mercoledì 24 dicembre 2014

Buon Natale a Crescentino

Bertold Brecht
Alla Vigilia di Natale

Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale, noi, gente misera, in una gelida stanzetta, il vento corre fuori, il vento entra. Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo: perché tu ci sei davvero necessario.

giovedì 18 dicembre 2014

L'umiltà e la compiacenza di consultarlo

Mi sono molto divertita - adesso che sono lontana - a contemplare in tutto il suo splendore il narcisismo di Gian Maria Mosca nell'intervista sul blog Mauro At Large. Ho visto Mauro scendere in campo in prima persona, non senza un filo di orgoglio. Ha messo su una bella macchina mediatica, adatta al nostro mini-villaggio global/local, e ne va giustamente fiero.
Fra le varie dichiarazioni, quella number one è, a proposito della soluzione adottata per le Case Bianco dal sindaco Greppi, il concetto che solo Mosca ha la giusta ricetta per ogni caso. La tecnica non è nuova, come se fosse l'unico avvocato sulla faccia della terra e non uno dei 230.435 iscritti all'Albo professionale in Italia (dati del 2013).
Ma, parlando di Greppi, è l'espressione che ha usato Mosca ad essere esilarante: "Non ha avuto - ha detto - l'umiltà e la compiacenza di consultarmi". Come si fa ad avere un simile debordante senso di sé, o almeno fingere di averlo? E rientra fra le tecniche di persuasione del prossimo cliente di studio, che sappia fin d'ora di avere di fronte a sé la Scienza in persona? 
Greppi giustamente, quando ne avrà bisogno, andrà da un avvocato di cui si fida, e non da un consigliere di opposizione. E' così ovvio, e peccato che "Egli" finga di non accorgersene, da tempo immemore. Un po' è irritante, ma un po' fa ridere. 
Sono rimasta abbastanza impressionata dal fatto che si sia guardato bene dall'entrare nella materia, di dire cioè - da consigliere comunale quale è e non da avvocato - che cosa pensi dell'idea di troncare l'uso delle case per i meno abbienti da parte del Comune. E' questo che il cittadino votante vorrebbe sapere, ma lui lo dice solo indirettamente, quando accusa il Sindaco di non esser stato umile: se si fosse rivolto a lui, avrebbe di certo risolto la questione, e avrebbe mandato fuori questa gente. Ciò sembra di capire. 
Gian Maria Mosca è di destra e di questo ci eravamo accorti tutti da lungo tempo, ma l'outing non lo fa mai (vorrà dire che se ne vergogna?). 

sabato 6 dicembre 2014

La Giunta disdice le Case Bianco dal 31 dicembre

Ricordate i 15 alloggi affittati dal Comune durante la mia Amministrazione, per far fronte al problema montante dell'indigenza che è poi andata aumentando con il mordere della crisi?  Ci fu una graduatoria della povertà, dell'impossibilità da parte di numerose famiglie con bambini piccoli a pagare un affitto. Una scommessa di solidarietà sociale, con gli  assegnatari che dovevano restituire il valore della pigione attraverso lavori socialmente utili.
Anche questa iniziativa è stata cancellata dalla Giunta Greppi, che la scorsa settimana ha deciso di rinnovare il comodato d'uso delle cosiddette Case Bianco soltanto fino al 31 dicembre di quest'anno.
Dal primo gennaio 2015, dunque, ogni residente del caseggiato di via Mazzini dovrà provvedere al pagamento del proprio affitto, se sarà in grado.
Ci sono stati senz'altro limiti nell'esperimento,  non tutti hanno onorato il loro impegno, ma la maggior parte è senz'altro costituita di persone veramente in difficoltà e senza alcun mezzo di sostentamento, con prole a carico.
Da quando ho avuto la notizia, penso a quei bambini e al loro diritto a un tetto sulla testa. Tutto questo viene ora messo in discussione, 
Mi aspetto ora una reazione forte da parte dell'opposizione non di destra come Mosca: per esempio da parte del PD, che deve sbrigarsi a risolvere i propri problemi per occuparsi finalmente di quelli della popolazione, com'è suo dovere sociale, e de "La città che cambia". Anche la Chiesa potrebbe dire la sua, e tutti i gruppi di volontariato che ci sono in città. Abbandonare quella gente a se stessa sarebbe un gesto di viltà collettiva
Mi auguro che il lavorio per la costituzione di una cooperativa fra gli abitanti trovi presto uno sbocco pratico, per evitare che i bambini e le loro famiglie finiscano in mezzo alla strada.
Non ho parole, questa volta. 

martedì 2 dicembre 2014

Il presidente della Regione Toscana e i ROM

di Massimo Gramellini
Da La Stampa del 2 dicembre 2014
"Vorrei spezzare una lancia, o almeno una piuma, a favore della categoria più impopolare del momento, i buonisti. Appena un buonista prende le parti di una minoranza detestata, per esempio i rom, viene accusato dal primo cattivista che passa di pontificare in cachemire da qualche attico, immancabilmente situato nel centro storico. Vacci a vivere tu in mezzo agli zingari, gli gridano. Ora si dà il caso che il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, abiti accanto a una famiglia rom. E che domenica abbia pubblicato sulla sua pagina Facebook una fotografia che lo ritrae in atteggiamento amichevole con i vicini di casa.
È stato immediatamente subissato di insulti e accusato di fare propaganda. Qui però la logica non mi soccorre. Se i rom stanno antipatici alla maggioranza degli elettori, che vantaggio potrà mai venire a Rossi dal farsi immortalare in mezzo a loro? L’opinione dominante, che rimbalza dal web ai talk show di Del Debbio, afferma che gli italiani impoveriti si ritengono discriminati e reclamano un diritto di precedenza.
Ecco, forse ho capito. Se buonismo significa atteggiarsi a bravi ragazzi con quelli che lo spirito del tempo indica come i più bisognosi, ne consegue che il nuovo buonista è Salvini".

venerdì 28 novembre 2014

Il wi-fi di Verrua Savoia su "La Stampa", stasera la presentazione


Ho segnalato a "La Stampa" il caso del progetto wi-fi di Verrua Savoia curato dal prof. Daniele Trinchero, e ieri mattina l'illuminata (aggettivo che amo moltissimo, al contrario di quelli che se ne fanno beffe perché guardano sempre per terra) idea è stata l'inizio di un articolo a piena pagina intitolato "L'Italia che fa da sé - Quando i servizi sono autogestiti".
Sono felice per Verrua e per il prof. Trinchero, stasera c'è la presentazione nel paese nostro vicino al di là del Po. Tanto più mi rincresce per il mio paese, che aveva avviato nel mio mandato, con l'assessore Gabriele Massa, una possibilità per progredire nel campo delle innumeri applicazioni legate al wi-fi, accantonando le necessarie risorse e collaborando con il Politecnico e il prof. Trinchero medesimo, originario di Crescentino. Purtroppo il progetto è stato ora interrotto con motivazioni economiche, e immiserito e ridotto alle sole telecamere di controllo.
La rete crea economia, la rete crea futuro: se quel futuro sanno vedere i cittadini, i commercianti (a Crescentino alla prima riunione sull'argomento sono venuti in 7), le amministrazioni alle prese con la più difficile delle congiunture di crisi. Il prof. Trinchero è riuscito a internettizzare le riserve degli Indiani in America, ma con Crescentino non ce l'ha fatta. Si vede che gli indiani hanno gli occhi più lunghi...

Qui di seguito la parte dell'articolo de La Stampa che si occupa di Verrua Savoia. 


Di ANDREA ROSSI
È vero, in Italia lo Stato spesso latita. E il privato non sempre lo rimpiazza: là dove c’è poco da guadagnare, poi, se ne guarda bene. Ci abbiamo messo del nostro: 3.512 comuni su 8.094 hanno me- no di 2 mila abitanti. Addirittura, 3.538 sono adagiati in montagna, spersi in territori ostili e isolati. Garantire i servizi non sempre è facile. Le amministrazioni locali non hanno le forze. E il privato si mobilita solo se ne vale la pena. Ma portare la banda larga in un piccolo paese non conviene a nessun operatore, a meno che non paghi il Comune. Far circolare gli autobus con una certa regolarità costa molto più di quanto si incassi dai biglietti. Garantire la raccolta dei rifiuti, la difesa del territorio e l’assistenza a volte è un’impresa. Fortuna che ci pensano i cittadini: riuniti in asso- ciazioni e comitati arrivano là dove lo Stato si arrende e il privato si dilegua.
Arriva la banda larga e costa 4 euro al mese
Verrua Savoia (To)
Meno di 1.500 abitanti, i cittadini si sono portati da sé la banda larga
L’Italia è una distesa di esperimenti, alcuni visionari. L’ultimo nascerà domani a Verrua Savoia, 1.477 abitanti a 60 chilometri da Torino: sarà il primo Comune italiano a essere considerato un provider, ovvero un fornitore di servizi Internet, sul modello delle compagnie telefoniche. Meglio, il provider non sarà il Comune (la legge lo vieta) ma un’associazione di cittadini creata ad hoc. L’hanno chiamata «Senza Fili, Senza confini», fornirà una connessione Internet a 20 Mb/s a qualunque abitante lo richieda e diventi socio dell’associazione. Costo: 50 euro l’anno, 4 al mese per una connessione che nessuna compagnia telefonica riuscirebbe a garantire a quel prezzo e a quella velocità. Il merito è di Daniele Trinchero, un professore del Politecnico di Torino, che da anni porta Internet negli angoli più remoti del pianeta e ora ha deciso di farlo anche a casa sua. Di un gruppo di cittadini, che ha aderito all’esperimento e di un team di esperti che ha trovato la formula giuridica per trasformarlo in realtà. Il ministero dello Sviluppo ha autorizzato l’associazione a
funzionare come provider. È il primo caso in Italia. Potrebbe essere il primo di tanti. 

lunedì 24 novembre 2014

L'analisi di Prodi sul post/elezioni (va bene anche da noi)

Elezioni Regionali Emilia Romagna, Errani e Prodi concordi: innovazione, il nuovo imperativo



L'analisi di oggi di Romano Prodi sul dopo elezioni nella sua Emilia-Romagna, con tanto massiccio astensionismo, si adatta perfettamente anche a noi Ragazzi della Bassa Padana, per altri motivi ma siamo sempre lì. 

Ha detto Romano Prodi: 
"Ai tempi del liceo il mio professore di filosofia, quando qualcuno di noi si esibiva in una interrogazione insufficiente, accampando a volte scuse, usava rispondergli amabilmente con queste parole: ''Mio caro, come ti fai il letto, così dormi''. Certo l'insonnia puo' avere cause più complesse ma la frase, pur nella sua incompletezza, mi sembra particolarmente adatta alle circostanze".


sabato 22 novembre 2014

L'importante

L'importante, è che ciascuno riconosca la legittimità dell'interlocutore e il suo diritto ad esprimere le proprie ragioni, ascoltandole e pensandoci sopra. 
L'importante, è che un confronto sia cominciato. 
L'importante è che si vuotino i sacchi, 
L'importante, è che si vada avanti nell'interesse del nostro paese, verso un futuro diverso.

giovedì 20 novembre 2014

PD, stasera è una bella serata

Stasera è una bella serata, per Crescentino. Mentre laggiù a Montecitorio infuria la tempesta, quassù le varie anime delle tre liste di centro/sinistra che sono state sconfitte, si riuniscono finalmente, su iniziativa del PD locale, per ricominciare una discussione, per ripartire. 
Molti di quelli che conosco, che erano con me in Giunta e in Maggioranza, hanno ricevuto telefonate di invito alla riunione, che si terrà in una sede non ufficiale. 
Farà piacere a qualcuno (o a molti) che nessuno mi abbia telefonato. Ma se non avessi proprio stasera il concerto di Peter Gabriel a Torino, sarei andata ugualmente, pronta a farmi dire "No grazie". 
Pensa te.
Aggiunta (che qualche giornale ignorerà, mentre sul capoverso precedente potrebbe farci un bel titolo): di che cosa sarò accusata? 1) Di non aver detto "grazie buana" e mandato un mazzo di fiori quando il 18 febbraio, in mia assenza e a 3 mesi dalle elezioni, è arrivata ai giornali (e non a me) una lettera dove mi si diceva di tutto, dal chiaro intento destabilizzante? 
2) Di non aver preso a calci nel sedere Gabriele Massa quando mi ha annunciato che avrebbe fatto una lista? (salvo poi scomparire).
3) Di non aver fatto fervente campagna elettorale a favore del compagno Allegranza? 
La pacificazione è un ottimo traguardo, ma se nessuno mi ha telefonato, tanta pacificazione non ci deve essere. E davanti alla carretta ci sono sempre i soliti che tirano. 
Santé, comunque (e vinca il migliore) 


martedì 18 novembre 2014

Un anno fa il Maturo ci ha lasciati

Il 18 novembre 2013 abbandonava questa Terra che lo ha fatto molto soffrire, ma anche molto divertire, Enzo Cena detto il Maturo. 
Manca sempre tantissimo, oltre che ai suoi familiari, a tutti i suoi amici e conoscenti, ai quali riusciva sempre a strappare un sorriso, ai quali dava sempre una mano, con la sua inventiva colorata, i suoi occhiali e orologi che ora gli fanno compagnia sulla targa della pista pedonale della Campagna, che gli è stata dedicata.
Ciao Maturo, stai con noi. E tienici su.

lunedì 3 novembre 2014

Via Roma, un salotto







Una distrazione può capitare a tutti. Ma più distrazioni riunite fanno una grande tristezza, anzi una desolazione; e a volte non si riesce neanche a individuare un colpevole. Però questa volta i colpevoli sono tanti. Io non li dico i nomi: ho fatto queste foto e ve le mostro perché una città civile non può essere ridotta in questo stato, e chi se ne deve occupare se ne occupi. 

Di sicuro non si sa chi (e perché mai) abbia scritto sul muro dell'Istituto Calamandrei quell'orrenda bestemmia. Che è stata subito raggiunta da un bel sacchetto di immondizia piazzato di sotto. E, tanto, anche il muro appena dipinto dalla ditta Speranza negli ultimi mesi del mio mandato si sta nel frattempo decomponendo,  senza che io in passato sia riuscita a farlo rimettere a posto in modo non provvisorio (e dubito assai che lo si faccia ora).

Ma poi c'è anche questo altro edificio cadente attiguo, che si affaccia sulla parte più decomposta di via Roma. Appena rimesso a posto, tutto bello ripulito, il tratto si è trasformato nuovamente in un sobborgo della Beirut bombardata. La già gloriosa scuola guida dell'Ivo Vigé sarà anche in attesa di essere ristrutturata: ma l'attesa dura da anni, e nei passati 5 io facevo chiamare il proprietario perché si occupasse di ripulire il guano dei piccioni, pericoloso e di pessima vista. 

Così ogni tanto passavano con la scopa. Oggi non più, il proprietario legittimamente non ha tempo, ma non c'è nessuno che se ne occupi al posto suo?

Così, oltre a non ripulire il guano, si lasciano centinaia di cartacce davanti allo storico portone. E' già un anticipo di discarica abusiva.

Meditate, gente, meditate.



giovedì 30 ottobre 2014

Non è che non avrei niente da dire...

Taccio ogni tanto a lungo, ma non perché non avrei niente da dire: a che serve? 
Ho letto su Mauro At Large l'intemerata dell'assessore Arlotta, che bontà sua e su segnalazione ha letto un mio vecchissimo post.
Ma ci dobbiamo metter qui a litigare come le comari? Per carità.
Io sono una schiappa, non valgo niente, ha fatto tutto lui. Va bene. Pazienza, andate avanti voi che siete bravi, lungimiranti. 
E Lorini che scrive di miei post solitari e nostalgici... ma quando mai, nostalgia di quell'atmosfera di piombo? Ma che ne sa lui di me? Ha mai tentato di porsi nella mia ottica, mi ha mai cercata per sentire le mie ragioni? Lo lascio al suo odio cieco e duraturo. L'odio fa male, non sono interessata. 

Ma questo è niente, in confronto alle notizie funeste della chiusura dell'ex Teatrino Civico, per i costi del riscaldamento di tre ore una volta al mese. Tornerà ad allevare topi, che tristezza un'opera così, fatta con tanto amore. Ma tanto, questa è Crescentino, di lì non si esce. 
E questo è niente, di fronte alla notizia che l'oratorio sarà venduto a privati, ammesso che si trovi qualcuno che lo voglia comprare di questi tempi. Il progetto originario Greppi, oltretutto.
E questo è niente, di fronte al giardino riconosciuto come bene storico dalla Sovrintendenza alle Suore della Carità, che si vuole privare di tale connotazione. Qualche altra bella villetta a schiera non guasterebbe, lo spazio c'è... via, via, alla Crescentino da ricordare, ai suoi luoghi topici.  
E la stagione teatrale dell'Angelini, una piccola vera stagione, scomparsa nel nulla perché Madame Balboni e il Sindaco si amano tanto quanto me e Allegranza, dopo che il marito della prima aveva fatto cadere il secondo nel 2009, con l'aiuto dell'opposizione? Sempre sereni, i rapporti fra Sindaci e Vicesindaci ambiziosi... Naturalmente sono cose che nessuno ha ricordato, ma quella è la storia. Anche questa, comunque sia andata, è una perdita culturale grave per la nostra Comunità: la signora Balboni con me stava all'Opposizione, ma le sue stagioni le ha fatte, nell'interesse collettivo. 
Tante piccole oasi sono rimaste insomma senza acqua. 
Del resto, Greppi ha vinto le elezioni, e legittimamente governa, con la sua cultura, la sua mentalità. E' la democrazia, baby.
Ci pensino sopra, al tanto lavoro andato a male, ai progetti buttati alle ortiche, coloro che hanno lavorato e combattuto a sinistra, per una candidatura divisiva, consentendo questo risultato elettorale e le inevitabili conseguenze. 



martedì 21 ottobre 2014

Rimborsopoli, ce n'è per tutti

Da "La Stampa" edizione cartacea, del 21 ottobre 2014

TORINO
Ai vecchi militanti del Pd, Stefano Lepri, ex consigliere regionale del Piemonte oggi senatore, regalava i panettoni dispensando in cambio consigli sulle pensioni. Davide Gariglio, tra i massimi esponenti Pd, a Natale 2010 ha regalato 30 bottiglie di prosecco a nome del partito, chiedendone poi il rimborso come «spese di rappresentanza». Aldo Reschigna, ex capo gruppo Pd oggi braccio destro di Sergio Chiamparino con delega al Bilancio, ha gestito con parsimonia i rimborsi personali, ma non ha saputo contenere le spese di partito per insalate di riso, macedonie e tranci di pizza consumati nelle riunioni «programmatiche». 

Ecco la coda dell’inchiesta sui rimborsi regionali che ha travolto l’ex governatore Roberto Cota e la sua maggioranza di centrodestra, già a giudizio. Adesso tocca anche al Pd finire nell’elenco dei «cattivi» assieme a pochi altri esponenti dell’ex Pdl scampati alla prima fase giudiziaria. Su circa sessanta indagati per i rimborsi illegittimi percepiti tra 2010 e 2012, sedici si erano «salvati»: per loro la procura torinese aveva deciso si archiviare le accuse di peculato.  

Ieri mattina il giudice Roberto Ruscello, dopo aver sollevato d’ufficio la procedura di «opposizione», ha respinto le richieste di archiviazione per dieci di loro, imponendo ai pm di formulare un’imputazione «coatta» e procedere alla richiesta di rinvio a giudizio. Restringendo le valutazioni della procura, il giudice ha riesaminato con cura, in un’ordinanza di circa 60 pagine, tutti gli scontrini dei consiglieri «salvati», ritenendo alcune spese destinate alle «esigenze alimentari» non compatibili con la normale attività istituzionale. Ad esempio pranzi e spuntini al bar. Tra i sei che hanno superato i tempi supplementari della giustizia, c’è l’ex zarina del Piemonte, Mercedes Bresso, ora europarlamentare, tirata in ballo con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti, per un documentario realizzato nella campagna elettorale contro Cota.  

Tra questi dieci indagati quattro facevano parte del gruppo Pdl: Fabrizio Comba, Giampiero Leo, Gianluca Vignale, Luca Pedrale, (che ha già patteggiato l’estate scorsa per le spese personali ma qui viene ripescato come ex capogruppo). Quattro militano nel Pd: oltre a Reschigna, Gariglio e Lepri, c’è anche Angela Motta, tuttora in consiglio regionale. Due invece sono di Sel: l’ex consigliera Eleonora Artesio, in passato assessore regionale alla Sanità, e Monica Cerutti, assessore in carica con delega alla politiche giovanili. Spulciando tra i rimborsi di Eleonora Artesio, il giudice ha scovato uno scontrino di 2,90 euro dell’autogrill Crocetta Sud sull’A21: un accendino Bic e un caffè. Due minuti dopo altro scontrino di 10,70 euro: una birra media, un panino, pacchetto di sigarette Lucky Strike. Monica Cerutti, invece, ha oltre 9 mila euro di spese per ristoranti, spese per trasporti per oltre 10 mila euro. Tra queste voci, annota il giudice, compare quella di un rimborso in Tunisia a «favore di tale Marco Furfaro (per euro 240) e altri importi erogati al medesimo soggetto in relazione ad altri viaggi, nonché ricariche telefoniche effettuate a favore di beneficiari non identificati».  

Per tutti partirà d’ufficio una richiesta di rinvio a giudizio su cui deciderà un nuovo giudice. In linea di principio la procura potrebbe ribadire le scelte iniziali chiedendo, alla fine dell’udienza preliminare, il proscioglimento, affidandosi alla discrezione del nuovo giudice. Nel commentare l’ordinanza di Ruscello, il procuratore aggiunto Andrea Beconi ha detto che il «giudice ha adottato criteri più restrittivi ma in linea con l’impostazione della procura». 
Oggi intanto si apre il processo a Roberto Cota ed altri 24 imputati. La Regione sarà parte civile contro chi non ha risarcito. Cota ha restituito i rimborsi. Anche per le «mutande». 

martedì 14 ottobre 2014

Sindaco, Tari, Tasi....

Mi sembra un po' presto per farsi saltare i nervi. 
La situazione non lo permette. 
Did You want the Bicycle? 

Amarcord con Fegiz, il '94 e il mio primo mandato

Ieri mentre attraversavo le colline brumose sulla strada Crescentino-Montiglio-Frinco-Castello D'Annone-Rocchetta Tanaro, con tutto quell'ambaradan di alluvioni intorno e qui per fortuna no, mi sono ricordata dell'orrido autunno 1994, 20 anni fa. 

Come se fosse oggi, ma un giorno di novembre. Il Po era al massimo. Pioveva sempre. Mancava la luce, faceva freddo e avevo acceso il camino. Mi stavo cucinando un uovo quando è suonato il cellulare (diggià) e ho sentito la voce di Alessandra Comazzi che mi diceva: "Si dice che Mario Luzzatto Fegiz si sia suicidato impiccandosi in bagno". 
Ho visto tutto viola intorno a me, ho spento il fuoco dell'ovetto delle mie gallinelle. Fegiz per chi non lo sapesse è un mio collega del Corriere della Sera, al quale sono molto affezionata. Ho cominciato a chiamare tutti i colleghi, nessuno sapeva nulla. Ma uno di loro ha fatto quel che io non volevo fare, e ha chiamato direttamente Mario, che ha risposto e ha riso un sacco sul suo supposto suicidio. Telefono a mia volta, ridiamo. Sollievo.

Ieri anche Fegiz era alle Cantine di Giacomo Bologna, a Rocchetta, dove Paolo Conte (che vive lì vicino, a Scurzolengo) presentava il nuovo disco. Ho ricordato l'episodio, abbiamo nuovamente riso. Siamo due pensionati d'oro (si fa per dire, e per ora, finché non ci toglieranno la pensione, perché il nostro settore attraversa una crisi gravissima...) semilavoranti, io molto più di lui che è un pigro distratto.

Ma Mario si è anche ricordato, lui, che l'anno dopo sono diventata sindaco, e una notte di autunno, sempre come ora, è cominciato a piovere e l'emergenza è ricominciata a salire. Avevamo avuto 2 ragazze morte, a Crescentino. Mi ricordo solo l'ansia, io.

Mario mi ha detto che una sera mi ha chiamata, verso le sette: "Ciao, io sono dai Take That e tu?".
E a quel punto mi sono ricordata io. 
Gli avevo risposto al telefono mentre ero di fronte alla casa degli Ulla in via Po. Stavo andando a bussare porta a porta, per dire a tutti di tranquillizzarsi che il Po non era in quel momento pericoloso, l'onda si era fermata.
E gli risposi: "Io sono sul Po".  
Vent'anni, quasi. Pensa te. 




mercoledì 8 ottobre 2014

Il Pupillo

Ho visto le interviste ai ragazzi della Città che Cambia, del loro Capolista, di altri ex assessori, sul meritorio e spumeggiante blog "Mauro at Large".
E mi è venuta in mente la gag del pupillo, che andava molto in campagna elettorale presso i miei oppositori. 
In effetti, nel 2009 Gabriele Massa è stato da me richiesto di entrare in lista. Poi da me nominato assessore, infine da me nominato vicesindaco, il che poteva anche accreditare l'ipotesi del pupillo. 
Poi però è scomparso dalla mia esistenza, da quando ha scelto di candidarsi, e durante la campagna elettorale. 
E a forza di scomparire, prima durante e dopo le elezioni, si deve anche essere dimenticato che per cinque anni ha lavorato con un sindaco: è riuscito a parlare un quarto d'ora nell'intervista su Mauro At Large, anche dei progetti che avevamo portato avanti durante la mia Amministrazione, compreso quel wi-fi che avevo fortemente incoraggiato (sottolineo fortemente) contro la diffidenza del "sempre il solito": e tutto senza mai pronunciare la parola "Venegoni" (ma bastava anche sindaco), come se tutto fosse nato sotto un cavolo. 
Son ragazzi, ma sun pa foi. 

sabato 4 ottobre 2014

ROBLEDO

Ogni Paese ha il suo Robledo

Kippur

Oggi è il Giorno del Perdono per il calendario ebraico. C'è qualcuno che si candida a chiedere scusa? 

giovedì 25 settembre 2014

La festa dei nonni (gente da celebrare)





I nonni, si sa, hanno assunto negli ultimi anni un ruolo indispensabile. Non solo si prendono cura dei nipoti quando i figli sono così fortunati da avere un lavoro, ma quando i figli sono in difficoltà, sono loro con la loro pensione a tenere in piedi le economie domestiche. Non parliamo della baldanza con la quale tirano avanti la carretta, alla faccia degli stereotipi che come mi diceva l'altro ieri il celebre sociologo De Masi sono duri a morire anche nei libri di testo scolastici: descritti con barba e bastone, indossano oggi in realtà tute da ginnastica e sono persone in genere sane e attive, cosa che la società fa ancora fatica ad accettare.
Il preambolo era indispensabile per ricordarvi che domenica 5 ottobre, ci sarà a Crescentino la prima Festa dei Nonni, per celebrare queste indispensabili persone alle quali, ciascuno nella propria infanzia ha dovuto molto. Io per esempio ho debiti più di tutti, verso la mia nonna che è rimasta con me fino a quando ho compiuto 40 anni, tenendo viva la memoria del fatto che avevo avuto una famiglia: sono rimasta orfana di entrambi i genitori a 26 anni, sono figlia unica, evviva la mia nonna Giovanna che mi ha fatto compagnia e mi ha dato affetto (scusate il dato personale, ma sono molto sensibile all'argomento, visto che la mia vita è andata così).

Dunque, la Festa dei Nonni è organizzata dalla benemerita LILT, da noi rappresentata dalla signora Vanna Fasciola (un'istituzione locale, nel campo) ora coadiuvata anche da sua nipote Nicoletta Ravarino, la mia amata ex assessora, donna tutta d'un pezzo piena di inimmaginabili risorse per un essere umano solo. 

Il programma della manifestazione, al teatro Angelini, il 5 ottobre:
alle 15 inaugurazione
alle 15,30 un saluto del nuovo e già amatissimo Arcivescovo, monsignor Marco Arnolfo, un uomo dei nostri tempi.
A seguire
Spettacolo della Bottega Teatrale "La fame di Arlecchino"
Le danze di Sara Morolli e dei suoi Friends
Sorpresa finale, che non vi posso rivelare perché neanche io la so 
Portate i vostri bambini, si divertiranno e impareranno cose nuove.
Naturalmente, c'è il patrocinio del Comune.



mercoledì 24 settembre 2014

Già ai tempi dei Romani...

"L'invidia è cieca, né altro sa fare che sminuire il valore altrui, corrompendo gli onori e i meriti che uno si merita"
Tito Livio 

venerdì 19 settembre 2014

Mosca e il secchio della volgarità

Che volgarità, appendersi (con mesi di ritardo, tra l'altro) alla campagna per la lotta alla Sla, per farsi belli davanti ai media e raccattare un po' di pubblicità e quattro risate con la tecnica delle torte in faccia.  

Marameo

giovedì 18 settembre 2014

Saint -Just

Il fine letterato ci ha tenuti in sospeso per anni sulla sua identità, rivelando una eccezionale capacità di segretezza o forse di isolamento, prima di fare outing proprio su questo blog. 
Negli anni ha protestato per qualunque cosa si sia fatta. Qualunque. E - per problemi e frizioni che ci siano state - non è che siamo rimasti con le mani in mano...
Non è che semplicemente non gli piacesse, come può certo accadere, il taglio politico della mia Amministrazione? 
E quanto l'ideologia può ancora oggi rendere ciechi, sordi, muti? 
Ora sul blog di Mauro Novo il signor Omassi definisce la passata amministrazione di persone "diversamente parlanti". Con tutto il rispetto che nutro per i "diversamente qualcosa", mi piacerebbe sapere che cosa intende. Quale è il suo modello di capacità oratoria: per esempio, se stesso?
Io non so neanche che voce abbia, il signor Omassi. 

lunedì 15 settembre 2014

La mensa sotto l'occhio del tiggì

Non è che a Crescentino ci siamo svegliati poveri, è che c'è stato un discendendo (che è il contrario di crescendo) e ora il fatto del costo della mensa, applicato anche ai più poveri, ci ha riportati al per così dire onore dei tiggì, dopo quella buffonata del lei e del tu messa in piedi lo scorso inverno dall'ora mite, arrendevole e silenzioso consigliere Mosca.
Allora ricevetti davvero un'infinità di mail a favore, sulla mia posta e in quella del Comune, per una piccola battaglia di educazione che ogni amministratore dovrebbe avere a cuore per la propria cittadinanza. Se di cuore puro, s'intende.
Oggi naturalmente non so, come sia andata per Greppi dopo il TG.
Ma il problema a Crescentino è che spesso non pagano neanche i ricchi, che fingono di dimenticarsi. Figuriamoci i poveri, così tanti che ce n'è, e mi dicono che l'assessore Arlotta sia duramente provato dall'incarico.
Una cosa è certa. La mensa bella e piena con l'educazione alimentare che l'assessore Ravarino aveva promosso, è un ricordo del passato. Già nello scorso anno scolastico si era dovuta trovare un'aula dove alcuni ragazzi mangiavano il panino, mentre gli altri stavano in mensa, e così capita dovunque. Chi non lavora, ora i ragazzi se lì porta a casa, per pranzo. Si torna all'antico.
La mensa è diventata un lusso, si perdono anche lì posti di lavoro, e non è solo da noi, che siamo una cittadina con intorno l'Italia.
Ma i poveri, quelli veri, spesso non hanno neanche i soldi per comprarsi da mangiare a casa. E senza solidarietã umana, di questi tempi, credetemi, non si va da nessuna parte.  Pensateci, gente mia.

mercoledì 10 settembre 2014

Il Nucleare, problema di cui nessuno parla ma che abbiamo in casa



Da "La Stampa"
Maurizio Tropeano 
Denuclearizzare il Piemonte. È questo l’obiettivo di una mozione firmata da 17 consiglieri regionali del centrosinistra che chiede al presidente della Giunta, Sergio Chiamparino di impegnarsi, anche in qualità di presidente dei governatori, per ottenere dal governo l’individuazione del sito unico di stoccaggio delle scorie nucleari. In caso contrario «la nostra regione che già oggi stocca il 96% dei rifiuti radioattivi presenti a livello nazionale diventi di fatto la pattumiera nucleare», spiega Marco Grimaldi, capogruppo di Sel e primo firmatario del documento.  
Che cosa sta succedendo? Fra tre anni in base alle leggi europee, saranno restituite all’Italia i materiali radioattivi inviati nel corso degli anni a Sellafield, La Hague e Savannah River. Nei mesi scorsi, poi, la Francia ha bloccato gli ultimi viaggi di combustibile verso il suo territorio perché dubbiosa che l’Italia mantenga gli impegni e avvii il deposito nazionale, che deve essere pronto entro il 2025. «E così le ultime 47 barre di combustibile nucleare esaurito aspettano nella piscina della E. Fermi e altre 13,2 tonnellate di combustibile irraggiato giacciono all’Avogadro. Se il combustibile non parte, lo smantellamento dei siti si ferma», spiega Grimaldi. 
Il Piemonte ospita ancora sul proprio territorio, tre siti nucleari con quattro impianti rappresentativi di tutto il ciclo del combustibile nucleare: l’impianto di Bosco Marengo e quello di Saluggia, dove c’è anche il deposito Avogadro e la centrale di Trino. «Ma è il sito di Saluggia a presentare le maggiori problematicità», continua Grimaldi.  
L’interruzione delle attività nell’84 ha lasciato sul sito la quantità nazionale più rilevante di prodotti radioattivi di tutti i tipi, tra i quali i più pericolosi sono senz’altro i liquidi provenienti dal riprocessamento (circa 230 metri cubi contenuti in 5 serbatoi di acciaio, di cui oltre la metà catalogati in 2° categoria e il resto in 3°). La solidificazione di questi liquidi, attraverso la costruzione in loco di un impianto per la loro “cementazione”, rappresenta l’urgenza maggiore ormai da anni. 
Attualmente a Saluggia l’azienda statale S.O.G.I.N., cui sono state trasferite le licenze di esercizio di FN, EUREX ed E. Fermi per gestirne la disattivazione, sta ultimando la costruzione del deposito D2 (scorie di 1° e 2° categoria) e apprestandosi a costruire un secondo deposito, il D3 (scorie di 3° categoria). Si tratta di depositi temporanei ma c’è il rischio è che questi modelli «bunkerizzati e con caratteristiche di funzionalità non inferiori ai 50 anni, finiscano per diventare la tappa ultima di quel 98% di scorie “espatriate”’ che presto faranno ritorno», spiega Grimaldi.  
La rapida individuazione del sito per il deposito nazionale delle scorie diventa così uno strumento per evitare questo rischio visto che secondo i criteri definiti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale il sito di Saluggia non sarebbe idoneo ad ospitarlo. 

sabato 6 settembre 2014

Lettera

Ricevo e pubblico 

Cara Venegoni,
Non è soltanto Mosca ad aver perso le ali, e direi anche finalmente, perché il suo rumore alla lunga era scomposto. Anche  i cittadini intorno alla CH4 hanno smesso di lamentarsi. 
Anche i titoli dei giornali sono diventati meno aggressivi. 
Allegranza vota pro Greppi, e del suo ex pupillo Gabriele Massa si sono perse le tracce. 
Che fine ha fatto? 
E Taverna?
Una grande pace avvolge la nostra cittadina dopo tanti anni di nervosismo. Anche se non si farà più niente, in questi anni come nei 10 che l'hanno preceduta, saranno tutti tranquilli.
Quella che agitava tutti era lei, cara Venegoni. Ma non lei-lei. La sua presenza, i suoi dintorni aggressivi e la sensazione di guerra permanente che emanava il Comune. 
Le dico solo che lei doveva mandare via molto prima il suo vicesindaco, che faceva squadra per conto suo. Ha fatto proprio male a non farlo, anche per se stessa.
Camilleri del Vercellese




giovedì 4 settembre 2014

Mi dicono

Mi dicono che il consigliere Mosca ha perso le ali.

domenica 31 agosto 2014

Mogherini ce l'ha fatta (facciamocela pure noi)

Federica Mogherini, 41 anni, ministro degli esteri della Repubblica Italiana, è diventata dopo un lungo braccio di ferro Lady Pesc, alto rappresentante agli esteri dell'Unione Europea.
Mi sono naturalmente ricordata di quanto poco vengano valutati, nel nostro paesello, sia i giovani che le donne, di quanto vengano tenuti da parte anche da quella parte politica che per natura e vocazione dovrebbe spingerli avanti, per i maneggi dei soliti furbacchioni assetati di quel potere da quattro soldi che certe cariche comportano. Basti pensare alle recenti elezioni amministrative.
Bene. Sono contenta per la Mogherini, penso che faccia bene a tutti, alle donne e ai giovani. Penso che la sua scelta darà coraggio alle ragazze di Crescentino che studiano e lavorano, e vorrebbero sporcarsi le mani con la politica ma il territorio è quello che è, come la mia storia insegna. Dai ragazze, datevi da fare. Il futuro è vostro. 


martedì 26 agosto 2014

Quelli che benpensano

Sono rimasta un po' basita dalle reazioni alle novità che Mauro Novo va introducendo nel suo blog, con le interviste ai personaggi del paese.
I commenti sono negativi, ironici, vogliono mettere in cattiva luce Mauro e il suo collaboratore (che non conosco, sia chiaro) e alcuni sembra che passino la vita a costruire novità online, vista la tigna che mettono nelle proprie parole (e temo che non sia così).
Questa è la malattia del nostro paese. Non essere capaci di apprezzare chi si dà da fare senza alcun interesse se non la passione, essere invece bravi a tagliare le gambe a chiunque (tranne a quelli che ti fanno paura, e anche questo la dice lunga), così tutti (in teoria, per fortuna) preferiranno stare fermi e sarà raggiunto lo scopo che non succeda mai niente: un ideale purtroppo largamente condiviso. E' una cultura radicata, non so se si guarisce. Purtroppissimo. 

sabato 16 agosto 2014

L'elogio dell'ipocrisia e le pericolose pratiche zen

Questo è soltanto l'inizio di un lungo articolo di Alessandro Piperno apparso la prima domenica d'agosto su "La lettura" del Corriere della Sera. Il resto del dottissimo percorso si sviluppa secondo parametri letterari, ma il succo che leggerete ha provocato vivissime discussioni in rete, e diviso i pareri. 
Oltre la sincerità e l'ipocrisia, c'è una terza opzione, il silenzio, che ho imparato in questi anni volendo portare a termine una situazione a dir poco difficile. Certo, una cosa è la vita e una cosa la "politica" (con mille virgolette). Da quest'ultimo punto di vista non lo consiglio tanto perché fa male, il silenzio: non allo spirito, se è temprato, però poi ho capito che è il fisico a ribellarsi, e ti vengono fuori cose tremende. A me (per ora) è ancora andata abbastanza bene; sono solo stata 15 giorni senza poter camminare, fino a pochi giorni fa; ma dallo stesso giorno in cui io mi sono bloccata all'improvviso, mio cugino primo Gianni - che ha cominciato e finito in Liguria un mandato di sindaco come me, e aveva (amministrazione di destra) una situazione assai turbolenta in Giunta, e ha praticato il mio stesso esercizio zen - da quello stesso giorno è all'ospedale con emorragia cerebrale, e per fortuna si sta riprendendo e non subirà danni.  Lui non si è nemmeno fatto saltare il tappo però, mai, fino alla fine (io, almeno, sì). 
Dico fin d'ora a chi fosse stufo di queste considerazioni, di non praticare il blog "Amare Crescentino".
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di Alessandro Piperno
Tanti anni fa, nel dedalo di viuzze che ancora oggi compongono il vecchio ghetto di Roma, si aggirava una signora un po’ stramba a cui nessuno rivolgeva la parola. Si diceva fosse stata una ragazza spigliata, sbarazzina, straordinariamente procace. Qualcosa doveva essere andato storto se la sua occupazione odierna consisteva nel battere le vie del ghetto con un cane immaginario al guinzaglio. Lo vezzeggiava, lo rimbrottava continuamente, suscitando la costernazione dei passanti. Quando la vidi per la prima volta stavo accompagnando mio nonno da un cliente. Ero abbastanza piccolo da trovare sbalorditiva la vista di una signora che parla con un cane inesistente. Immaginate allora il mio stupore quando mio nonno si chinò sull’invisibile bestiolina chiedendo con disinvoltura: «Come si chiama questo adorabile cagnetto?». «Si chiama Zeta».
Ho un ricordo abbastanza preciso della mia indignazione. Come poteva mio nonno farsi beffe della follia di un’alienata? Non aveva alcun rispetto per lei? Cosa lo aveva indotto a un così impudente gesto di scherno? Pochi giorni dopo, mio nonno ed io ci imbattemmo ancora nella signora. Stavolta fu lei ad avvicinarsi e a sorriderci. «Mi scusi, dottor Piperno, Zeta voleva farle le feste!». Fu allora che capii che la sollecitudine con cui mio nonno aveva assecondato la pazzia della signora non aveva l’intento derisorio che le avevo attribuito. Era un semplice disinteressato gesto di cortesia.
Passa qualche anno. Sono vicino alla laurea. La mia arroganza trae linfa dal carisma sessuale conferitomi dalla mia nuova ragazza. È molto carina, ci adoriamo. Una sera siamo seduti al tavolo di una pizzeria in Prati quando entra una mia compagna di classe che ai tempi del liceo mi piaceva parecchio. Mi alzo e corro a salutarla. Quando mi risiedo, la mia ragazza, piuttosto immusonita, mi dice: «Non pensavo ti piacessero ragazze del genere». La gelosia è la sua debolezza. Ecco perché dovrei rassicurarla. Dirle che non mi piace alcun genere di ragazza, perché a me piace solo lei. E invece mi metto lì a concionare. Non solo mi piacciono quel genere di ragazze lì, ma anche un’altra dozzina di generi che lei non può neppure immaginare. Poi alzo il tiro, snocciolando verità a buon mercato: la monogamia non ha senso, è un’impostura puritana; tutti siamo potenziali adulteri, soprattutto quelli che dicono di non esserlo. La foga oratoria trova requie solo alla comparsa della prima lacrima sulla guancia della mia ragazza. L’ho insultata. L’ho resa inutilmente infelice. L’ho fatta piangere. E tutto in nome di una verità che ciascuno di noi conosce, ma che non è così urgente ricordare al prossimo.
Sono solo due esempi, tratti dalla mia esperienza, che mostrano in modo plastico quanto la sincerità sia sopravvalutata. Detesto le persone schiette. Quelle che ti sbattono in faccia quello che pensano. Che ti dicono che sei ingrassato, che hai scritto un articolo insulso, che mentre parlavi di fronte alla vasta platea erano tutti ipnotizzati dal pezzo di spinacio incastrato tra i canini del conferenziere. Per non dire di quelli che proprio ieri hanno visto la tua ex mano nella mano con un altro tizio («sembravano felici»). Mi fa infuriare la finta coscienza immacolata, la malafede travestita da buonafede. Trovo volgare la retorica del pane al pane. E invece ho un debole per le ragazze che dopo il sesso ti dicono che non è mai stato così bello, per gli oncologi pietosi, gli avvocati ottimisti, i ruffiani di ogni foggia e colore. Adoro gli ipocriti. Un grande scrittore francese del secolo scorso diceva che la sincerità è la bava del cattivo umore. Non sempre naturalmente, ma molto spesso l’esigenza di dire una verità spiacevole cela un’inconfessabile frustrazione, un malanimo dissimulato.

martedì 12 agosto 2014

O Capitano, mio capitano

Cordoglio generale per la morte di un grandissimo attore, forse suicida per depressione, Robin Williams. Il suo must, L'attimo Fuggente.
Tutti abbiamo avuto un professore che ha dato il là alla nostra vita. In quel film, egli lo impersonò magistralmente.
Il professore che mi ha dato il là è stato Carlo Talenti, che insegnava storia e filosofia al liceo classico Palli di Casale Monferrato che ho frequentato. Mi viene in mente, dall'altra parte della barricata, un episodio del 25 aprile di 2 anni fa, quando al teatro Angelini durante la commemorazione della Resistenza salì sul palco un uomo canuto e riccioluto, che cominciò a leggere e declamare con grande abilità. Ne fummo tutti affascinati. Al termine del suo discorso, l'uomo scese e mi si avvicinò, spiegandomi di essere stato mio allievo al Liceo Scientifico di Borgosesia, dove avevo insegnato (a mia volta) storia e filosofia; mi disse anche di essere l'attuale preside del medesimo liceo, con la stessa laurea.  Che colpo. E' uno dei ricordi che mi ripagano in parte di tutte le amarezze che ho ingurgitato negli ultimi cinque anni.
Vabbé, eccovi la poesia di Walt Whitman dopo l'assassinio di Abramo Lincoln, pezzo forte del film "L'attimo fuggente", e RIP Robin Williams.


Oh! Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto,
La nostra nave ha resistito ogni tempesta: abbiamo conseguito il premio desiderato.

Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
la nave austera e ardita.

Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto freddo e morto.

O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.

Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia freddo e morto.

Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.
Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,

Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano caduto freddo e morto.

(traduzione di Antonio Agresti, in "Abramo Lincoln", Formiggini, Genova 1913)

domenica 10 agosto 2014

Nell'Iran moderno ai blogger va decisamente peggio che da noi

IRAN: UCCISE BLOGGER IN CELLA, POLIZIOTTO CONDANNATO A CARCERE E FRUSTATE.

Teheran 
Un poliziotto iraniano è stato condannato a tre anni di carcere, due di esilio all'interno del Paese e a 74 frustate per l'omicidio premeditato di un blogger nel 2012. Lo riferiscono i media iraniani spiegando che Sattar Beheshti, 35 anni, era stato all'arrestato il 12 ottobre di due anni fa per aver criticato il regime di Teheran su Internet e il 3 novembre era stato trovato morto nella sua cella nel carcere di Kahrizak. I gruppi di opposizione denunciarono che l'uomo era stato torturato a morte. La procura di Teheran ha quindi stabilito che la morte di Beheshti è stata ''probabilmente causata da diversi colpi ricevuti in parti sensibili del suo corpo o per una pressione psicologica estrema''. L'omicidio premeditato è tra i reati punibili con la pena capitale in Iran e per questo l'avvocato della famiglia della vittima, Giti Pourfazl, ha definito ''sorprendente'' la condanna a tre anni di carcere per l'agente. (Adnkronos)


venerdì 8 agosto 2014

Fubini, così siamo noi italiani (e cambiare?)


Da "Repubblica" del 7 agosto, un'analisi del giornalista economico Federico Fubini che ci racconta quel che noi italiani fummo, e quel che siamo e saremo, con una lucidità rara.

FORSE il problema non è tanto l’ennesima recessione, ma il fatto che tutto ritorni così simile a se stesso in questo Paese. Nel giugno del ‘44, già pensando al dopoguerra, Luigi Einaudi scrisse al direttore dell’ Economist una supplica agli alleati di non forzare l’Italia a diventare un’economia moderna. Non perché le riforme non fossero necessarie, spiegò, ma per non creare una reazione di rigetto in un’Italia dove il fascismo era morto, ma lo sciovinismo restava vivo e vegeto.
«I NOSTRI rappresentanti verrebbero banditi come traditori e agenti dei poteri finanziari plutocratici stranieri», scrisse Einaudi.

Questa sembra di averla già sentita, più di recente. Altrettanto familiare suona anche la previsione formulata allora dal futuro presidente e i successivi esiti. Einaudi promise agli angloamericani che gli italiani sarebbero stati felici di fare le riforme da sé, se solo fosse stata lasciata loro la sovranità (oggi diremmo: niente troika). Non successe. Lo Stato corporativo cambiò nome o bandiere ma non la sua struttura, che ancora oggi si perpetua. L’Iri sopravvisse e oggi il virus dell’invadenza della politica nelle banche e nelle imprese infuria con oltre diecimila società partecipate dallo Stato: per lo più costose per il cittadino, monopoliste e inefficienti. E la burocrazia dell’Italia democratica rimane più votata al controllo e allo scarico di responsabilità che all’efficienza e al servizio. Così l’Italia ha attraversato il dopoguerra avendo cambiato le istituzioni politiche, ma non quelle dell’economia fascista.

Avanti veloce di settant’anni ed è difficile non accorgersi di cosa sta succedendo. Puntualmente il governo di turno annuncia la ripresa, che poi non arriva. Nell’ultimo decennio il Tesoro ha sempre sbagliato per eccesso le stime di crescita dell’anno in corso. Dall’avvio dell’euro l’Italia è il solo Paese, Grecia inclusa, nel quale il reddito per abitante è calato. Negli ultimi venti anni non c’è stata quasi crescita economica, il risultato peggiore fra le 34 democrazie avanzate dell’Ocse. In questo secolo la produttività – la capacità di generare reddito in un’ora di lavoro – è rimasta ferma mentre è salita in Germania, Francia, Gran Bretegna, Stati Uniti, Spagna, Svezia e una quantità di altri concorrenti. Eurostat stima che l’export di alta tecnologia è il 6% del totale per l’Italia, ma il 16% nella media europea.

Le istituzioni economiche ereditate dal fascismo, sopravvissute con molte metamorfosi, si stanno dimostrando incompatibili con il ventunesimo secolo. Non si può più vivere di protezionismo e autarchia (oggi diremmo: tutela degli insider e «decrescita felice »). Ciò che fa vivere è la capacità di innovare e sostenere imprese pensate per stare su mercati globali, invece la struttura dell’economia italiana ha prodotto l’opposto. Il tempo medio per una causa civile o commerciale è di 2992 giorni (900 in Germania) perché gli avvocati continuano a prendere parcelle basate sulla durata di un caso, mentre i magistrati sono pochi e non vengono valutati sul loro rendimento. Normale poi che in queste condizioni gli investimenti diretti esteri in Italia fra il 2009 e il 2013 siano stati di 80 miliardi, contro i 126 della Francia, 143 della Spagna, 187 della Germania e 261 della Gran Bretagna.

Quanto alle aziende, ormai la loro dimensione media è di appena quattro addetti e solo una su cento ne ha più di 50. Gli imprenditori vengono incoraggiati a restare piccoli, con tanto di retorica sul loro eroismo, quando invece è ormai ovvio che per stare sul mercato hanno bisogno di una taglia più grande. Rafael Domenech del Bbva stima che un’azienda di 250 addetti crea in un’ora di lavoro tre volte più prodotto e più reddito (anche per gli operai) rispetto a un’azienda di soli dieci. Eppure in Italia si incentivano ancora le imprese a restare nane offrendo contratti di lavoro meno blindati solo a chi assume non oltre 15 persone: così il lavoro diventa meno efficace, i prodotti poco competitivi e vendibili solo a prezzi bassi, dunque il fatturato cala, i compensi anche, crolla la domanda interna e non basteranno certo 80 euro a rianimarla.

Quanto alle tasse e il rapporto con la burocrazia, non c’è solo un’imposizione fiscale sulle imprese che arriva al 65,8% del fatturato: il 23% in più della media europea. C’è anche l’incredibile, addirittura offensiva complessità. Confartigianato stima che fra aprile 2008 e marzo 2014 sono state introdotte in Italia 629 nuove leggi tributarie, due alla settimana negli ultimi sei anni. Per ognuna che semplificava, oltre cinque hanno introdotto una nuova complicazione. Gli adempimenti impongono quasi due mesi di lavoro di un mini-imprenditore l’anno: tutto tempo negato all’innovazione, alla cura del prodotto, ai viaggi per ricavarsi nuovi mercati esteri.

La lista delle assurdità potrebbe continuare. Ma vista così, questa non è solo una nuova recessione: la storia è piena di Paesi che a un certo punto entrano in fasi di declino di lungo periodo. L’economia argentina era davanti a Francia, Germania e Italia nel 1914, con un reddito medio per abitante fra i più alti al mondo. Un secolo dopo l’Argentina è quasi un paria internazionale, il reddito sceso al 43% dei più ricchi. Fra il 1945 e il 1976 anche la Gran Bretagna è cresciuta di meno di metà del resto d’Europa. La Germania è stata il malato d’Europa negli anni ’90 e il Giappone ha già vissuto due «decenni perduti» (crescendo il doppio dell’Italia però).

Alcuni di questi Paesi si sono ribellati alle loro stesse contraddizioni, e ne sono usciti: Gran Bretagna o Germania insegnano. Il Giappone sta lottando per scrollarsi il declino di dosso, assumendosene i rischi e la fatica. Altri infine preferiscono abbaiare ai capri espiatori, i plutocrati, George Soros, la Merkel o la Bce, e restare in trappola. L’Argentina è un monito anche per noi. Ora più che mai, dobbiamo decidere dove vogliamo andare.
                                                                                                                                                                                         

sabato 2 agosto 2014

Italcardano, i pregiudizi fanno male a tutti

Nel caso dell'Italcardano, assisto con perplessità alla deriva poco logica del normale rapporto fra fonti e informazione. L'informazione in questi ultimi anni è molto cambiata: non solo non ci sono più le ferie signora mia, non solo è sparito l'esodo del primo agosto; non solo ha chiuso l'Unità (che dispiacere), ma il web si sta mangiando l'accesso alle notizie, un tempo appannaggio della sola carta stampata. Ne soffrono tutti i giornali del mondo, dal New York Times alla Gazzetta di Lorini. E lo dico per fare un paragone di larga scala, non per vendicarmi di un foglio i cui strali continuano ad essere indirizzati soltanto a me, che sono rimasta l'unico male del mondo e non ho fatto una cosa buona - una - in 5 anni. 

E poi, dicevo, ci sono i blog, moltissimi nel mondo, proprio come quello di Mauro Novo e questo, che parlano delle città e delle comunità, dei loro problemi, delle loro allegrie (poche, di questi tempi). Tocca farsene una ragione, vivere nel presente.  


Mi dispiace che alla base del trattamento subito da parte di Mauro Novo davanti all'Italcardano, sia da alcuni operai che dalle RSU, ci sia un pregiudizio che non tiene conto dello specifico dei blog, e che non fa bene alla causa dei lavoratori e nemmeno all'immagine del Sindacato, alle prese con una vertenza difficile in un'azienda che attraversa un momento (lungo, in verità) di crisi.


Non è certo il silenzio quello che giova, come se si trattasse di un affare aumm-aumm, e non invece di un argomento che tocca la vita e i portafogli già duramente provati di molti crescentinesi, e non solo. 


Vietate le foto e le dichiarazioni a Mauro, che è andato fin lì a documentare con la consueta precisione e diligenza questo affaire di cui si è molto parlato. Attacchi, oltre che a lui, anche a questo blog, del quale si parla e spesso non con simpatia: sarà anche perché io per 4 anni e qualcosa ho come lavorato in una dépendance della multinazionale, e conosco e non ho apprezzato alcuni metodi che altri invece continuano ad apprezzare, malgrado tutto.  


Sono stata io la prima ad affrontare l'argomento Italcardano sul blog, perché mi sono arrivate notizie precise dall'interno, di persone che già erano state contattate dai vertici in vista delle "novità". Nelle poche righe, oltre a dare genericamente la notizia, offrivo solidarietà ai lavoratori e spazio al Sindacato che non si è fatto vivo. Ho commesso un reato? Certo che no. Un blog dà legittimamente notizie, e ne chiede. 


Sono arrivati naturalmente molti commenti, sia su Mauro at Large che qui, e molti anonimi. E' noto che invoco sempre la glasnost, ma non ce l'ho fatta per ora a far firmare la gente, ancora grazie che si danno un nick (io altrimenti non pubblico, almeno quello...). Il Sindacato si è indispettito, mi dice Mauro, per le critiche che gli sono state mosse. Ma nessuno è più intoccabile: anche questo succede, non solo la miseria imperante, la scomparsa delle ferie, la chiusura dell'Unità. Quel che si legge, dovrebbe anzi essere utile ai rappresentanti dei lavoratori per le proprie valutazioni complessive.


Insomma, il comunicato che c'è e non arriva, il rifiuto di dare informazioni a un organo locale di informazione, sono segni di un pregiudizio che non fa onore a chi ce l'ha. Sono sintomi di passatismo, che non giova alla causa del futuro dell'azienda ormai storica sul nostro territorio. Pensiamoci, tutti. 



lunedì 21 luglio 2014

Don Eusebio


Erano anni, quelli, nei quali non c'era né la comunità musulmana né quella ortodossa.  Non c'erano i buddisti, e nemmeno i testimoni di Geova. 
Erano anni nei quali non c'erano discoteche da andare a visitare lontano, ma soltanto il Canarino in piazza Garibaldi con l'orchestrina dal vivo che suonava "Ora sei rimasta sola", per le ragazze così fortunate da aver genitori che le lasciavano uscire il sabato o la domenica sera (io, no). 
Erano anni nei quali c'era aperto il Cinema Moderno (prossimamente: "vendonsi appartamenti in prestigioso edificio storico crescentinese") e le coppiette di ragazzi andavano a vedere Alberto Sordi per scambiarsi i primi baci.
Insomma, Crescentino era praticamente autonoma nei servizi e nelle distrazioni, anche perché le macchine non c'erano e tanto, se eri adolescente, non ti veniva neanche in mente che potevi andare altrove (l'altrove, poi, erano Livorno e Cigliano quando si esagerava).
Erano anni nei quali tutta la vita sociale della gioventù, dorata e non, si svolgeva intorno alle strutture della Chiesa. Le classi sociali si mescolavano e convivevano con naturalezza e senza troppe invidie. 
La domenica pomeriggio, le ragazze andavano dalle suore in via Bolongara, i ragazzi all'Oratorio. "Loro" giocavano a pallone. Noi ricamavamo, o imparavamo il catechismo dalla Neti o dalla Caterina Bosso (Caterina, credo: comunque, l'ancora bellissima mamma dell'attuale dottor Bianco della Tao, che affitta al Comune le case di via Mazzini). Suor Giovannina e Suor Francesca ci tenevano d'occhio (eravamo già una generazione un po' più agitata delle precedenti); suor Scolastica, la superiora, era troppo vecchia per darci retta. 
Don Eusebio era capitato in Parrocchia come il cacio sui maccheroni. Era un giovane sacerdote molto attivo, molto naturalmente bravo nei rapporti sociali. Capace di stabilire rapporti con tutte le generazioni, ascoltare anche fuori confessione le ansie e i mugugni, i problemi e le difficoltà dai 12 ai 90 anni. Il tutto senza andare a casa di nessuno, senza partecipare a pranzi o cene collettive (forse non ce n'erano neanche, non mi ricordo comunque). Andavano tutti da lui, che stava spesso all'Oratorio, allora sempre aperto e frequentatissimo. 
Era simpatico, rideva volentieri, conosceva tutti, organizzava tornei di pallone e calcio-balilla, corsi di inglese e altre, scusate, diavolerie. Sempre nell'ambito dell'oratorio.
Crescentino, o almeno la maggior parte della città, si innamorò subito di questo giovane e pimpante viceparroco di un amore sincero e viscerale. Non ricordo altri sacerdoti così amati, non ce ne sono stati.
Quel che mi ricordo, poi, è che un brutto giorno si sparse fra noi ragazzi la notizia che Don Eusebio era stato mandato via dalla città, a Curino, oscuro e lontano posto in Valsesia, dov'era stato promosso parroco (se ricordo bene, eh). 
Successe la rivoluzione. Ricordo i muri dei portici e quelli dell'Oratorio pieni di scritte inneggianti a Don Eusebio e contro la Chiesa. Fu una parentesi lunga e difficile, per noi giovani e giovanissimi una botta al cuore, incomprensibile. Si sparsero, figuriamoci, pettegolezzi di ogni tipo. 
Ricordo che andai a trovare Don Eusebio in quel paesino, su su a Curino, con il mio morosino dell'epoca e un gruppo di amici. Lo scrutavamo, lo interrogavamo, ma lui non rispondeva. Sorrideva, ma mi pareva che non avesse più il sorriso aperto come prima. 
Ricordo che quando arrivò anche il nuovo parroco, don Migliavacca, uomo di tutt'altro e antico stampo, per un bel po' le presenze in Chiesa diminuirono notevolmente. 
Ora quel Don Eusebio lì, della mia adolescenza e di quella di tanti altri, non c'è più. Da decenni era parroco alla Concordia di Vercelli. Aveva 87 anni, pazzesco. Non riesco a pensarlo vecchio.
Lo seppelliscono oggi.
Confesso che mi è venuto un nodo in gola.
Un'altra bella botta di nostalgia. Mi sono ricordata tutte queste cose che vi ho raccontato, avevo voglia di condividerle.
Addio a  Don Eusebio. Un uomo, ma anche un pezzo della gioventù di tanti Crescentinesi, che se ne va. 

domenica 20 luglio 2014

Italcardano, licenziamenti

Mi dicono che all'Italcardano, proseguendo nel piano di ristrutturazione già annunciato, hanno cominciato a licenziare gli "esuberi".  Circolano i primi nomi ai quali il provvedimento è stato ormai reso noto. Già non è un bel momento, ci mancava anche questa.
Solidarietà ai lavoratori colpiti. 
Ospiterò volentieri un comunicato del Sindacato, e le testimonianze di chi ne sa di più (che non possono ovviamente essere anonime).

martedì 15 luglio 2014

Pedrale patteggia un anno e 6 mesi, Tiramani e Cortopassi rinviati a giudizio


Il cosiddetto caso delle mutande verdi che ha squassato la Regione leghista di Cota è arrivato a una prima conclusione, come potete leggere qui sotto nelle cronache della Stampa di ieri. Luca Pedrale ha patteggiato 1 anno e sei mesi, Tiramani e Cortopassi sono stati rinviati a giudizio. Li ricordo perché sono stati personaggi di rilievo nella passata legislatura anche qui da noi, e in particolare Tiramani mi ha crocifissa sulla vicenda dei container agli zingari: ricordate che addirittura la Regione chiese la restituzione del container quando scoprì che dentro non ci stavano dei crescentinesi, ma dei Rom? Avesse pensato più ai poveretti e ai diseredati che alle sue note spese, sarebbe stato meglio anche per lui.

In tutto, comunque, la Regione ha riavuto indietro 2 milioni. 2 milioni!


Da "LA STAMPA" DEL 14 LUGLIO 2014


Per lo scandalo Rimborsopoli
4 condanne e 14 patteggiamenti

Imputate 41 persone, fra le quali l’ex presidente del Consiglio regionale Cattaneo: 23 i rinvii a giudizio
L’ex presidente del Consiglio Regionale Valerio Cattaneo in Tribunale per una delle ultime udienze

TORINO
Quattro condanne tra un anno e otto mesi e tre anni, 14 patteggiamenti e 23 rinvii a giudizio: queste le decisioni del gup Roberto Ruscello. Le condanne sono di tre anni aRoberto Boniperti, 2 anni e sei mesi a Gabriele Moretti e di 3 anni per Carla Spagnuolo(1 anno e 8 mesi) e Valerio Cattaneo (1 anno e 8 mesi), ex presidente del consiglio regionale. Accolte tutte le richieste di patteggiamento. Per gli ex consiglieri rinviati a giudizio il processo inizierà il 21 ottobre, data già fissata per il giudizio dell’ex presidente Roberto Cota

I consiglieri a giudizio  
I rinviati a giudizio sono Michele Dell’Utri (Moderati), Angelo Burzi (Progettazione), Michele Formagnana (Pdl), Daniele Cantore (Pdl), Alberto Cortopassi (Pdl), Rosa Anna Costa (Pdl),Massimo Giordano (Lega Nord), Roberto De Magistris (Lega Nord), Luigi Cursio (Idv),Giovanni Negro (Udc), Andrea Stara (Insieme per Bresso), Girolamo La Rocca (Pdl), Lorenzo Leardi (Pdl), Rosanna Valle (Progett’Azione), Massimiliano Motta (Pdl), Federico Gregorio(Lega Nord), Riccardo Molinari (Lega Nord), Paolo Tiramani (Lega Nord). Sono stati rinviati a giudizio anche Michele Giovine (Pensionati per Cota), Angiolino Mastrullo (Pdl), Augusta Montaruli (Pdl), Alfredo Roberto Tentoni (Pdl) .  

I patteggiamenti  
Queste le pene patteggiate: Maurizio Lupi, dei Verdi Verdi, rinviato a giudizio per l’accusa di truffa, ha patteggiato la pena di 1 anni e 4 mesi per il reato di peculato. Oltre ai 23 ex consiglieri rinviati a giudizio, andrà a processo anche Sara Lupi, figlia di Maurizio, a cui è contesta la truffa in concorso con il padre per avere percepito un compenso da collaboratrice del gruppo, nonostante (secondo l’accusa) fosse in realtà a Parigi per motivi di studio. Hanno patteggiato Gianfranco Novero (Lega Nord), 1 anno e 3 mesi; Elena Maccanti (Lega Nord) 1 anno; Franco Maria Botta (Pdl ) 1 anno e 4 mesi; Antonello Angeleri (Lega Nord) 1 anno e 4 mesi; Marco Botta (Pdl), 1 anno e 1 mese; Cristiano Bussola (Pdl), 1 anno e 1 mese; Luca Pedrale (Pdl), 1 anno e 6 mesi; Mario Carossa (Lega Nord), 1 anno e 6 mesi;Giovanna Quaglia (Lega Nord), 1 anno; Tullio Ponso (Idv), 1 anno e 3 mesi; Andrea Buquicchio(Idv), 1 anno e 4 mesi; Francesco Toselli (Pdl), 1 anno e 1 mese; Michele Marinello (Lega Nord), 1 anno.  

Codacons respinto  
Respinta la richiesta di risarcimento danni del Codacons nei confronti degli imputati che ha scelto il rito abbreviato, ammessa unicamente al pagamento delle spese di costituzione civile, 3 mila euro, per i patteggiamenti. «Condivido in pieno questa decisione perché era una costituzione di sciacallaggio- ha detto l’avvocato Tom Servetto - il Gup respingendo le istanze del Codacons evidentemente ha accolto le nostre opposizioni».