questa storia epocale che ci sta travolgendo. C'è gente che fa i conti sui profughi del Monte, come se fossero gli unici al mondo, come non avessero la tv, come se non capissero cosa sta accadendo. Ma ci ha pensato il Corriere della Sera, che riprendo qui nel montaggio dell'ottimo Dagospia (quando smette di pubblicare notizie ai limiti del porno, eh).
MV


L'EUROPA CHE VERRÀ - METTETEVI LE RUSPE IN PACE: LE MIGRAZIONI DI MASSA NON SI FERMERANNO FINO AL 2050. IN QUESTO MOMENTO, CI SONO 5 MILIONI DI PERSONE PRONTE A LASCIARE LA SIRIA - GESTIRE IL FENOMENO, CON L'EUROPA CHE NON SA COORDINARSI E LE RETI CRIMINALI PIÙ FORTI CHE MAI, È DI FATTO IMPOSSIBILE - - 

Il 'via' al fenomeno lo hanno dato le primavere arabe, la caduta della Libia, ma anche le conseguenze dell'abbandono di Siria, Iraq e Afghanistan da parte di politici e militari occidentali. Non solo il Mediterraneo. Come dimostrano i casi austriaco e macedone, le vie di ingresso sono infinite...

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Francesco Battistini e Maria Serena Natale per il "Corriere della Sera"

27 migranti in un camion italiano a londra 527 MIGRANTI IN UN CAMION ITALIANO A LONDRA 5
È la più grave crisi di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale, dice il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos. L’Europa si scopre prima linea di un’emergenza globale, punto di caduta di conflitti che sconvolgono Medio Oriente, Asia, Africa. Le migrazioni resteranno il tratto distintivo del nostro tempo, spostamenti di masse in cerca di opportunità e diritti su rotte di morte e speranza. Un fenomeno che secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni non si arresterà prima del 2050, quando la popolazione mondiale si assesterà sui 9-10 miliardi di persone.

cadaveri di migranti trovati in un camion in austria 8CADAVERI DI MIGRANTI TROVATI IN UN CAMION IN AUSTRIA 8
Fino ad allora l’Europa, epicentro del terremoto dell’estate 2015, dovrà affrontare una serie di aggiustamenti normativi e culturali, dalla revisione delle regole sul diritto d’asilo fino all’elaborazione di una strategia complessiva per affrontare scenari geopolitici sempre più fluidi. A che punto siamo nella nuova ondata migratoria?

cadaveri di migranti trovati in un camion in austria 6CADAVERI DI MIGRANTI TROVATI IN UN CAMION IN AUSTRIA 6
L’IMPENNATA
Il primo aumento nel flusso degli arrivi si percepisce a partire da gennaio ma la grande accelerazione è quella di luglio, quando gli ingressi illegali in territorio Ue balzano, dai 70 mila di giugno, a 107.500. Solo in Grecia dall’inizio dell’anno gli ingressi (legali e non) sono stati 160 mila, contro i 50.242 registrati in tutto il 2014. La maggior parte da Siria, Iraq e Afghanistan. Migranti che poi tentano la traversata dei Balcani attraverso la Macedonia, per passare in Serbia e in Ungheria, Romania o Bulgaria. Nei prossimi mesi si prevede che da questa rotta passino circa 3 mila persone al giorno.
migranti nel canale di sicilia 4MIGRANTI NEL CANALE DI SICILIA 4

Sul fronte mediterraneo l’ultimo bilancio, aggiornato ieri dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati, è di oltre 300 mila persone che hanno preso il mare per l’Europa dall’inizio del 2015. Circa 2.500 i morti e dispersi. In un’unica giornata, sabato 22 agosto, nelle acque che separano l’Italia dalle coste libiche sono state tratte in salvo 4.400 persone. In Siria oltre 5 milioni di sfollati interni aspettano un’occasione per partire.
cadaveri di migranti trovati in un camion in austria 1CADAVERI DI MIGRANTI TROVATI IN UN CAMION IN AUSTRIA 1

Come spiega Tana de Zulueta, presidente del Comitato italiano per l’Agenzia Onu dei rifugiati palestinesi con una lunga esperienza in missioni Osce e Ue, «metà degli 11 milioni di sfollati siriani ha già lasciato il Paese, gli altri sono pronti a seguirli, in un contesto regionale dove a conflitti dichiarati si aggiungono tensioni sotterranee, ad esempio in Libano, che riemergendo farebbero esplodere la polveriera mediorientale».

Le migrazioni fanno da sempre parte della storia dell’umanità. Un fenomeno oggi amplificato e reso inevitabile dalle crisi umanitarie in corso; dai cambiamenti climatici; dalla scarsità di candidati a svolgere lavori sottopagati nei Paesi più ricchi malgrado la crisi socio-economica; dal deficit demografico che oppone, a un Nord che non cresce e che nei prossimi dieci anni vedrà un sensibile calo della forza lavoro, un Sud abitato da popolazioni giovani e senza occupazione. Per avere un’idea: la Ue conta 550 milioni di abitanti, le Nazioni Unite stimano che in trent’anni il continente africano raggiungerà un numero pari a tre volte quello della Ue.
migranti al confine con l ungheria 8MIGRANTI AL CONFINE CON L UNGHERIA 8

COSA FA L’EUROPA?
Per ora procede in ordine sparso. La maggior parte dei Paesi più colpiti, dove i governi devono gestire anche l’allarme sociale alimentato dalle destre populiste, sceglie la linea dura. Accade per Regno Unito e Francia che hanno stretto un patto di sicurezza sulla Manica. Accade nel Centro-Est che alza muri materiali e mentali. Non in Germania, che quest’anno aspetta il record di 800 mila richieste d’asilo e ha sospeso l’applicazione del regolamento di Dublino rifiutando di rimandare indietro i profughi siriani.
PROTESTA DEI MIGRANTI A MILANOPROTESTA DEI MIGRANTI A MILANO

La Ue ha triplicato i fondi per le missioni nel Mediterraneo (da ottobre la Eunavfor Med potrebbe essere autorizzata ad arrestare i trafficanti in mare), ha previsto finanziamenti supplementari per i Paesi di primo accesso come l’Italia, l’Ungheria e la Grecia in crisi politica, e ha elaborato un’Agenda immigrazione per redistribuire i migranti secondo criteri più equi in una logica che dovrebbe unire «responsabilità» e «solidarietà».

MIGRANTI - SCONTRI SULL ISOLA DI KOSMIGRANTI - SCONTRI SULL ISOLA DI KOS 
I ministri degli Interni hanno raggiunto un accordo di massima per la ripartizione di circa 32 mila persone in due anni. La Ue vuole strappare entro fine anno l’impegno per 40 mila migranti che potrebbero poi arrivare a 60 mila. Numeri ridotti e soluzioni parziali. «Servono subito visti temporanei, quote più alte, un sistema rafforzato di protezione internazionale» sostiene il direttore dell’Oim William Lacy Swing. A ottobre i ministri di Esteri e Interni si vedranno a Parigi, a novembre il vertice Ue-Africa a Malta. C’è una nuova consapevolezza politica nelle istituzioni comunitarie: dopo lo choc, si aspettano misure concrete.

scarpe sulla soglia della chiesaSCARPE SULLA SOGLIA DELLA CHIESA
LA RETE CRIMINALE
Esiste già un’Europa che collabora, s’aiuta e divide i profitti: è quella delle mafie. Il caso del camion pieno di cadaveri scoperto giovedì in Austria (targa ungherese, proprietà prima ceca e poi slovacca, immatricolazione fatta da un rumeno, spalloni bulgari e ungheresi) dimostra che le grandi gang criminali collaborano meglio dei governi: «Controllano due terzi del traffico di migranti — dice Marko Nicovic, ex capo della polizia serba —, l’altro terzo è gestito da piccole organizzazioni locali».
barcone migranti nigerianiBARCONE MIGRANTI NIGERIANI

Dopo la droga, le armi e la prostituzione, gl’immigrati sono il quarto business più redditizio dell’area. In assoluto, il meno rischioso: nessun Paese interessato alla rotta balcanica ha mai introdotto il reato d’immigrazione clandestina e dalla Turchia alla Grecia, dalla Macedonia alla Serbia, dalla Bulgaria all’Ungheria le pene sono pesanti solo se il carico umano muore. Altrimenti, ce la si cava col ritiro della patente o tre mesi di carcere, spesso evitabili con una cauzione di mille euro: meno di quel che paga un migrante.

migranti 3MIGRANTI 3
«Non c’è niente di casuale nel cammino d’un profugo — spiega Bojidar Spasic, già funzionario del Bia, i servizi di sicurezza di Belgrado —. Le mafie gli dicono al dettaglio cosa fare: strade, i punti d’incontro a Presevo e a Skopje, i valichi a Szeged, i posti di polizia, gli autisti, le guide, tutto. Ogni suo passo è scandito: prima lo prende la mafia turca, poi i balcanici, alla fine è controllato da kosovari, italiani, russi, ora anche cinesi». C’è un vip service, fino a 10 mila euro, una zona d’ombra per chi abbia qualcosa da nascondere: «psirata», dicono in serbo, iracheni o siriani ex sgherri di regime che temono vendette dei connazionali ed esigono l’invisibilità.

i migranti che hanno dormito sugli scogli a2dcb811I MIGRANTI CHE HANNO DORMITO SUGLI SCOGLI A2DCB811
Poi c’è il servizio standard, 3-5 mila euro, per gli stessi canali usati con armi o auto rubate: «Il migrante è merce ingombrante — dice Spasic — e non passa mai per le vie della droga». Da qualche giorno, le banche di Salonicco, di Skopje, di Belgrado, di Budapest sono sommerse da soldi versati negli sportelli turchi, libanesi, afghani di Western Union e Tenfore: «Il migrante non rischia di portarsi il denaro addosso, in ogni Paese sa già dove andare a ritirarlo per pagarsi quel pezzo di tragitto».

Le polizie europee conoscono i nomi dei grandi clan che si dividono il traffico, elenca Nicovic: «I turchi Karakafa a Istanbul, i bulgari Plamenov tra Sofia e Dimitrovgrad, i Thaci kosovari e gli albanesi di Durazzo che si sono spostati in Macedonia, i russi di Semion Moglievich in Ungheria, i montenegrini che sono venuti a Belgrado perché contrabbandare sigarette in Puglia non rende quanto un camion d’afghani in Ungheria... Per colpire questa gente, ci serve più personale: noi abbiamo solo trenta poliziotti in tutta la Serbia, e solo cinque che conoscono l’arabo, per controllare 100 mila migranti.
migranti alla stazione tiburtina 4MIGRANTI ALLA STAZIONE TIBURTINA 4

Ci vorrebbe anche un coordinamento fra polizie che non c’è mai stato: finora, che importava ai serbi di chi sbarcava a Lampedusa? O agli spagnoli di chi entrava in Macedonia?». La corruzione: nel prezzo del passaggio è spesso compresa la mazzetta a doganieri bulgari o serbi che guadagnano 500 euro al mese e «più è grande il gruppo, più sale il prezzo: 500 euro per dieci persone».

I livelli di protezione sono alti: le gang controllano le forniture di cibo ad alcuni campi di rifugiati, dice la polizia di Belgrado, un po’ come accadeva a Roma nei centri di Mafia Capitale. E quanto al terrorismo, secondo i rapporti il muro di 275 km costruito dai bulgari sul confine turco non è sufficiente, ma un rischio immediato non si vede.
migrante eritreaMIGRANTE ERITREA

«Gli estremisti di Bosnia e Sangiaccato danno logistica a qualche profugo — spiega Nicovic —, ma solo se è di stretta osservanza. È gente che controlliamo anche al telefono. La rete d’accoglienza jihadista però è estesa, dalla Macedonia (Tetovo) al Kosovo (Djakovica) e dal Montenegro (Ulzin). Nessuno può dire con sicurezza che qualche terrorista non sia arrivato: il 90% dei migranti è fatto di siriani e il 70% di questi siriani è tutta gente fra i 20 e i 30 anni».

giovedì 27 agosto 2015

E ora Orsolina è tornata sottobraccio al suo Piero

Cara, dolce Orsolina. Un altro pezzo della Crescentino doc se n'è andato con lei. Veramente una persona dolce, dall'ovale e dal sorriso dolcissimi. 
Sono così vecchia, che mi ricordo ancora di quando lei e il Piero Bosso, da fidanzati, passavano la domenica pomeriggio al Bar della Stazione, dove io vivevo da bambina (ma anche da ragazza) con  i miei genitori. C'erano loro due, e anche la Fiorenza Cossotto, bellissima, con il suo morosino d'epoca. 
Il mio bar era proprio carino, verde mela e fucsia di fuori, dentro di legno con una stufa tonda al centro del pavimento, tutto lucidato. Ci venivano i morosi e i ragazzi, la domenica pomeriggio.  Non sono sicura che ci fosse già il juke box, era credo la metà dei Cinquanta. E io gironzolavo in mezzo a loro, e Piero e Orsolina mi facevano sempre delle carezze e mi dicevano frasi scherzose.
Non li ho mai perduti di vista, mai. Una coppia perfetta, lei una signora gentile e complice a fianco di quel marito così impegnativo ed estroverso. 
Negli ultimi anni, soprattutto dopo che Piero se n'era andato,  Orsolina stava male, proprio male. Ma non si lamentava, raccontava soltanto, con il suo sorriso dolce. Un abbraccio alle figlie, Paola e Giovanna. 

martedì 25 agosto 2015

Le transumanze dei profughi e i probi sentimenti di alcuni politici locali

Ogni giorno ormai, quando i Tg e i giornali danno conto delle centinaia di migliaia di profughi disperati (si parla di centomila persone) in arrivo dall'Africa, dalla Siria e dal resto del Medio Oriente non più solamente in Sud Italia, ma in Grecia, Spagna, Turchia, Libano, Serbia, Macedonia... ogni giorno, dicevo, ascoltando o leggendo, io penso a noi Crescentinesi. E penso a quel periodo leggendario di alcune settimane fa, quando l'apparizione in città di 8 (10? 15?) profughi provenienti dall'asilo di Verrua Savoia, che scendono da noi e ai nostri supermercati, provocò sentimenti di diffidenza, paura, rabbia, e invocazioni di telecamere e di "sicurezza", nel cuore e nelle menti  dell'Assessore Arlotta o del beneamato avvocato consigliere Mosca. 
Si saranno finalmente resi conto del fenomeno biblico, epocale, che la nostra Europa attraversa? Faranno il tifo per l'Ungheria (formalmente democratica, ma con forti tentazioni autoritarie), che mette i cavalli di Frisia per impedire l'entrata? 
Sono tempi durissimi per l'umanità sofferente, e perfino l'Europa si sta svegliando, tenta una organizzazione unitaria e soprattutto umanitaria. Questo 2015 finirà - se non altro per tale fenomeno - nei file della storia di questo primo secolo del Terzo Millennio, iniziato in modo tanto turbolento. 
E noi ci siamo preoccupati di 8 (10? 15?) profughi, e abbiamo notato che avevano i telefonini, come se il loro destino non fosse legato alla nostra epoca e quell'unico filo che li lega alle loro famiglie, come se questo fosse un segno di malvivenza. Non abbiamo pensato alla storia, alla geografia, alle guerre in corso, all'Is che ammazza sgozza e crocifigge vivi e morti, alle guerre che costringono a fuggire. E la sindaca di Verrua Savoia ha scaricato la faccenda, sempre all'epoca, dicendo: "Saranno quelli delle case volute dalla Venegoni". Un bel genio, anche lei povera donna. 


lunedì 24 agosto 2015

Mauro Novo, fa nen parei

Il piccolo mondo antico dei 2 blog crescentinesi è stato scosso da  Mauro Novo che annuncia - dopo aver accumulato un bel po' di nervoso - la propria intenzione di chiudere a metà settembre "Mauro at Large", cioè la principale fonte di informazione degli internetizzati del nostro amato Paesello e non soltanto.
Non voglio entrare nelle diatribe fra lui e alcuni dei suoi seguaci, dei quali faccio parte. Ci sono qui e là cose di cattivo gusto che riguardano anche questo blog per così dire un po' rinato la scorsa primavera, in seguito (guarda un po') a una delle tante scortesie che fanno parte della mia vita nella mia città.
Scortesie, siamo sempre lì. A me scrivono poco, come nota il signor D'Angelo in un commento recente non senza una sfumatura di soddisfazione, ma io vedo che i miei post vengono letti, e credo (per il taglio che ho dato allo storico Amare Crescentino) che va bene così. 
A Mauro scrivono tanto. Ma ci sono di mezzo le solite invidie e gelosie. Ci sono poi quelle masse di anonimi che Mauro fa male ad accettare, la gente non si è mai abituata (se non i più scafati) a darsi sempre lo stesso nickname (in piemontese stranom), e così da lui come (nel mio piccolo) da me, non si capisce mai bene chi diavolo ci sia dietro le firme più variopinte. E' esilarante a volte vedere due che sotto anonimato se ne dicono di tutti i colori: manca solo un bel "Lei non sa chi sono io". Ma questa è (anche) Crescentino.
Mauro a questo suo blog ha dato e dà moltissimo, ha lavorato un sacco in questi anni, ha riempito vuoti e svuotato dei pieni. Io lo so che è stanco, lo capisco. C'è chi lo martella tutti i santi giorni. Ebbasta dai.
Però, come ho già detto da qualche parte, il blog è suo. Può farci salire e scendere chi vuole, può cassare i commenti maleducati ed è suo pieno diritto, può perdere la trebisonda e prendere a male parole, come gli capita di fare. 
Essere attaccati violentemente non è simpatico, ci vuole un pelo sullo stomaco che lui, come me, non ha. Io ho ritrovato la serenità da quando non ho più fisicamente a che fare con GianMaria Mosca o altri soggetti strumentalizzanti, sarchiaponeschi o troppo furbi per i miei gusti. Ne elimini qualcuno volontariamente pure lui, scriva soprattutto tre post la settimana invece che tre al giorno, e vedrà che la crisi passerà (tarataratattatatta ta come cantava quello là).
Sarebbe proprio ingiusto che "Mauro at Large", bello strumento che lui ha saputo creare con tanta fatica quotidiana, finisse per causa dei soliti quattro stupidotti oltretutto anonimi. Vuoi copiaincollare? E fallo. Vuoi collaboratori per allargare gli argomenti? Evvai. Però dosa le tue energie, mio caro. Finché c'è energia, e passione come tu hai, c'è vita.
Dunque Mauro fa nen parei. Relax, and go on. 


martedì 18 agosto 2015

Fra il 2008 e il 2013 gli Italiani hanno risparmiato più di tutti gli Europei insieme.



Nell'attesa della ripresina che c'è e non c'è, mentre si parla del futuro senza tutta questa speranza che si vorrebbe, gli economisti fanno i conti sulla crisi generale. E si scopre che i consumatori italiani, fra il 2008 e il 2013, hanno rinunciato nella loro spesa quotidiana e generale a più cose e servizi di tutti i consumatori europei messi insieme: ben 67 miliardi di euro in meno.

Per chi, come me, nel suo piccolo è rimasto in quegli anni in un punto di osservazione cruciale come il Municipio della nostra amata cittadina, non è certo una sorpresa. 
Vi ricorderete che vi raccontavo delle file di persone che avevano perso il lavoro e non potevano più pagare il mutuo, o peggio la luce e il riscaldamento, e i pensionati che si toglievano la pensione per aiutare i figli. Delle file di sfrattati con i bambini per mano che si allungavano davanti alla porta del sindaco.
(Proprio da questa situazione venne fuori l'idea di fare un accordo per affittare 15 appartamenti nelle case Bianco a favore di indigenti)
Con il senno di poi, scopriamo dalle statistiche dei giornali, ora, che fra l'8 e il '13 ogni italiano ha dovuto rinunciare a spese per 1.215 euro. Ogni singolo italiano. 
L'Europa, invece, tutta insieme ha dovuto rinunciare a spese per 56 miliardi di Euro, noi da soli a 67. 
Per affitti e bollette, abbiamo dovuto sborsare in media 316 euro in più a testa, spendendo in meno per mangiare 371 euro ciascuno. Tutti quanti. 
Nel 2013, rispetto al 2008, noi italiani abbiamo speso ciascuno quasi 200 euro in meno. Altrettanto mancato guadagno hanno avuto ristoranti e alberghi; vacanze più corte o cancellate, molta pizzeria. 
Hanno fatto le spese della crisi l'acquisto di mobili e ristrutturazioni, con 131 euro in meno a testa rispetto al 2008, con una contrazione di oltre 8 miliardi l'anno. Più di un terzo dei risparmi forzati del 2013 hanno riguardato i trasporti, a partire dalle auto: sono stati spesi 24 miliardi in meno. 

sabato 15 agosto 2015

Buon Ferragosto

Buon Ferragosto, cari amici, cari antipatizzanti.
E viva Crescentino 

giovedì 13 agosto 2015

Voce fuori dal coro. Staino, il papà di Bobo: Cuperlo al guinzaglio di D'Alema

Questa intervista a Sergio Staino, fiorentino e residente a Firenze (il particolare ha una sua importanza) oggi vignettista della nuova Unità renziana ma tutt'altro che renziamo, segue una polemica con Gianni Cuperlo, del quale in pratica il papà del trinariciuto Bobo non ne può più. Non tanto di lui, scelto anche come simbolo, ma del modo di fare dei dissidenti dem.
Conosco bene, e ho un rapporto di amicizia, con Sergio Staino dai tempi ruggenti del Premio Tenco: è uno che non le manda a dire ed è la voce più lucida che io abbia finora letto sulle tribolazioni del PD. 
L'intervista è comparsa ieri sulle pagine di Repubblica, firmata da Alessandra Longo. Riflettete anche voi con me, sulle parole di Sergio. 

ROMA. "Non mi sono venduto a Renzi e non sono un renziano".

Sergio Staino, perché questa lettera al suo "ex" amico Gianni?
"Nasce da una delusione profonda che ho avuto da lui e dalla sinistra dem. Io sono sempre amico di Gianni. Mi sono speso per lui in occasione dell'ultimo congresso del Pd. Ho sperato che attorno a lui si coagulasse un partito nuovo e di sinistra. Era la nostra unica speranza".

E adesso?
"Da come si comporta tutto lascia presagire che sia sempre al guinzaglio di Massimo D'Alema".

Ancora D'Alema?
"D'Alema e Bersani si sentono spodestati ingiustamente. Continuano a sentirsi due persone estromesse non dal gruppo dirigente ma da un marziano che si chiama Matteo Renzi".

Lo stesso premier che aveva proposto Gianni Cuperlo direttore de L'Unità.
"Ecco, Renzi mi mandò un sms che recitava così: "Voglio un direttore che non si schiacci sul governo". E Gianni cosa fa? Si consulta con D'Alema e Bersani, i quali gli sconsigliano di accettare. Un gesto di apertura quello di Renzi".

Staino, allora è vero: è diventato renziano?
"Renzi è il risultato della loro politica. Insomma, se il segretario è un danno, è stato provocato da questo gruppo dirigente".

A questo punto come dovrebbe comportarsi la minoranza del Pd?
"Sono due le strade: o diventano compagni del partito a tutti gli effetti, come fanno Matteo Orfini, Maurizio Martina e Andrea Orlando. O faranno la fine di Pippo Civati. Si pesino, però. Perché non contano nulla in Italia. Così otterranno percentuali pari a quelle di Antonio Ingroia e di Paolo Ferrero".
 

mercoledì 12 agosto 2015

Il dibattito fra le due anime del PD continua, ma che fatica

Ho appena finito di leggere sul blog di Mauro Novo un incandescente dibattito fra perfetti sconosciuti che sfottevano l'uso del copia-e-incolla sui blog.
Io ho certo aperto la strada nel nostro Paesello, non me ne pento e continuo pensando di offrire documentazione interessante a chi segua il dibattito interno al PD.
In questo filone, credo non sia da perdere l'intervista a cura di Francesca Schianchi apparsa su La Stampa dell'11 agosto. Il ministro dell'Agricoltura Martina è un "pontiere" in questo difficile momento di dialogo fra anime opposte dei PD, e qui dice cose che fanno capire come il dialogo, seppur malamente, sia ancora in corso...
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Martina: “Chi spacca il Pd fa un piacere alle destre”

“Non credo nella scissione, non c’è spazio a sinistra”
Ministro Martina, lei ha tentato una proposta di mediazione sulla riforma del Senato, ma i senatori della minoranza l’hanno respinta. Deluso? 
«Continuo a pensare che sia possibile un confronto, il Pd deve presentarsi unito a questo passaggio fondamentale. I dati Inps di oggi (ieri, ndr.) sui nuovi occupati sono importanti, dimostrano come scelte sofferte e delicate aprano strade utili per il Paese». 
Chiti dice che con la sua proposta è come navigare verso l’India e ritrovarsi in America… 
«Ai tre senatori che hanno avuto reazioni sferzanti direi di evitare battute e guardare al merito: Chiti nel 1996 c’era, gli ricordo che la proposta del ddl Boschi è coerente con le tesi dell’Ulivo del 1996». 
Cioè? 
«La tesi numero 4 del programma dell’Ulivo recitava: “Il Senato dovrà essere trasformato in una Camera delle Regioni, composta da esponenti delle istituzioni regionali che conservino le cariche locali...”. Con la massima voglia di trovare l’unità, ricordo che siamo arrivati a un passo dal traguardo storico del superamento del bicameralismo perfetto, non possiamo fermarci». 
Traguardo che vogliono tagliare anche loro, ma riaprendo l’art. 2 della legge: perché non si può? 
«Perché siamo a un metro dalla mèta, non possiamo ricominciare da capo: è già successo troppe volte, anche quando il centrosinistra governava». 
Rifiutano la mediazione perché hanno in mente la scissione? 
«Non voglio nemmeno pensarlo. E’ troppo grande e importante il progetto del Pd: per quel che posso, farò di tutto per tenere unito il partito». 
Ma ci sarebbe uno spazio a sinistra del Pd? 
«La storia ha spiegato a tutti noi che, quando la sinistra si divide, l’effetto è avvantaggiare la destra. Io non voglio essere corresponsabile di uno scenario del genere, e sono convinto che anche tra i 28 senatori sono pochissimi quelli che lo immaginano». 
Certo non aiutano a creare armonia certi toni, dal napalm ai vietcong ai gufi… 
«Infatti dobbiamo tutti abbassare i toni e ritrovare il senso di una comunità politica. E dobbiamo essere all’altezza della domanda di cambiamento che l’Italia ci ha rivolto: se il Pd voterà la riforma costituzionale che, dopo anni di discussioni, mette la parola fine al bicameralismo perfetto, nasce la Terza repubblica per davvero». 
E’ importante pure che i voti della sinistra Pd non siano sostituiti con quelli di Verdini, no? 
«L’idea della sostituzione è una ricostruzione usata per battaglia interna che non corrisponde alla realtà: guai se fosse così! Ho sentito gente nel mio partito quasi auspicare questo scenario per poter dire “ecco, vedete, avevamo ragione”: invece il problema è di Fi che perde un altro pezzo. Evitiamo ricostruzioni fantasiose e impossibili». 
A tenere unito il partito non deve pensarci soprattutto il segretario? 
«Certo, prima di tutto. Ma ciascuno di noi ha responsabilità non irrilevanti. Io non ho votato Renzi al congresso, ma voglio cambiare il Paese». 
E l’anima di sinistra? 
«Io chiedo a Renzi di sviluppare alcuni argomenti: innanzitutto, nella prossima legge di stabilità chiederemo che vengano inserite misure concrete di contrasto alla povertà. A settembre, come “Sinistra è cambiamento” presenteremo proposte precise: e, su questo, il presidente non può dirci di no». 

lunedì 10 agosto 2015

Sono peggio dell'alluvione?


Me ne ero dimenticata, ma ho letto sulla nostra "Gazzetta" che "Ha fatto più danni la Venegoni dell'alluvione". Ha simpaticamente ricordato questa frase storica del suo amato vice Fiorenzo Tasso, durante l'ultimo Consiglio Comunale, il mio successore Greppi, che mi stima evidentemente molto, ritrovando una verve che mi ha fatta tornare ai tempi ruggenti del tiro al piccione (sempre io).
L'occasione è stata la soluzione di un contenzioso fra il Comune e l'ingegner Giampiero Ravarino, circa una somma che egli sosteneva che il Comune dovesse pagargli per alcuni lavori di ristrutturazione.
La brava Silvia Baratto fa il suo lavoro e riferisce, nell'articolo della Gazzetta. Ma la storia andrebbe spostata ai tempi opportuni: ristrutturazione, appunto, di Palazzo De Gregory, durante l'Amministrazione Canonica, quando ancora a me non passava neanche per l'anticamera del cervello di poter fare il sindaco.
Sarò breve e spero non noiosa.
Luigi Canonica fu il mio predecessore fino al '95. Durante il suo mandato, il Palazzo fu ristrutturato dall'ingegnere su commissione dell' Amministrazione Canonica. Io arrivai a lavori praticamente conclusi, insieme con il mitico Vice Franco Daniele sul quale prima o poi scriverò un romanzo, perché è un uomo da raccontare. Pesce ascendente pesci. Praticamente, un'anguilla. Tuttora guizzante.
Ma questo lo dico solo per farvi sorridere (ciao, Franco, come stai?) 
L'ingegnere reclamò le sue cifre, parte del denaro non era stato messo a bilancio, dunque non c'era. Io non posso ricordarmi di cosa si trattasse, ma poiché è bruttissimo che i cittadini ci rimettano di loro - ingegner Ravarino compreso, che aveva lavorato - questi soldi furono trovati e messi a bilancio verso la fine del mio primo mandato. Arrivò Greppi, essendomi io ritirata dopo un mandato come sempre faccio, e tuonò: mai. E Ravarino si rivolse a un giudice, con l'esito che Greppi ha appena annunciato. La giustizia è lunga, io per esempio per aver ragioni e danni per diffamazione contro la Periferia, fra penale e civile, ci ho messo 10 anni tondi, dal 2003 al 2013.
Ma mi risulta che la vicenda Ravarino non sia finita qui come pensa Greppi, perché l'ingegnere ha altre frecce al suo arco ed è deciso a tornare in tribunale. Ne sentiremo ancora parlare, altro che vicenda conclusa con trionfo. 

A proposito della diffamazione. Mi girano le scatole che Greppi ritorni sul caso Martinengo. Anche le pietre sanno che l'ammanco venne a galla per l'introduzione dell'informatizzazione in Comune, agli inizi del mio primo mandato. Se non l'avessi fatta io, l'informatizzazione, saremmo ancora agli aeroplanini di carta: lo vedete no che cos'è successo con il wi-fi? Eravamo capofila nella zona, c'erano i soldi per andare avanti, tutto a posto, ma ora anche Lamporo ci ha bagnato il naso associandosi al progetto dell'ingegner Trinchero basato ormai su Verrua Savoia e noi ci siamo tirati indietro, per carità, mentre non si parla d'altro in giro. Guardiamo da fuori, come i bambini poveri. 
Però tutti i giorni a Crescentino si parla delle telecamere, telecamere, telecamere.  Per "loro" il wi-fi finisce lì. La sicurezza è anche nella testa di ciascuno, è anche una questione di cultura, di visione del mondo, del guardare avanti e capire cosa sarà di noi fra 5/10 anni. O c'è, o non c'è.
Piangono perché non hanno soldi, chiudono il teatrino appena restaurato come se fosse una piaga sociale, poi fanno tre sere di danza per la Festa della Madonna del Palazzo. Uno spreco vero, panem et circenses, mentre non c'è in città un'iniziativa che abbia un minimo spessore, accanto a noi il teatro di Fontanetto fa cose meravigliose, noi non abbiamo (appunto) cultura né idee, siamo ripiombati negli Anni Cinquanta. 
Allora sono io peggio dell'alluvione? Frate Tasso a forza di battute e capacità misteriose di grandi rapporti ad alti livelli, mandato a casa dal Comune Greppi ha fatto la sua carriera altrove, dalla CRT fino alla Cassa Depositi e Prestiti. Sono cose che non succedono a caso, a me non sarebbero mai successe. E neanche a Greppi, che non è scaltro e brillante come Frate Tasso. 
E vabbé, ciascuno ha la propria storia.
Ma la storia del prossimo sindaco, quello dopo Greppi, ve la racconto nella prossima puntata, perché questa è stata davvero una tirata troppo lunga.
Saluti e baci, e complimenti a chi è arrivato fin qui. 









domenica 9 agosto 2015

Rosy Bindi all'attacco di Renzi: o cambia tutto o il PD finisce qui

Debbo ancora una volta alla rassegna di Dagospia questa succosa intervista al Fatto Quotidiano della pasionaria Rosy Bindi. Dopo che la minoranza del PD si è ulteriormente compattata nella votazione sull'Italicum, la situazione è davvero infernale. Renzi sembra spingere verso destra, e anche questa della Bindi è un'altra bella botta...
Ecco l'intervista, assai interessante (ma io non credo avrà un seguito...) 


Giampiero Calapà per il “Fatto quotidiano”

rosy bindiROSY BINDI 
“Renzi è disponibile a riaprire una fase di dialogo vero con il suo stesso partito per un ripensamento che ci riporti alle nostre origini uliviste oppure è inevitabile che a sinistra di questo Pd nasca una forza di governo, non residuale. E il tempo a disposizione non è molto, le cose saranno già chiare a settembre con il percorso parlamentare delle riforme costituzionali".

Rosy Bindi, ulivista da sempre, attuale presidente della commissione Antimafia, non esclude nessuna ipotesi quindi, neppure la più drammatica, perché " non possiamo continuare a essere così schiacciati su proposte di centrodestra, dal lavoro alla scuola, dalla sanità al fisco ".
sergio mattarella e rosy bindiSERGIO MATTARELLA E ROSY BINDIVERDINI RENZIVERDINI RENZI

Presidente, appena raggiunta l' intesa su Viale Mazzini, in agenda c'è un nuovo possibile accordo con Berlusconi sulle riforme...
Dopo l'accordo sulla Rai, appunto, non mi meraviglierei. Le intese sulla tv pubblica hanno sempre prefigurato accordi su altri piani. La cosa mi stupisce, però, perché sul Senato elettivo il fronte che si va consolidando mi pare ampio, al di là della pattuglia dei verdiniani. Nel merito dovremmo essere interessati, tutti, a una buona riforma ; bisognerebbe tener conto dei costituzionalisti che osservano come il complicato processo legislativo di questa brutta riforma farebbe perdere ancora più tempo alla politica, vanificando l'obiettivo di una democrazia che decide.

Al governo che cosa servirebbe?
Un Pd unito e non sottoposto a continue lacerazioni per volere del suo stesso segretario.

Invece?

Invece si cercano accordicchi, ma saggezza vorrebbe che anche Forza Italia fosse interessata a un accordo alla luce del sole. I cambiamenti che chiediamo sono voluti da tutte le opposizioni.

La strada presa da questo Pd non la sente più sua, insomma?
Ho sempre ritenuto che per fare la riforma della Carta fosse necessario l'accordo di tutti.
Non nego che ci sia mancato del coraggio, abbiamo sprecato occasioni per fare importanti riforme. Ciò non significa che si possa cambiare la Carta a colpi di maggioranza e la legge elettorale a colpi di fiducia.
 
renzi verdiniRENZI VERDINI
Renzi ha fatto anche altre cose...
Appunto. Non dobbiamo essere il partito delle tasse, ma neppure mettere a rischio scuola e sanità pubbliche. Non si annuncia una riduzione delle tasse di quel tipo senza un piano di lotta alla povertà e senza una riforma del catasto. Insomma, Renzi dovrebbe cambiare metodo, ma anche nel merito ci sarebbe molto da migliorare.
 
De Luca Rosi Bindi 7ed1a5a2DE LUCA ROSI BINDI 7ED1A5A2
Poi c' è il Mezzogiorno : Renzi ha riunito la Direzione, ma non c' è stata traccia di proposte.
Infatti, il Mezzogiorno non può esser derubricato a piagnisteo, è un' emergenza del Paese. Non si può fare quella sparata se non si dimostra la necessità di una seria lotta alle mafie. E se non si aggrediscono le cause strutturali delle diseguaglianze socio-economiche di metà Paese.
L' impresentabile Vincenzo De Luca ha definito Peter Gomez " consumatore abusivo di ossigeno"...
Su De Luca non dico altro, solidarietà al direttore de ilfattoquotidiano. it Peter Gomez.

Un altro ulivista della prima ora, Franco Monaco, ha evocato la necessità di una scissione : la fine del sogno ulivista, una rinnovata alleanza tra centro e sinistra, ma senza Renzi. È la via giusta?

Condivido le ragioni, se Renzi continua su questa strada c' è uno spazio enorme a sinistra. Sono meno convinta che un nuovo soggetto a sinistra possa poi allearsi con il partito della nazione di Renzi. Perché oggi il Pd di Renzi esiste, quindi se dovesse nascere qualcosa di nuovo a sinistra non potrebbe che essere alternativo. Il discorso è semplice : o abbiamo il Partito democratico o un' altra forza che ricalchi la storia dell' Ulivo, non ci sono terze vie, sarebbero residuali e perdenti. Ma io mi auguro ancora che Renzi sia disponibile a riaprire il dialogo con noi, con il Pd.

A fuoriusciti come Stefano Fassina o Pippo Civati cosa direbbe?
Spero che si possa ritornare a lavorare allo stesso progetto.

Come valuta la presa di posizione di Napolitano sul Corriere della Sera a favore delle riforme Boschi-Finocchiaro?
Inopportuna. Altre volte non ho condiviso Napolitano ma ho taciuto per il rispetto del suo ruolo quando era capo dello Stato. Proprio perché conosce il peso delle sue parole dovrebbe evitare di schierarsi : non condivido il merito ma neppure il metodo. Lo dico con grande dispiacere, so bene quanti meriti ha avuto. Ma non può e non deve più supplire alla politica e deve portare più rispetto alla fatica del Pd, a tutti i partiti, al presidente del Senato Pietro Grasso e all' attuale capo dello Stato Sergio Mattarella.

domenica 2 agosto 2015

La camicia di Varoufakis e il narcisismo della sinistra

Poiché è il due di agosto e ci sentiamo tutti un po' più frivoli, vi ammannisco questo divertente articolo della Stampa di Massimiliano Paninari, ma addobbato con l'arte di Dagospia che sa così bene prendere tutti per i fondelli...

Se riconoscete in queste righe qualcosa della nostra sinistra/sinistra locale, son qui a raccogliere le vostre note)))). 
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SINISTRATI IN CACHEMIRE - DA BERTINOTTI A VAROUFAKIS, LA SINISTRA RADICALE È SEMPRE PIÙ ALLINEATA AL CAZZEGGIO POP E ALLA CENTRALITÀ DELL’IMMAGINE - IL NARCISISMO E’ UNA POTENTE ARMA DI SEDUZIONE E CONSENSO

Aveva cominciato Oskar Lafontaine appassionato di vini pregiati - C’è stato Fausto Bertinotti, frequentatore dei salotti romani - Ora le nuove sinistre-sinistre dimostrano di conoscere bene le regole per la costruzione del consenso: narrazione, storytelling, personalizzazione, comunicazione basata sulla cultura pop e un’attenzione incessante al look... 

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LA CAMICIA DI VAROUFAKISLA CAMICIA DI VAROUFAKIS
Massimiliano Panarari per “la Stampa”

Non si va contro lo spirito dei tempi. E, dunque, il fascino (trasversale) della politica pop si fa irresistibile anche presso la sinistra radicale. Prendiamo l’ex ministro greco delle Finanze Yanis Varoufakis, una delle icone dell’Internazionale radical contemporanea, ma anche un personaggio da jet set che non disdegna le cronache mondane.

Ci eravamo abituati a vedere i leader delle neo-sinistre postmoderne rigorosamente scravattati, ma la bizzarra camicia sfoggiata da Varoufakis (che si è meritata gli sfottò del premier Alexis Tsipras) è davvero uno scatto in avanti. Per non arrestare la spinta propulsiva (di un politico o di un partito) servono iniezioni crescenti di comunicazione. E la lezione si sta diffondendo anche nella sinistra anti-neoliberista che, persa da tempo la diversità antropologica, ora si allinea sulla centralità del look.
TSIPRAS GIACCATSIPRAS GIACCA

A un certo punto, nella sinistra rossa, si è affacciata una generazione di politici che sembravano non vergognarsi più di essere dei gaudenti e dei bon vivant, e avevano smesso di nascondere quelli che potevano sembrare dei cedimenti all’edonismo consumistico.

Aveva cominciato Oskar Lafontaine, già guida dell’ala massimalista della Spd e poi cofondatore della Linke, appassionato di vini pregiati ed esponente della cosiddetta Toskana Fraktion (la corrente di politici e intellettuali progressisti che possedevano un casale tra le colline toscane). A difendere dagli attacchi l’amico Lafontaine si eresse non a caso, nella sinistra dura e pura di casa nostra, Fausto Bertinotti, molto corteggiato da «Chi» (il settimanale che ha trasformato il gossip in arma di battaglia politica), a sua volta oggetto di rampogne per la frequentazione dei salotti romani.
OSKAR LAFONTAINEOSKAR LAFONTAINE

Ora, però, assistiamo a un autentico salto di qualità, perché le nuove sinistre-sinistre dimostrano di conoscere molto bene le regole per la costruzione del consenso stabilite dalla campagna elettorale permanente di questi nostri decenni. Che prevedono una narrazione, lo storytelling, la personalizzazione, una comunicazione basata sulla cultura pop e un’attenzione incessante al look. Precisamente tutto ciò su cui la sinistra intransigente scagliava, fino a poco fa, i suoi anatemi più severi.
Fausto BertinottiFAUSTO BERTINOTTI 

E, tuttavia, come si farebbe a bucare il video (tanto di una televisione generalista che di una web tv) senza il «look giusto», propedeutico alla costruzione di un «carattere» e di un «personaggio»? Come conferma il capo carismatico di Podemos Pablo Iglesias (soprannominato, a proposito di apparenza, el coleta, «il Codino»), che si è fatto le ossa proprio come conduttore televisivo di successo.

Il modello del «politico come celebrità» ha sfondato quindi anche nell’estrema sinistra (e perfino nel sindacato, un tempo più fordista di Ford, di Maurizio Landini).
pablo iglesiasPABLO IGLESIAS
È il postmoderno, bellezza! Nel quale si è affermato il fenomeno della pipolisation, che vede i politici simili a figure dello star system e i rotocalchi e le trasmissioni popolari raccontare a più riprese momenti e aspetti della loro sfera privata (la cosiddetta «politica dell’intimità», indagata in Italia dagli studiosi raccolti intorno alla rivista e al sito di ComPol).

Varoufakis e Iglesias sono allora, al tempo stesso, due accademici e due attori della società dello spettacolo politico, tra giubbotti di pelle, moto di grossa cilindrata, e l’ostentazione pubblica delle loro relazioni sentimentali. Perché questo, per l’appunto, non è più (o non soltanto) il narcisismo tipico degli uomini pubblici, ma un modo postmoderno di fare politica, per cui anche nella sinistra radicale la rappresentazione diventa fondamentale quanto la rappresentanza (sociale).

ADA COLAU BARCELLONAADA COLAU BARCELLONA
Che, peraltro, si rivela complicatissima e difficile da perseguire, mentre la conquista del consenso passa sempre di più per temi pop, come il no alla movida di Ada Colau a Barcellona oppure l’introduzione dell’obbligo di siesta o lo stop alla corrida rivendicati dalle sindache e dai sindaci indignados eletti nelle coalizioni di sinistra egemonizzate da Podemos. Così il cerchio si chiude, e la metamorfosi risulta completa. E, a ben pensarci, non poteva essere altrimenti se, quando era ancora al suo debutto, la società dell’immagine è riuscita a trasformare in icona-personaggio perfino Che Guevara.